“L’ultima lacrima di Ulisse”, le nuove “Poesie d’amore errante” di Augusto Funari
settembre 27, 2016 in Recensioni da Piera Maculotti
Ulisse torna: lacero, mendìco, sconosciuto. Solo il vecchio cane Argo, dopo 20 anni, riconosce il suo padrone. Lo vede, si commuove, e muore.
C’è grande emozione, vivo dolore (e pudore) nel silenzio de L’ultima lacrima di Ulisse (Phasar pp.101) come titola la nuova silloge di Augusto Funari, medico, autore di libri intensi, delicati, eleganti. È così anche per queste Poesie d’amore errante lungo i meandri di una quotidiana Odissea tra sogni, affanni e rimpianti. Un viaggio attento alle povere tristezze comuni, alle gioie semplici, nel crepuscolare lucido disincanto di chi sa che la vita è così.
Solitudine, dubbi, disillusione: sostanza viva di una poesia che spazia dai grovigli d’un amaro spleen esistenziale – stretti vicoli insidiosi e muri grigi, la vita – alla carezza dolce dell’amatissimo gatto, maestro nell’arte del vivere, capace di amore e stupore. Un gatto vecchio e saggio, un po’ come Argo, il cane che – nell’omerica lacrima d’Ulisse – vivrà per sempre, salvato dal buio dell’oblio.
Legami profondi e segreti, un’affettività sincera, una sensibilità autentica, spesso nascoste al fondo di quel porto sepolto nell’animo del poeta, in quel mare dell’inconscio dove palpiti e passioni, paure e miraggi chiedono di risalire alla luce.
Così – sulla pagina – il pianto si fa canto che libera e lenisce… Contatto col profondo; specchio e catarsi.
Versi animati da sussurri interiori improvvisi e privi di pretese, dice l’autore. Desideri, speranze, attese. Tutte protese – con irriducibile tenerezza – verso un Tu femminile assente, sempre altrove. Una Lei senza nome, senza forma. Essenza. Assidua inafferrabile presenza: segno – e senso – dell’amore errante di chi – attraverso la parola poetica – si prende cura anche delle lacrime; di chi – come Augusto Funari – ha cuore e misura.