L’unione di ebrei e cristiani avverrà alla fine dei tempi, parola del prete Gianni e delle 10 tribù d’Israele
luglio 16, 2017 in Approfondimenti, Recensioni da Pino Mongiello
Chissà se avverrà mai un abbraccio unificante tra Ebrei e Cristiani, entrambi figli dell’unico Dio? E in che modo avverrà, se avverrà? La storia millenaria dei loro rapporti è contrassegnata, fin dall’antichità, da una conflittualità accesa. Dalla distruzione del tempio (70 d.C.) perpetrata ad opera dei Romani in poi, le due religioni hanno preso strade contrapposte: mentre il Cristianesimo ha fondato la sua esistenza perseguendo una linea missionaria, l’Ebraismo ha mantenuto una linea nazionale, marcando così le proprie distanze, oltre che dal Cristianesimo, anche dalla moltitudine dei gentili.
Per tutto il Medioevo e nella prima età moderna si è assistito al reiterarsi dei reciproci contrasti, sempre più fondati sull’affinamento e sull’approfondimento, nei due campi, di ragioni culturali e teologiche che ne evidenziarono le rispettive peculiarità. In ambito cristiano, in particolare, prima Agostino, poi Gioachino da Fiore immaginano che ci sarà, alla fine, una sorta di riconciliazione delle due comunità, che avverrà nell’ultimo stadio della storia, e avrà quasi il sapore, per gli Ebrei, di un ravvedimento. La tesi gioachimita, purtroppo, anziché veder attutiti i reciproci dissensi, coinciderà con l’avverarsi di un antigiudaismo cristiano quale raramente si è realizzato nel continente europeo.
Se questo è lo scenario, appena accennato per sommi capi, che caratterizza un lungo periodo di secoli, ci si chiede quale sia stato il ruolo di un personaggio che la tradizione ci ha consegnato con il nome di Prete Gianni e se debba considerarsi un personaggio leggendario più che una figura storica.
Il libro di Marco Giardini, Figure del regno nascosto, edito nella sezione Studi della collana “Biblioteca della Rivista di Storia e Letteratura religiosa” per Leo S. Olschki, entra nel merito del tema con un articolato dispiegamento di argomentazioni e con una ricchezza di riferimenti testuali che hanno il pregio di fare chiarezza, pur senza porre la parola fine, intorno a un intreccio di questioni rimaste per lungo tempo controverse.
Si chiede l’autore del trattato se nella figura di questo sovrano leggendario non può essere colta un’espressione eminente di quel cristianesimo “purificato” che avrebbe potuto manifestarsi solo con l’esaurimento del tempo presente, soppiantando definitivamente le imperfezioni della Chiesa carnale, che in molti suoi rappresentanti è contrassegnata dalla corruzione e dalla cupidigia. E, al tempo stesso, quando parla del regno di questo Prete – si chiede ancora l’autore – non si può forse intravedere quel medesimo “regno nascosto” che, in ambito ebraico, era stato accostato al dominio delle dieci tribù perdute d’Israele, destinato a manifestarsi esteriormente alla fine dei tempi…?
Per offrire risposte a questi interrogativi, l’autore effettua una ricostruzione storico-letteraria di entrambi i testi e pone in evidenza i principali motivi simbolici che essi contengono, ciascuno peculiare alla rispettiva tradizione, ebraica e cristiana. Dalla lettura comparata delle due leggende gli è quindi possibile presentarci le contrapposizioni, ma anche le parziali convergenze, che hanno connotato i rapporti fra Cristiani ed Ebrei lungo il Medioevo e nella prima età moderna. Sembra quasi di poter dire che le due leggende, quella del Prete Gianni e quella ebraica, siano riconducibili ad un’unica radice, tanto più che i regni, di cui in entrambi i testi si parla, sono collocati in una realtà geografica lontana, in un non meglio definito Oriente, qualificati con peculiarità messianiche, che si manifesteranno alla fine dei tempi. Non è possibile ripercorrere l’avvincente excursus narrativo che l’autore del saggio compie lungo le oltre trecento pagine del libro. Basti dire che gli intrecci politico-istituzionali, filosofico-teologici, storico-letterari offerti dal tema sono qui scandagliati con un approccio convincente e metodologicamente sorprendente.
Ci si chiedeva all’inizio se Cristiani ed Ebrei arriveranno mai ad abbracciarsi nel nome dell’unico Dio. Non saprei rispondere. Oggi rilevo che gli incontri e i colloqui ai più diversi livelli di confronto e di dialogo, che pur costantemente si realizzano, sembrano avanzare con grande prudenza e circospezione ma, non possiamo negarlo, prendiamo pure atto che diverse barriere basate sul pregiudizio sono pure cadute da entrambe le parti.