Non c’è difetto senza affetto e ogni vittoria è odiosa
luglio 25, 2021 in Approfondimenti, Recensioni da Mario Baldoli
Essere uomo di corte e di Dio, cioè essere prudente. Meglio non esibire le proprie idee, “ricordare che le cose non succedono per ciò che sono, ma per ciò che sembrano”; lecito perpetrare “la vendetta, ma occorre trasformarla in un’impensata generosità”; “le persone che più tolleriamo sono quelle da cui si dipende perché ciò serve per imparare a vincersi”; “compatire l’infelice indica forse nobiltà d’animo, ma non sagacia”; “si lanciano delle idee, ma in modo di poter andare avanti o di ritirarsi. Così si saggiano i sentimenti e l’attento sa dove mettere i piedi”. “L’uomo attento, se vuole che tutti lo rispettino, eviti che si sondi il suo sapere così come il suo valore. Si conceda alla conoscenza, non alla comprensione, Non dia mai il destro a che qualcuno lo scopra completamente”.
300 aforismi in un libretto tascabile scritto da un gesuita spagnolo, , pubblicato da Adelphi in una nuova edizione, tradotto da Giulia Poggi, commentato con acribia per duecento pagine da Marc Fumaroli, storico della letteratura, accademico francese, insegnante di “Retorica e società in Europa fra il XVI e il XVII secolo” al Collège de France.
Dedicato al Luigi XIV, l’Oracolo fu uno dei libri più diffusi in Europa, necessario per fare carriera nella corte dei re assoluti, ma non è un libro servile, piuttosto un “romanzo” di formazione, ricco di spunti umanistici, che si prolungano a Fénelon a Swift a Voltaire, a Goethe.
Libro di conoscenza del mondo e di una religiosità che andava oltre le prediche da sagrestia dei colleghi gesuiti, sfugge alla tradizione clericale dei libri di devozione e trova posto nella corrente universale della letteratura umanistica europea. Ponendosi non come confessore, ma come istruttore morale del cristiano laico ”che vive pericolosamente nel mondo” e diventa maestro nel non naufragarvi,
L’Oracolo sa distinguere tra la vita cristiana di chi agisce dalla vita nel chiostro. L’opera non ha la freddezza del giansenismo per cui l’uomo è naturalmente corrotto e solo la grazia di Dio può salvarlo, né l’utopia del molinismo per cui la conoscenza umana può congiungersi con quella di Dio, nè cede al trattato di Torquato Accetto sulla Dissimulazione onesta, che non è una volgare menzogna, cioè una simulazione, ma la virtù per cui si dicono meno cose di quello che si potrebbe o vorrebbe, si veda in proposito il saggio di Sonia Trovato. L’Oracolo si basa sul “concordismo” o “congruismo” che fa scendere nella memoria, nella volontà e nel giudizio umano, sviluppato nelle nature generose, i carismi divini che aiutano a smascherare e sventare i tranelli che tende loro il mondo civile”.
Ecco quindi spiegata la funzione dei 300 aforismi: il mondo temporale acquista la sua autonomia, s’incammina al raggiungimento delle virtù delle tre S: santo, sano, saggio
Lì riposa ogni felicità. Ma sulla virtù bisogna intendersi.
Non cessa così di stupire Il Siglo de oro, Le grand siècle: il Seicento. Secolo di guerre, di peste, di conflitti religiosi, di Stati assoluti, dei primi teorici dello Stato laico, della rivoluzione scientifica, del barocco.
Un secolo lungo, si potrebbe parafrasare, se lo osserviamo dal 1571 con la vittoria di Lepanto inutile, dato che non fece che attizzare l’odio tra i vincitori, oppure un secolo breve se lo facciamo iniziare nel 1618 con la Defenestrazione di Parga e il relativo volo dei rappresentati imperiali, con le guerre tra protestanti e cattolici, dei cattolici tra loro, le alleanze mutevoli, compresa quella con i Turchi, gli svedesi che arrivano a Monaco e i lanzichenecchi a Roma, le ingerenze papali perché anche il papa aveva il proprio prestigio e gli interesso del suo Stato che divideva il nord dal sud dell’Italia e ancora voleva espandersi, la Controriforma, Italia e Germania frantumate da sovrani che guerreggiavano preferibilmente nel territorio altrui, il sofferto ritiro dei veneziani dall’oriente, la guerra dei Trent’anni (1618-1648), l’ultima guerra di religione –si dice – con la pace di Vestfalia.
Insieme la grande filosofia: Spinoza, Cartesio, Leibniz, Hobbes, Locke, il giusnaturalismo. La rivoluzione scientifica: Copernico, Newton, Galilei.
Nasce nel sangue lo Stato moderno e la sua violenza crea una trama di lotte che travolge le corti, coinvolge il modo di pensare di comportarsi, crea superstizioni e usa la religione come arma di una guerra che procede fino a schiacciare il popolo minuto.
Sempre attuale, Baltasar scrive: L’uomo disilluso è cristiano saggio, filosofo a corte. Ma la disillusione è sempre stata il cibo della saggezza, la delizia dell’integrità.