“Panni Stesi”: opere di Forgioli e Mongiello a Salò
dicembre 19, 2017 in Arte e mostre da Laura Giuffredi
Lungolago Zanardelli, fino al 4 febbraio 2018
Li intravedi sventolare oltre la pagina, evocano terra e cielo, dove il pastello si fa corposo, o velatura, sbaffo sfrangiato che guizza di vita propria. Azzurro e celeste, indaco ed ocra, si intrecciano col bianco, con le terre, col giallo inaspettato: bozzoli di vita appesi ad un filo, i pastelli ad olio di Attilio Forgioli. Sono annunciati, nella “Loggia della magnifica Patria” del Palazzo Comunale di Salò, da panni veri, appesi a fili da bucato, bianchi, neri, grigi, e il lago a far da sfondo. L’installazione, dello stesso Forgioli con Giovanni Cigognetti, attrae ed invita ad addentrarsi, come in un labirinto che nasconde, in parte, e disvela, invita alla ricerca, ma anche alla fuga. Dall’ovvio, dallo scontato, che sicuramente Forgioli evita, andando a scavare, nel dettaglio, il microcosmo che si fa gesto pittorico.
E il gesto crea legàmi, come quello, ritrovato, con Pino Mongiello, amico d’infanzia a Salò, dopo una vita percorsa su binari diversi, ma idealmente non estranei. Forgioli a Milano, da Brera a Brera, si può dire, visto che vive ancora in quel quartiere la sua storia d’artista iniziata all’Accademia; Mongiello a Salò, dove ha mantenuto nel tempo il suo impegno civile ed intellettuale, che ha nella fotografia solo uno dei molteplici aspetti. Ritrovarsi ed intendersi è stato facile: affinità elettive, di bellezza, di curiosità, di poesia.
La biancheria stesa al vento
ha l’aria di persone viventi.
Ed io penso…
alla somiglianza presente
tra l’agitazione intensa
della biancheria libera e sospesa
e quella che si trova nell’uomo
Così Pessoa, e Mongiello lo richiama nei blu quasi di ghiaccio delle lenzuola fotografate di sotto in su a Manarola: immagine e parola poetica, un binomio che Mongiello ha più volte indagato nei suoi intimi lavori alla scoperta di luoghi e di anime: su questa stessa rivista si aprono le pagine dei suoi “Album fotografici”, Danubio, Sardegna, Lisbona… e ancor prima Medioriente, Sicilia, Romania…
Qui a Salò la messa a fuoco del suo obiettivo coglie, in bianco e nero (ma quanti, magnifici grigi!) e in improvvise folate di colori caldi, il brulicare della vita anche dove essa pare immota o assente.
“Epifanie”, come lo stesso Mongiello le definisce: affiorano storie come fiumi in piena, per chi le sa cogliere e non si ferma all’ovvio di un’ inquadratura apparentemente riconoscibile.
E allora lo scatto si fa scavo penetrante, ma anche slancio trascendente.
I panni stesi al sole sono tutti belli. Io da piccolino pensavo che i panni si stendevano al sole per festeggiare qualcosa, come se fossero bandiere, E ancora oggi quei panni stesi al sole mi danno allegria.(…) Il fatto poi che a Napoli queste corde legano le case l’una con l’altra è una cosa veramente importante; ma voi ci pensate? Immaginate che il Padreterno volesse portarsi in cielo una casa di Napoli. Con sua grande meraviglia si accorgerebbe che piano piano, tutte le case di Napoli, come se fossero un enorme granpavese, se ne vengono dietro alla prima, una dietro l’altra, case, corde, panni, canzone ‘e femmene e ‘allucche ‘e guaglione.
Sembra scritta apposta, questa pagina di Luciano De Crescenzo, che Mongiello evoca nel suo intervento di presentazione.
Tra Terra e Cielo c’è un mondo che val la pena di conoscere; e, soprattutto, quello che vediamo non è mai l’intera storia.