“Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando
agosto 15, 2017 in Letteratura per l'infanzia e l'adolescenza, narrativa ragazzi da Roberta Basche
“Mio padre si sedette sul mio letto e prese in braccio Bum, lo scimpanzé di peluche. Aveva un faccia strana (papà, non lo scimpanzé) come quando ha qualcosa da dirmi e non sa da dove cominciare. Bum è strano per un altro motivo: ha i piedi bruciati. È stato uno dei primi regali che ho ricevuto in vita mia (…). Ma Bum, nonostante i piedi neri, resterà per sempre il numero uno. Credo sia anche il preferito del papà. A volte vedo che entra nella mia stanza, anche se non ci sono io, e lo accarezza. Ho sempre pensato che quei due mi nascondessero un segreto”.
Giovanni è nato il 23 maggio 1992. Quando sta per compiere dieci anni, il papà trascorre insieme a lui una giornata tra Palermo e Mondello e, mentre si tuffano nel mare e gustano un pranzo a base di “insalata di piovra e patate e un mega cheeseburger con patatine fritte”, racconta al figlio due storie di coraggio legate tra loro.
I genitori hanno scelto per lui quel nome in onore di Giovanni Falcone. Ma chi è quest’uomo? E che cosa ha fatto di così importante?
Il papà racconta che a Giovanni Falcone bambino “piace tantissimo il ping-pong”, “gli piacciono i soldatini di piombo” e “divora libri di avventura e di viaggi”. Zorro e i Tre Moschettieri sono tra i suoi eroi preferiti. “A Giovanni piace molto nuotare e andare in canoa”. E gli piace studiare.
A 20 anni e dopo una breve esperienza all’Accademia navale di Livorno, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Palermo. Il suo primo incarico di lavoro è a Trapani ed è qui che incontra “un mostro feroce, spietato, quasi impossibile da battere perché enorme e senza volto”. Il mostro, che Giovanni Falcone affronta con coraggio, si chiama mafia. Da Trapani Giovanni ritorna a Palermo.
“E poi papà?”
Come lui altri magistrati e poliziotti lavorano per sradicare la mafia. A Palermo incontra Rocco, “un magistrato già anziano, ma duro come la roccia, uno che non ha paura di nulla”, che “faceva spesso una cosa che il mostro proprio non poteva sopportare.”
“Quale?”
“Andava a scuola.”
“Anch’io non la sopporto…”
“Rocco andava nelle scuole di Palermo a spiegare cos’è la mafia. Raccontava ai ragazzi le cose che ti sto raccontando io. Quando la pianta è ancora piccola è più facile raddrizzarla. Più cresce storta più sarà difficile farlo dopo.”
Il 23 maggio 1992 muoiono nella strage di Capaci Giovanni Falcone, la moglie Francesca e i tre uomini della scorta Antonio, Rocco e Vito. Ora Giovanni conosce l’origine del proprio nome e presto scoprirà anche il segreto dei piedi bruciati di Bum.
“Per questo mi chiamo Giovanni” è un libro per giovani lettori a partire dai 10 anni, che è stato ripubblicato quest’anno in una nuova edizione con le bellissime illustrazioni di Alessandro Sanna. Scritto in modo coinvolgente e toccante da Luigi Garlando, racconta la mafia ai ragazzi, mostrandone la prepotenza e la crudeltà.
Rimangono scolpite nei pensieri le parole di Rosaria, la moglie di Vito, scritte in una lettera indirizzata ai mafiosi che hanno ordinato e organizzato la strage: “Uomini senza onore, avete perduto. Avete commesso l’errore più grande perché tappando cinque bocche, ne avete aperte cinquanta milioni”.