La storia del libro: tre capitoli per un unico amore
settembre 2, 2014 in Approfondimenti, Recensioni da Mario Baldoli
Cos’è il libro? Uno strumento perfetto, nato concluso, come la bicicletta e il cucchiaio, diceva Umberto Eco. Che sia nato 2.500 anni fa era la garanzia della sua durata. Un piccolo, semplice oggetto, di immenso valore evocativo, capace di rispondere alle nostre fantasie riproponendone altre, di aumentare le nostre conoscenze.
Il saggio di Gian Arturo Ferrari, Libro, ed. Bollati Boringhieri racconta in tre formidabili capitoli la vicenda del libro nella storia.
Ferrrari, professore universitario, ha lavorato con Borighieri, diretto le collane Mondadori, e ora presiede il Centro per il libro e la lettura presso il Ministero dei Beni e delle Attività culturali. E’ quindi un grande studioso del libro.
Il primo capitolo è dedicato alla comparsa della scrittura, alla prima biblioteca, quella di Aristotele e quella immensa di Alessandria. Cambiano i supporti (rigorosamente descritti nella loro forma tecnica: il papiro, la pergamena, la carta).
Il naufragio del libro nel Medioevo contiene anche un elemento di salvezza: si copia tutto, da Aristotele a Ovidio. Così il libro varca il tempo e Galileo ne dà la descrizione più suggestiva: il grandissimo libro che ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l’universo) non si può leggere se non si conosce la lingua in cui è scritto, ed egli è scritto in lingua matematica.
Due secoli prima si era arrivati al libro nuovo, quello a stampa (data convenzionale 1450). E’ il tratto caratteristico della modernità, tratto che presenta due aspetti nuovi: si interrompe la vicinanza e la contiguità autore-lettore, scompare l’esito di un lavoro accurato e amorevole, quello del libro a mano, un prodotto raffinato, non una merce. La stampa, con la povere da sparo e la bussola, cambia il mondo.
Il secondo capitolo: Ferrrari avvia un lungo discorso attraverso le tecniche, i tipografi, i librai, gli editori, i gusti del pubblico; il libro diventa arma politico-religiosa, saggio filosofico, poema in versi. Arriva l’Ottocento, il secolo del romanzo. Un genere che allarga la mente e il cuore, conquista il pubblico, soprattutto femminile, con la sua varietà: il romanzo rosa, l’epistolario, il giallo.
I lettori diventano centinaia di migliaia, oggi sono un terzo dell’umanità.
Il nuovo capitalismo (il termine è mio) comporta uno sconvolgimento: l’editore diventa manager e impone il libro, il lettore diventa un cliente. John Silver, il vecchio bucaniere di libri, si ritira nella sua bettola.
Infine il terzo capitolo esprime l’ansia che domina il nostro tempo, il cuore del lettore: cambierà ancora il supporto? L’ebook – scrive Ferrari – non ha l’esplosione del cellulare: occupa il 25% del lettori negli Usa, solo il 3% in Italia, con un monopolista, Amazon.
La rivoluzione digitale cambia il mondo, non solo il libro. Il digitale ha già vinto nell’editoria scientifica, professionale e scolastica. Esso mira alla totalità, al sapere rapido, universale e enciclopedico, mentre il libro ama la particolarità, il percorso solitario e privato.
Qui Ferrari mi sembra in contraddizione: è vero che oggi il libro è imposto da un editore che cerca il best-seller, ma esiste sempre il percorso solitario che tuttavia si perde davanti a un ammasso gelatinoso dove tutto si confonde: il capolavoro col mediocre, Dickens con Veronesi. Un’altra contraddizione: il digitale a scuola forma un nuovo modo di leggere.
Infine: oggi chi scrive usa il computer, cioè applica un nuovo modo di pensare e elabora un nuovo stile. L’ultima contraddizione è la resistenza di Ferrari ad accettare la vittoria dell’ebook. Se il 25% dei lettori lo usa negli Stati Uniti, è evidente che esso trionferà anche nel resto del mondo, come ha già fatto in alcuni giornali e riviste, compreso G9.
Sono elementi che Ferrari individua, ma che la sua radice nel libro tradizionale gli offusca. Resta un’ultima possibilità: lo stesso ebook può essere sostituito da altre forme future.
E’ tuttavia necessario leggere questo suo Libro, un grande atto d’amore, la sintesi della nostra passione, quella che non muore mai.