Nowhere, tra rabbia e sogno
aprile 30, 2017 in Musica, Recensioni da Adelchi Rigali
L’inizio del 2015 ha visto nascere i Nowhere, gruppo musicale alternative che in poco tempo è riuscito ad affermarsi nella scena musicale emergente bresciana.
Con le idee ben chiare, registrano il loro primo EP dopo poco più di un anno, nel luglio 2016, facendosi conoscere ed affacciandosi per la prima volta al panorama della musica indipendente.
Non sono nuovi al mestiere: già prima suonavano nei locali della zona come cover band, ma i cinque inediti di Where we belong li consacrano definitivamente. L’ EP viene poi valorizzato dal video del singolo “Dreams”, pubblicato il 6 febbraio 2017.
In più di un’ intervista che hanno rilasciato per web magazine e radio ci rendiamo conto che il loro retroterra musicale poggia su basi solide: all’ unanimità dichiarano che si ispirano ad un gruppo celebre come gli Alter Bridge, un’ ottima proposta d’ ascolto.
La stessa scelta del titolo dell’ EP Where we belong (letteralmente “Da dove arriviamo”) sembra apertamente in contrasto con il nome della band Nowhere (In nessun luogo); dissonanza che non stona affatto con il carattere del gruppo, ma anzi, è un valore aggiunto alla poesia che incontriamo nei loro brani.
Il simbolo del loro primo EP – un albero bianco su sfondo nero – potrebbe rappresentare la volontà del gruppo di avere radici saldamente ancorate a terra e quindi ad una tradizione musicale solida, non rinunciando alla crescita verso l’ alto, ovvero all’ affermazione di una propria identità musicale e stilistica che li personalizzi.
Where we belong ha, come la band, un carattere deciso, a tratti aggressivo, che sa però trovare la propria dolcezza, con parentesi riflessive e introspettive, che esplodono in ogni canzone come una bomba di emozioni.
La stessa struttura del disco denota questa scelta di equilibrio musicale ed emozionale: in apertura ascoltiamo “Seven” e “Death belong to us”, brani che spiccano per la loro energia e carica a cui segue “Follow the higway”, ballad lenta e dolce che culla l’ ascoltatore e lo guida verso una strada magica.
La quarta canzone, “Rage”, è decisamente la più “cattiva” e movimentata e, con le sue sonorità e la voce esasperata e a tratti cupa, esprime in pieno il sentimento a cui si lega il titolo del brano (rabbia).
Per il gran finale, siamo trasportati in un gorgo di emozioni con “Dreams”; a prima vista i temi del brano possono sembrare contrastanti, esprimendo la conflittualità fra due termini opposti come odio e amore, ma se riflettiamo e ascoltiamo attentamente capiamo che vengono concepite come due facce della stessa medaglia e non possiamo far altro che lasciarci andare totalmente ai ritmi tenui e dolci che, quasi repentinamente, erompono con suoni angoscianti e strazianti.
Il video è un completamento a livello visivo di quello che è un brano che scava a fondo nelle emozioni, molto ben scritto e interpretato con un trasporto difficile da raggiungere.
“Dreams”, come capiamo dal video, racconta una storia che fa male al cuore, che ci conduce nel mondo di un uomo che ha tragicamente perso la moglie e, non riuscendo a farsene una ragione, smette di vivere, trascurando la propria vita e quella della figlia e facendo sì che le ossessioni e le angosce si materializzino fino a concretizzarsi in fantasmi.
Partendo da una storia di drammatica realtà quotidiana, i Nowhere riescono a elevarsi e ad affrontare temi profondi che troppo spesso, soprattutto nella musica, vengono trattati con banalità e luoghi comuni.
In definitiva, i Nowhere si presentano come un gruppo compatto e unito, con una passione travolgente che riescono a trasmetterci tramite sonorità e testi che, in un crescendo di emozioni, lasciano il proprio segno distintivo.