“Reliquiario della Grande Tribolazione”: le poesie dedicate alla prima guerra mondiale di Giuseppe Langella

settembre 13, 2015 in Recensioni da Piera Maculotti

“Croce” di Edoardo Nonelli

“Croce” di Edoardo Nonelli

Pietre ferite, chiodi e ruggine nel vecchio legno offeso dal tempo. E’ la “Croce” che l’artista dalignese Edoardo Nonelli ha realizzato con reperti bellici recuperati sui monti di casa, attorno a Ponte di Legno, in Adamello. Suggestiva memoria della Grande Guerra; originale rielaborazione di segni materici, echi di sangue e sofferenze.

Quello di Nonelli è un messaggio visivo forte, capace di risuonare nel cuore di chi sa accoglierlo. Magari per riplasmarlo in altre forme e – com’è successo – tradurre l’immagine iconica in parola poetica.

La moltiplicazione creativa è dentro un intenso e sobrio “Reliquiario della Grande Tribolazione” come titola la recente pubblicazione (Interlinea pp.45 €12) del poeta Giuseppe Langella, docente di letteratura moderna e contemporanea, attento cultore di storia.

 

 

Langella Nonelli

Un’elegante silloge di versi accompagnati da tavole d’artista; dodici composizioni poetiche che affiancano altrettante opere di artisti diversi, uniti dalla dolorosa esperienza diretta del fronte, dall’uno e dall’altro schieramento. Disegni, incisioni, acquerelli che l’Associazione “Arte nella Grande Guerra” ha nel tempo raccolto e che – insieme alla “Croce” di Nonelli – l’autore ha scelto come controcanto a queste strofe.

Il libro ridisegna così – con efficacia grafica e verbale – l’ardua Via Crucis dei tanti infelici “docili cristi” che vissero l’avventura bellica tra alte vette, rocce e ghiacci, tra baracche, cunicoli e trincee…

"Fanti" (1917) - silografia di Gino Barbieri

“Fanti” (1917) – silografia di Gino Barbieri

Tremanti attese, insidie, minacce, disperati assalti… Precari passi sulla “pietra diaccia” di un cammino di passione e troppo spesso di morte che Langella ripercorre col passo lieve e vivo della poesia. Ed è un vivo afflato religioso quello che anima le righe delle sue Stazioni: testi essenziali che procedono per frammenti e rapide accensioni, come scrive Franca Grisoni nell’Introibo delle prime pagine.

Nomi nudi, antiretoriche liriche: “Ghirbe, taniche, sacche:/ di tanti alpini, delle loro gesta,/ è tutto quel che resta”. Reliquie. Richiami. Visioni: “ore di tetra angoscia,/ scritte sulle lamiere” tra sbarre o reticolati aspri come “enormi corone di spine” . E ancora brandelli di stoffa, scatolette arrugginite

Scarti, povere cose che lo sguardo del poeta Giuseppe Langella – e dell’artista Edoardo Nonelli – trasforma in “scrigni preziosi. Custodi di memorie mai narrate”.

Ma è proprio da quest’umile e spoglia presenza che sale un Memento più grande di un monumento.

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