Vaticano, il più grande evasore e parassita d’Italia
novembre 5, 2013 in Recensioni da Mario Baldoli
Scriveva Francesco Guicciardini nei suoi Ricordi, pubblicato postumo nel 1576: Io non so a chi dispiaccia più che a me la ambizione, la avarizia e le mollizie dei preti: si perché ognuno di questi vizi in sé è odioso sì perché ciascuno e tutti insieme si convengono poco a chi fa professione di vita dependente da Dio (…) arei amato Martino Luther quanto me medesimo (…) per vedere ridurre questa caterva di scelerati a’ termini debiti, cioè a restare o sanza vizi o sanza autorità. Guicciardini se ne intendeva dato che passò la vita a lavorare per vari papi.
Scrive oggi Hans Kung, il più importante teologo degli ultimi cinquant’anni: Il papa ha cercato di intervenire per mettere fine agli intrighi, in parte criminali, della banca vaticana, lo Ior, ma non c’è riuscito. (…) Lo Ior resta nella lista nera delle banche che operano il riciclaggio del denaro sporco. Dalla nascita della Curia romana nel sec. XI le caratteristiche di questo sistema sono le consorterie, l’avidità di denaro, la corruzione e l’abitudine a occultare i fatti.
Fingendo che sia lecito paragonare i giganti alle formiche, la senatrice Paola Binetti, esponente dell’Opus Dei dichiara: L’8 per mille è una specie di riserva che lo Stato ha voluto che gli italiani tutti dedicassero a quella gratuità del servizio degli altri che rappresenta la più alta espressione della dignità dell’uomo.
Lo Ior, Istituto Opere di Malaffare, chiosa Massimo Teodori nel suo libro, Vaticano rapace. Lo scandaloso finanziamento dell’Italia alla Chiesa, ed. Marsilio, è un libro di 110 pagine più 60 di documenti, così denso di fatti che è impossibile descrivere se non in minima parte. Un libro da leggere necessariamente, scandalo dopo scandalo.
Il malaffare della Chiesa, quella che Lutero definiva Babilonia, fa un balzo con la cosiddetta Conciliazione, quando il cavalier Mussolini dà alla Chiesa 1 miliardo e mezzo, oltre a vari privilegi. Tale Concordato è inserito nella Costituzione (art.7) voluto dalla Democrazia cristiana e dal Partito comunista.
Economicamente peggiore è il Concordato del 1984 firmato da Craxi, per cui la Chiesa si giova dell’8 per mille del reddito Irpef in maniera subdola, cioè prendendo in proporzione il denaro di quella metà di italiani che non firmano a chi vogliono darlo. Con la congrua la Chiesa prendeva 339 miliardi di lire, ora 1.118. Di questi, 321 milioni di euro vanno al clero, il resto è utilizzato per scopi diversi da quanto prevede la legge.
Non contenta, la Cei lancia ogni anno in televisione una campagna pubblicitaria di oltre 10 milioni di euro, firmata dalla Saatchi & Saatchi, intitolata Otto per mille alla Chiesa cattolica, la verità dalla voce dei protagonisti.
E i nostri parlamentari (trovo scorretto definirli politici o onorevoli) versano altri soldi (nostri) alla Chiesa: D’Alema, quando era presidente del Consiglio, stanziò 500 milioni di euro l’anno alle scuole private che in Italia sono al 90% cattoliche, cui Letizia Moratti, come ministro della Pubblica Istruzione ne aggiunse 30 all’anno e poi altri 5 milioni e 500.000 euro. E altri milioni vanno alla Prelatura dell’Opus Dei, al San Raffaele del compianto don Verzè e ad altri enti. Non bastasse, le Regioni, di qualunque colore, danno denaro alla Chiesa per gli scopi più vari, cioè per tenersela buona. La Chiesa ricompensa a suo modo, per esempio accettando il razzismo della Lega, affittando o vendendo case a intrallazzatori vari (Lunardi, Balducci, Anemone) che le garantiscono un futuro tranquillo.
L’autorità di vigilanza del Consiglio d’Europa non ammette lo Ior tra gli enti finanziari puliti, impossibile conoscere le sue finanze e il loro impiego. A fronte di 16 raccomandazioni Ue per combattere il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento al terrorismo, lo Ior ne ha osservate solo nove. Persino la banca JPMorgan ha dovuto chiudere un numero di conto Ior su cui transitavano soldi per oltre un miliardo di euro l’anno. “Non importa da dove arrivano i soldi. Importa solo come si usano” diceva madre Teresa di Calcutta, titolare di numerosi depositi Ior, l’unica banca a non avere un bilancio pubblico e “non soggetto all’autorità giudiziaria italiana” (sentenza della Cassazione). Suoi protetti sono stati Marcinkus, Calvi, Sindona, Gelli. Chi è incriminato, può sfuggire alla nostra giustizia rifugiandosi nel palazzi apostolici. Attualmente allo Ior ci sono 44.000 depositi. Ora sembra che il nuovo presidente voglia far luce sulla provenienza dei fondi.
Il governo Monti, mentre massacrava lo Statuto dei lavoratori, gli esodati, allungava i tempi per le pensioni, imponeva l’Imu anche sulla prima casa, ne esentava la Chiesa (che già aveva evaso l’Ici), il cui patrimonio è valutato al 20-22% di quello italiano, tra cui 100.000 immobili. L’esenzione dall’Imu vale intorno ai 2 miliardi all’anno, a Roma 1/5 della città appartiene al Vaticano. Per il Giubileo, oltre ai milioni ricevuti dallo Stato, i conventi si trasformarono in hotel, citati anche nelle guide, e siccome non pagano tasse, mettono in difficoltà chi invece il suo albergo lo gestisce onestamente. L’evasione fiscale della Chiesa è miliardaria, fatta di cifre impressionanti e non calcolabili con certezza.
L’iniziale citazione di Guicciardini, ma potrebbe essere anche la “lupa” che Dante incontra nel primo canto dell’Inferno, saldamente identificata da Foscolo con la Chiesa di Roma, è una spia: un organismo che porta in sé da sempre tale somma di vizi, in cima ai quali sta l’avarizia, ha nel suo profondo, dalla nascita, una malattia incurabile.
E l’attuale papa Francesco? Per ora resta il principale evasore dello stato più ricco del mondo.