“Sottobraccio”, i nuovi racconti di Enrico Gandolfini
gennaio 23, 2017 in Recensioni da Piera Maculotti
Afferrarla non è sempre facile. La vita va di fretta, corre distratta… Eppure a volte succede; si riesce ad accostarla, a rallentarne la corsa; magari persino a prenderla Sottobraccio. Così – lentamente, e con la confidenza che dà la vicinanza – si scoprono cose nascoste: segreti o misteri, anche piccoli e lievi…
È così per il nuovo (ottavo) libro di Enrico Gandolfini, dove undici diversissimi racconti accompagnano il lettore – “Sottobraccio” (BookSprint pp.120 €15.90) – dentro scenari narrativi sempre nuovi dove la realtà quotidiana s’intreccia alla sorpresa, a qualche luce inattesa…
Nella prima storia – come si conviene al luogo: una stazione dove si arriva, si parte, a volte si torna – tutto è attesa. E tutto passa, come un sogno o l’incanto di un incontro molto sognato. Resta la stazione: una sorsata d’aria fresca fra una galleria e l’altra. E resta la freschezza di una prosa rapida e luminosa che puntuale ritorna in tutti i racconti. Tra i colori e i profumi del Sud, nell’amata terra del Cilento sempre presente nel cuore, e nei libri, dell’autore.
La forza, prepotente, del mare; la bellezza della natura, la presenza del mistero. Credenze, magie, apparizioni. Miseria, disparità sociale, emigrazione (in Venezuela). E amore e morte; a volte speranza dentro racconti come… ‘U santu pisci, Zi’ Nicola… O Maria la rossa, la sensitiva dai tratti felliniani, psicoterapeuta ante litteram alle prese con un prete ossessionato dal peccato; entrambi esperti dell’animo umano. Figure forti. Tipi strani, ciascuno a suo modo. Come altri personaggi: Gelso, mite e gentile, che parla con le foglie… O il furioso padre-padrone dall’irriducibile ira funesta…
Storie – cupe, liete, varie – di ordinaria banalità. Immagini vive, ricche di verità; o di ricordi.
Così rivive quella creatura d’altri tempi che appariva tra le vie di Brescia; capelli bianchi e scialle nero, offriva ai passanti Cinque limoni per cento lire…
Piccole tessere nell’infinito mosaico della vita – dice Enrico Gandolfini – prendendoci Sottobraccio col tocco saldo e sorridente della sua scrittura.