Un sogno medioevale
febbraio 28, 2019 in Approfondimenti da Mario Baldoli
Nel Purgatorio (c. IX) Dante sogna un’aquila che lo rapisce suso infino al foco. E’ la notte della domenica di Pasqua ed è l’aurora, il momento in cui i sogni sono premonitori. Infatti Santa Lucia l’ha portato, mentre dormiva, dall’Antipurgatorio al Purgatorio.
Dante segue, la conoscesse o no, l’Oneirocritica, l’interpretazione del sogno di Artemidoro di Daldi (II secolo d.C.) secondo cui i sogni si interpretano come accostamento di simili. L’opera di Artemidoro fu per secoli il testo più autorevole sull’interpretazione dei sogni.
Lo stesso Freud nell’Interpretazione dei sogni (a.1900), in cui racconta le loro regole e i loro simboli inizia il suo libro rivalutando Artemidoro. Per Freud il sogno è la via regia all’inconscio e ogni sogno è sogno di desiderio (ma su tale convinzione esiste un dibattito).
Il sogno è una corrente psichica sotterranea e necessaria, sfugge alla volontà e alla responsabilità del soggetto. Leonardo da Vinci che aveva tre copie del Somnium Danielis sapeva che il sogno era un prezioso strumento di analisi: Vede più certa la cosa l’occhio ne’ sogni che colla immaginazione stando desto.
Breve e impalpabile, il sogno occupa un bel pezzo della nostra vita. Se dormiamo 8 ore al giorno, se i sogni occupano più di metà del sonno – quindi una bella parte della nostra vita- possiamo immaginare quanto siano importanti e perché abbiano tanto affascinato gli antichi che se li facevano interpretare dagli oracoli più famosi. Una ricerca che, per quanto ne sappiamo, dura da 3200 anni.
Lo scrittore Joseph Conrad ha scritto: si vive come si sogna, soli. Noi sogniamo noi stessi nel mondo.
Bisogna rappresentare la vita non com’è e non come deve essere, ma come ci appare nei sogni, scrive Anton Cechov nel Gabbiano, ma con lui siamo ormai lontani dal sogno come fatto fisico, siamo in quello della sua poetica e vicini al sogno “ad occhi aperti”. Un capitolo così esteso che meriterebbe dei volumi, probabilmente di scarsa utilità.
Amleto dice Dormire, forse sognare (…) qui è l’ostacolo e quel monologo “regge il tutto il libro”, direbbe Virginia Woolf.
Anche gli animali sognano – lo scriveva Aristotele e lo conferma oggi la scienza: i cani abbaiano spesso nel sogno.
L’analisi del sogno si arricchisce ora di un saggio fondamentale di Valerio Cappozzo, Dizionario dei sogni nel Medioevo. Il Somnialis Danielis in manoscritti letterari, Olschki editore. Nel Medioevo il libro era infatti attribuito al profeta Daniele. Quella di Cappozzo è una ponderosa ricerca (p.410) con necessaria e ampia introduzione, condotta con acribia in molte biblioteche (oltre che della vicina Europa, russe, arabe, americane), dalle quali emerge un Somnialis a volte con diverse versioni e sparsi lacerti in latino e in volgare, scritti tutti riportati, quando occorre anche tradotti dall’autore. Incontriamo così nel millennio medioevale il loro uso, le interpretazioni secondo le posizioni della luna, il commento di illustri filosofi, il contributo della cultura islamica.
Dall’antichità a Freud si è sempre cercata la differenza fra sogni falsi e veri.
Agostino distingue tre tipi di visioni, Tertulliano li ordina per tipologie, c’è anche chi teme il sogno che ragione e morale non possono controllare. La ricerca sul Somnialis riempie un vuoto e chiarisce: i medioevali, così immaginosi nel pensare la realtà, avevano ridotto il sogno a un corrispondente significato terreno, a una previsione.
Cadere di cielo significa grande allegrezza; cadere tutti i denti significa morte di un parente stretto; con putana giacere significa sicuritade; con sua moglie giacere significa damno,; vedere se stesso sposarsi è addirittura infermità; con moglie d’altrui giacere significa guadagno, così come vedere le pecore lanose; vedersi arare significa fatica, nuotare significa impedimento. Ovviamente il sogno appartiene al suo contesto: un medioevale non sognava una lavatrice, un indù non sognava Ermengarda.
Anche gli Arabi si occuparono del problema: per loro il sogno era parte del messaggio profetico, metteva in contatto col soprannaturale ed era di origine divina.
Tanti sogni per ognuno di noi, in ogni tempo e realtà.
Io credo che il sogno più avvincente della storia stia già nell’Odissea, quando Penelope sogna che venti oche che mangiano il grano, e se ne rallegra, ma un’aquila dal becco adunco spezza il collo a tutte. Penelope lo racconta a colui che non sa ancora essere suo marito, e quello lo interpreta: Odisseo arriverà e ucciderà i Proci.