Ma la ginestra resiste alla Peste

maggio 5, 2022 in Approfondimenti, Recensioni da Viola Allegri

Escobar_ copertinaTrovo prezioso il piccolo, agile libro del filosofo Roberto Escobar, Far fronte all’ombra. Cosa insegnano le pesti, Raffaello Cortina ed.

In esso l’autore ripercorre la nostra inestinguibile stoltezza, come eravamo secoli fa e come siamo adesso davanti alla malattia.

La prima reazione dell’uomo è stata negare la malattia poi, di grado in grado, minimizzarla: All’apparire di una sciagura gli uomini fanno prima ogni sforzo per non credere alla realtà del fatto, anche se lo hanno di fronte, poi per non credere che si tratti di una sciagura, poi ancora per considerarla meno grave di quanto sia, passando di grado in grado fino ad ammetterla, e restando però sempre “in una persuasione più o manco inferiore al vero”, così notava Leopardi nello Zibaldone, alludendo al colera a Napoli.

In cosa siamo cambiati?

La peste del Seicento a Milano

La peste del Seicento a Milano

Con Manzoni il Seicento è descritto nei Promessi Sposi: All’inizio proibito anche di proferire il vocabolo (peste). Poi febbri pestilenziali: l’idea si ammette per isbieco in un aggettivo. Poi peste sì, ma non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente peste senza dubbio, e senza contrasto. Inizia la caccia al colpevole, come prima era stata ai medici che la diagnosticavano.

Carlo M. Cipolla, autore di molti libri su miasmi, umori, peste e, da ultimo, Allegro, ma non troppo, dedicato alla stupidità umana, specifica che in passato l’uomo era ingannato dalla molteplicità e variabilità di sintomi, poi pesava la convinzione che, negando la minaccia del male o passandolo sotto silenzio, se ne sfuggisse la realtà così che all’autoinganno si aggiungeva l’inganno dei governanti che si sforzavano di tenere nascosto il contagio o la sua gravità.

È un percorso in parte ancora attuale: il coronavirus appare nel 2019 a Wuhan. Muore il medico che l’aveva individuato. Il 31 dicembre 2019 da Wuhan segnalano all’Organizzazione Mondiale della Sanità casi di polmonite a eziologia ignota. Il 9 gennaio 2020 Wuhan ammette un nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) come agente causale della malattia respiratoria poi denominata Covid-19.

Appare in Italia il 30 gennaio 2020 in due turisti cinesi, ma dallo Spallanzani rassicurano: sono in buone condizioni, ciò fa pensare che non ci siano persone esposte, al momento sembra che non ci siano rischi di focolai.

Lo stesso 30 gennaio l’Oms dichiara emergenza internazionale l’epidemia di Coronavirus in Cina. Il 28 febbraio l’Oms ammette che l’epidemia è a un livello mondiale molto alto.

In Italia un focolaio di infezioni di covid-19 è rilevato il 21 febbraio 2020 a partire da 16 casi a Codogno aumentati a 60 il giorno successivo. Decessi segnalati il 22 febbraio a Casalpusterlengo e Vo’ Euganeo. Le denunce arrivano in ritardo perché gli amministratori vogliono prove certe prima di fermare l’economia dei loro paesi. Intanto il virus viaggia con il consenso delle Regioni che lo sottovalutano o non lo ammettono.

Con una legge, dall’8 ottobre 2020, il governo impone l’obbligo della mascherina sia nei luoghi all’aperto sia al chiuso. Il 13 ottobre si limitano gli assembramenti con regole più severe per attività quali ristoranti, cinema, teatri, competizioni sportive e feste. Il 7 novembre viene imposto il coprifuoco, generalmente tra le 22:00 e le 5:00, ore in cui è vietato ogni spostamento.

A leggere Ripamonti in La peste a Milano del 1630, una differenza rispetto a oggi si trova. All’epoca donne e uomini si affidavano alla Chiesa, quindi veglia alle reliquie di San Carlo, grande processione col cardinal Federigo, migliaia di morti in crescita. Scatta un meccanismo ancora corrente: il complotto. Le donne erano in processione a piedi nudi, chi si avvicina a un muro è un untore, la tortura crea rei confessi. La tragedia della peste diventa una colpa. Chi è il colpevole?

Nei secoli il potere delle processioni si appanna, ma restano i colpevoli: untori diventano i poveri, gli zingari e gli ebrei.

Hitler trova repugnante il miscuglio di popoli messo in mostra nella capitale dell’impero asburgico: cechi, polacchi, ungheresi, ruteni, serbi e croati ecc, ma in mezzo a tutto come eterno fungo impestante dell’umanità- ebrei e ancora ebrei. Himmler ripete in un discorso alle truppe: abbiamo il dovere di uccidere questo popolo che vuole uccidere noi.

Come salvarci dal virus che oggi portano gli extracomunitari? La globalizzazione è necessaria – si dice – ma si vaccinano i cittadini dei Paesi ricchi, e il virus continua a girare, con la globalizzazione ritorna persino la malaria.

Fioritura di ginestre

Fioritura di ginestre

Tuttavia ci sono evoluzioni fondamentali: no al raggruppamento, uso delle mascherine, blocco di molte attività. Quando muore un virus? Quando non trova più nessuno da colpire. Sviluppa qualche variante? Arriveranno altri vaccini. I vaccini salvano ma durano pochi mesi, però quando torna la malattia è meno violenta.

Conclude Escobar: Quello che nelle pesti ci assedia non appartiene alle pesti, ma alle nostre paure. Ogni volta si riprende a costruire il mondo. Lo sapeva Leopardi: Così è per la ginestra che, conoscendo il deserto, con il suo profumo lo consola.

 

di Viola Allegri

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