A proposito di Davis, a proposito della differenza
febbraio 27, 2014 in Cinema da Damiano Cason
Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere! (F. Nietzsche, La Gaia Scienza, aforisma 341)
Llewyn Davis (Oscar Isaac) è un bravo ma sgraziato musicista che canta una canzone folk prima che a salire sul palco sia Bob Dylan: la tragedia della sua esistenza viene mostrata subito al pubblico già nell’ultima scena del film firmato da Joel ed Ethan Coen. Certo Bob Dylan viene mostrato come uno dei tanti che si esibisce al Gaslight, diverrà punta di diamante solo dopo che un movimento reale esisterà attorno a lui. Attorno a Llewyn Davis che è Bob Dylan ma solo in potenza.
Il giorno della marmotta (il film con Bill Murray, in italiano Ricomincio da capo) è il ritorno dell’identico. Ma qui si anticipa con l’inizio ripetuto la storia dell’eterno ritorno del caos dal quale Davis non riesce a uscire, perché dall’eterno ritorno dell’identico non si esce, essendo esso stesso la struttura dell’esistente. Dice Marx: «La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa». Ma quante volte si ripete la storia di Llewyn Davis? Dice Nietzsche: cosa ti succederebbe se ti dicessero che hai già vissuto la tua vita infinite volte e infinite volte ancora la rivivrai? Non ti getteresti per terra digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? […] Se quel pensiero si impadronisse di te, farebbe di te un altro da quello che sei. Di fronte a tutte le cose ti porresti la domanda: “Vuoi questo di nuovo e per innumerabili volte? “, e questa domanda graverebbe come un peso tremendo su ogni tuo atto. Se avessi coscienza dell’eterno ritorno supereresti l’uomo, superando l’eterno ritorno.
Llewyn viene svegliato dal gatto e il gatto scappa: lo riprende, chiede all’uomo dell’ascensore di poterglielo lasciare ed egli risponde: “devo occuparmi dell’ascensore”. Due volte, non una, la seconda ritorna identica a sé stessa (il montaggio è lo stesso, non è il dialogo che prosegue). Llewyn cerca allora di contattare i proprietari del gatto e lascia detto a una segretaria che “Llewyn has the cat” – “Ok, Llewyn is the cat?” – “No, no, Llewyn HAS the cat”. Quando ha bisogno di un divano su cui dormire (cioè sempre, non avendo un soldo) e chiede a Jean (Carrey Mulligan) e Jim (Justin Timberlake) di ospitarlo, Troy Nelson gli dice: “Ho sentito la tua musica. Jim, Jean e gli altri mi hanno parlato bene di te”. “Impossibile” dice Llewyn, e di nuovo la frase dell’ospite ritorna, ma differente. Mentre è al bar con Jean, Llewyn ritrova il gatto, ma è un altro gatto. Llewyn non lo sa, ma il gatto è differente. Lo scoprirà a cena dai Gorfein dopo aver dimostrato ancora una volta la sua esistenza sgraziata: “Llewyn dov’è lo scroto del mio gatto? Dov’è lo scroto?” Llewyn fa anche abortire due donne, ritorna l’identico in cui non vogliono un figlio da un “asshole” come lui. Ma l’identico che ritorna è ancora differente, perché Diane non aveva abortito, e il medico non sapeva come contattarlo per dirglielo. Llewyn gira sempre con gli stessi pochi dollari che utilizza per pagare tutto, senza ottenerne mai nulla e senza che quei soldi siano serviti a qualcosa. Infatti, quando dice al padre, solo in una casa di riposo, che finirà come lui per imbarcarsi con la marina mercantile: Provo qualcosa di nuovo, anzi qualcosa di vecchio. Di nuovo a cena dai Gorfein gli viene presentata la stessa coppia, ma una coppia differente, e scopre che il nome del gatto era Ulysses. Ulisse è colui che ritorna. Ma Ulisse non è il ritorno dell’identico, è il ritorno del differente: quando ritorna è un altro Ulisse, è colui che ha sfidato gli dei, varcato le colonne d’Ercole, viaggiato nell’Ade, che ha dispiegato la ragione oltre la conoscenza della natura, colui per il quale ragione e natura sono la stessa cosa. Ulisse razionalizza il mito, ma la natura è differenza, e la ragione diventa a sua volta mito (Horckheimer e Adorno). Quando si risveglia, di nuovo come nella seconda scena, il gatto non scappa, il ritorno è differente.
Veniamo al punto in cui la faccia del nastro di Möbius si ribalta per scoprirsi la stessa: la prima scena del film è solo un flashforward o il ritorno dell’identico dell’ultima? Risponderemo che è il ritorno del differente. Non cercate particolari che possano svelare questa differenza (Bob Dylan si sentiva in sottofondo già nella prima scena?), non fidatevi: a ritornare è il differente, non l’identico. Le inquadrature sono differenti, a svelare che il ritorno è identico, ma l’identico è il ritorno della differenza. Dice Deleuze: l’eterno ritorno dell’identico è l’eterno ritorno della differenza, l’identico è il ritorno, ma il ritorno afferma la differenza. L’identico è la differenza. Llewyn e Jean discutono al bar: tu sei un fallito, tu una carrierista. Tu non pensi al futuro: stai parlando di “macchine volanti?” Non sono due termini contrapposti di una dialettica: Llewyn riconosce di non pensare al futuro, ma, pensandoci o no, diviene, esattamente come diviene Jean che cerca nella ripetizione la sua salvezza. La ripetizione della differenza altro non è che il divenire. A proposito del divenire-Llewyn Davis. Who is the cat? “Llewyn IS the cat”. Llewyn è il gatto, che scappa e ritorna sempre, ritorna sempre ma nella differenza. “Au revoir”.
Antefatto: Mi accomodo sulla poltroncina giusto in tempo per l’inizio della pellicola. Parte la prima scena, Llewyn Davis si esibisce al Village e viene preso a pugni dopo l’esibizione. Ma quelli del cinematografo devono aver sbagliato qualcosa e la proiezione esce dai limiti schermo (non dirò di quale cinema si tratta perché mi stanno simpatici). Il film si ferma e dopo qualche lamentela si riaccendono le luci in sala. Un paio di minuti e si ricomincia. Llewyn Davis si esibisce al Gaslight e io e tutto il pubblico in sala battiamo ironicamente le mani seguendo il ritmo della canzone. Stavolta a non vedersi sono i sottotitoli, di nuovo lamentele e nuovamente la proiezione viene interrotta. Rivediamo per la terza volta la prima scena del film ritornare identica a sé stessa. Ironia dell’eterno ritorno… della differenza.