Sherlock & Elementare (2) – Breve storia di esorcismo ed entropia
giugno 25, 2015 in Racconti e poesie da Claudio Ianni Lucio
Sherlock Holmes, tornato da Macondo dove molto, e per molto tempo, aveva pianto a causa dell’imperscrutabile nascondismo esistenziale di Waldo, se ne stava sbracato a poltrire aiutando la poltrona ad accumulare polvere.
“Hai qualcosa anche tu?”, ipotizzò l’assistente.
“E fammela vedere!”, sbottò Sherlock accavallando le gambe, facendo così rammaricare internamente Watson, seppur esternamente si mostrasse contento del fatto che Holmes non era in vestaglia.
“Quest’aria non circola granché. Non so”.
“Buono a sapersi”.
“Sì”.
“Lo fai apposta?”
“Buono a sapersi”.
“Io ci avevo pensato che tu non ci avevi mai pensato”.
Ecco dunque smascherata la beffa: quelli della Lete, partendo dalla conquista politica della Colchide, dovevano senz’altro puntare al monopolio del mercato recipientacqueo globale. Con buona probabilità, la faccenda vedeva invischiati anche dei fornitori di sodio.
Giunti nella Colchide a seguito di un disforico viaggio in deltaplano (Holmes guidava un alphaplano, cosa che Watson grandemente ammirò), si avvidero dall’alto che sugli autogrill, in ogni autogrill, in ognuno di quei dannatissimi casermoni vendi-merda, campeggiavano i cartelloni della Levissima.