La Peste. Quella pulce senza pietà (2)
luglio 11, 2014 in Approfondimenti, Salute da Roberta Basche
La peste (plague in lingua inglese) è primariamente una malattia infettiva dei roditori selvatici causata dal batterio Yersinia pestis che occasionalmente si può trasmettere ad altri animali o mammiferi quali scoiattoli, ratti “cittadini”, cani, gatti e uomo.
La trasmissione avviene attraverso la puntura di una pulce (tra le più comuni vi sono le pulci del ratto Xenopsylla cheopis e Nosopsyllus fasciatus e la “pulce dell’uomo” Pulex irritans) che si nutre del sangue infetto di un animale malato e che con il successivo pasto ematico su un altro animale rigurgita nel torrente circolatorio i batteri acquisiti.
Altre possibilità di contagio per l’uomo, meno frequenti rispetto al morso della pulce, sono il contatto con animali morti infetti o la trasmissione attraverso le goccioline emesse con la tosse da una persona affetta da peste polmonare.
La malattia infatti può presentarsi in tre forme: la peste bubbonica, la più comune, caratterizzata dalla formazione di un “bubbone” a livello dei linfonodi; la peste polmonare, altamente contagiosa, la peste setticemica (diffusione del batterio nel sangue e a qualsiasi organo).
La Yersinia pestis è un batterio molto virulento; se non trattata, la peste bubbonica è letale nel 50% dei casi e nella quasi totalità dei casi delle forme polmonare e setticemica. Un trattamento tempestivo della peste bubbonica con antibiotici efficaci porta a guarigione; per quanto riguarda le forme polmonare e setticemica l’esito dipende dalla rapidità del trattamento ma la mortalità rimane comunque molto elevata.
La peste, come zoonosi (cioè malattia di un gruppo di animali) è presente in aree rurali scarsamente abitate dell’Asia, dell’Africa e delle Americhe e in alcune regioni dell’Europa sudorientale in prossimità del Mar Caspio.
I roditori selvatici sono il principale serbatoio dell’infezione che persiste in queste aree del mondo.
La malattia ha un elevato tasso di letalità eppure il batterio non scompare assieme agli animali che uccide. In seguito alla morte di roditori per una epizoozia (epidemia negli animali) le pulci si staccano dalla carcassa alla ricerca spasmodica di un altro animale al quale attaccarsi e succhiare il sangue, rigurgitando batteri e perpetuando il ciclo della Yersinia.
Ma al termine di una epizoozia, prima che se ne manifesti un’altra, come sopravvive questo batterio? E’ possibile che alcuni animali resistano all’infezione senza ammalarsi fungendo quindi da reservoir del batterio? E’ altresì possibile che il batterio resista per un certo periodo di tempo nel terreno o che alcune pulci, la cui vita normalmente è di qualche giorno, sopravvivano più a lungo?
Attualmente non vi sono risposte certe a tali quesiti.
La prevenzione per l’uomo consiste nell’evitare le aree in cui vi siano animali infetti, i contatti con carcasse di animali e l’utilizzo di repellenti cutanei per evitare il morso della pulce.
Sebbene la peste sia principalmente una malattia degli animali non sono pochi i casi che ogni anno interessano l’uomo.
Gli stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono obbligati a notificare i casi di peste nell’uomo; ma la peste rimane sottodiagnosticata sia per la riluttanza di certi Paesi a notificare i casi sia per mancanza di diagnosi dovuta ad errori diagnostici e assenza di laboratori specifici.
Dal 1989 al 2003 ci sono stati circa 40.000 casi con quasi 3.000 morti in 25 Paesi. La peste si è nuovamente manifestata dopo un periodo di assenza di 30-50 anni in India (nel 1994 e nel 2002), in Indonesia (1997) e in Algeria (2003).
In particolare, in Algeria, sono stati confermati 11 casi di peste bubbonica (dei quali due evoluti in setticemia) e 7 sospetti; un adeguato controllo ha limitato la diffusione (i precedenti casi di peste in Algeria, occorsi nel 1950, avevano causato un’epidemia)
Nel 2002-2003 hanno riportato casi di peste Kazakhstan, Mongolia, Vietnam, Stati Uniti, Mozambico, Madagascar, Uganda.
Nella Repubblica democratica del Congo negli anni 2005-2006 ci sono stati circa 1300 casi sospetti con più di 100 morti.
Tra il 2009 e il 2013, in Madagascar, sono stati notificati circa 500 casi di peste ogni anno.
Attualmente la maggior parte dei casi di malattia nell’uomo (circa il 95%) viene diagnosticata nell’Africa sub sahariana.
La peste, come altre malattie infettive che sembravano scomparse, colpisce l’umanità, ma, a differenza del passato, strutture sanitarie e politiche adeguate impediscono che oggi la malattia si diffonda incontrollata causando milioni di morti.
A farne le spese sono sempre i Paesi più svantaggiati, in particolare l’Africa sub-sahariana e il Sud Est asiatico ai quali le malattie infettive non risparmiano vite.