Se il Papa e Federico Moccia disquisiscono di amore e di letteratura
maggio 30, 2015 in Satira da Sonia Trovato
Non c’è il matrimonio express: l’amore tra un uomo e una donna per la vita è un cammino che non si improvvisa, è un’alleanza artigianale ha affermato Papa Francesco durante la catechesi di due giorni fa dedicata al tema della famiglia. E I promessi sposi, indicati da Bergoglio come un “capolavoro sul fidanzamento”, possono aiutare i giovani nella strada verso il matrimonio. Eccerto, quale adolescente non vorrebbe ricalcare le orme dei due personaggi più sventurati della storia della letteratura italiana?
Lucia è perseguitata da un mafioso locale; nascosta in un convento con una monaca frustrata; rapita da un branco di bruti; costretta a promettersi a Dio per evitare di finire nelle mani dell’Innominato e quindi di Don Rodrigo; trasferita da una coppia di snob soporiferi (lui, don Ferrante, legge Aristotele come se fosse Dan Brown); spedita al Lazzaretto, dove assiste pure alla morte del suo padre spirituale.
Il suo promesso sposo non se la passa meglio. Si concede per un giorno il brivido di un’arringa pubblica e di una sbronza in compagnia e rischia l’arresto. Mentre si dà alla macchia, scopre che l’amata ha fatto voto di castità e rischia la lapidazione in quanto presunto untore. A questo catalogo di sfighe monumentali si aggiungono un prete pavido, un avvocato alla Ghedini, una suocera impicciona, un cugino di nome Bortolo e il passaggio da un paese che si chiama Gorgonzola, dove viene prodotto l’omonimo formaggio. Buono eh, ma passeggiarci nel Seicento doveva essere come aspirare i propri calzini dopo aver corso la maratona di New York.
[Un bresciano aggiungerebbe che un happy ending a Bergamo non può essere tanto happy, ma noi siamo una rivista telematica e apolide, composta da redattori maturi, che mai si permetterebbero di fare battute infelici sui propri vicini].
I giovani ai quali si è rivolto Bergoglio avrebbero forse voluto rispondere che, di fronte a un’esemplarità così sciagurata, si accontentano della banalità di un sms su whatsapp e di una pomiciata al parco sotto casa. Ma non hanno fatto in tempo. Per loro ha parlato un finissimo intellettuale, che, più e meglio di Pasolini, riesce a dedicarsi contemporaneamente alla narrativa, al cinema e all’attività politica (dal 2012 è infatti sindaco di Rosello): Federico Moccia. Non ritenendo che la pazienza degli studenti sia già sufficientemente messa alla prova dalla somministrazione forzata dell’opera manzoniana, il nemico giurato dei ponti romani ha invitato il Pontefice e i giovanissimi a leggere Tre metri sopra il cielo, un libro che racconta la difficoltà della vita dei nostri giorni, che insegna ad accettare le sconfitte ed educa all’amore. Step è un tamarro rissaiolo con la passione per le corse di moto clandestine; con i sui suoni gutturali e le sue giacche di pelle, riesce a folgorare Babi, una studentessa modello della borghesia romana. Portando nomi così inusuali, i rispettivi migliori amici non possono non chiamarsi Pollo e Pallina. In Argentina, il libro è piaciuto molto, conclude Moccia, e noi, disposti a rinunciare ai suoi lucchetti, alle sue trame originalissime e alla sua prosa complessa e articolata come una lista della spesa, gli suggeriamo di non negarsi ulteriormente ai fans sudamericani.
Che dire, è davvero una sorpresa che il Papa nazionalpopolare – colui che dovrebbe traghettare la Chiesa fuori dall’arroccamento teologale impresso dal pontificato di Ratzinger – decida di non muoversi di un millimetro sui temi portanti della cristianità (fidanzamento, castità fino al matrimonio, ecc.). Ed è altrettanto sorprendente che, a fronte di queste altissime e attualissime disquisizioni di amore e di letteratura, gli italiani si sposino sempre meno e leggano così poco.