“Vincitori o vinti?” di Bruna Franceschini
agosto 29, 2015 in Recensioni da Piera Maculotti
Un libro sulla prima guerra mondiale realizzato per le scuole
La verità della grande Storia dentro piccole storie vere. Vite vissute al tempo della prima guerra mondiale in quello spazio particolare che è la terra di confine col Trentino.
“Vincitori o vinti?” (Agenzia Libraria ed. pp.207 € 9) di Bruna Franceschini è un racconto denso e coinvolgente; un testo che – arricchito da documenti, esercizi testuali, proposte operative – si rivolge soprattutto alle scuole.
“Avevo undici anni quando…” Un io-narrante femminile, partecipe e curioso, accompagna il lettore alla progressiva scoperta di misteri e segreti che il nonno vorrebbe dimenticare e che la tenace nipotina riuscirà a svelare.
Così – tra ricordi, personali e familiari, vecchi diari, acquerelli disegnati al fronte – affiora un mondo di fatiche e ferite, di gente semplice offesa dallo sconquasso mondiale.
Il nonno Germano – “todesco” – inaspettatamente si ritrova italiano. Come tutti i Trentini (una delle nove minoranze etniche del vasto impero austro-ungarico) è mandato in guerra nel 1914 dal Kaiser asburgico. Torna a casa nel 1918, convinto di essere tra i “vinti” austriaci. Invece no: si riscopre tra i “vincitori” italiani. Neo-suddito del Re sabaudo, ha cambiato bandiera. A sua insaputa!
Ma che cosa sanno davvero quei tanti “morti di fame” spediti a combattere contro altri morti di fame? “Chi vuole la guerra non la fa“. Chi la fa, va allo sbaraglio; non vince, non perde ma è “sempre sconfitto”, di qua e di là dal fronte.
Per i “poveri soldati” – per i combattenti veri, distanti dalle alte e inette gerarchie militari – è un tormento di fame, freddo e rischio estremo su nelle trincee; mentre giù nelle valli donne e bambini sono evacuati e vanno – profughi – altrove…
Legami, affetti e sogni interrotti; strappati per sempre, troppo spesso. Come succede all’irredentista Cesare Battisti la cui feroce impiccagione il 12 luglio 1916 a Trento è narrata con grande efficacia da Bruna Franceschini; e “l’orribile bellezza del suo morire” anima pagine di viva intensità.