Faranno il deserto e lo chiameranno pace
luglio 11, 2014 in Palestina da Sonia Trovato
Quando le bombe cadono dal cielo da diecimila metri, state tranquilli, non fanno distinzione tra le bandiere di Hamas e quelle di Fatah esposte sui davanzali. Non esistono operazioni militari chirurgiche: quando si mettono a bombardare l’aviazione e la marina, le uniche operazioni chirurgiche sono quelle dei medici che amputano arti maciullati alle vittime.
Era il 30 dicembre 2008, il mondo si preparava a festeggiare l’arrivo del nuovo anno e sulla Striscia di Gaza cominciò a piovere Piombo Fuso. Un giovane volontario dell’ISM, arrivato in Palestina dopo un lungo viaggio di volontariato e solidarietà, iniziò a raccontarci il massacro giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, pubblicando sul “manifesto” e sul blog “Guerrilla Radio” dei reportage precisissimi e appassionati, in grado di restituirci l’orrore e l’ingiustizia di quella catastrofe innaturale. Sono passati sei anni e la morte continua a piombare su Gaza, una morte che – complice la calura estiva, la disinformazione, i Mondiali di calcio, la disumanità di chi forse non ha mai avuto orecchie per ascoltare – è accolta da un silenzio assordante da parte della comunità internazionale.
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