Le parole sono pietre
dicembre 9, 2022 in Recensioni da Roberta Basche
Eugenio Borgna con il libro Sull’amicizia pubblicato da Raffaello Cortina ritorna alle parole a lui care e all’importanza che hanno nei rapporti umani e, particolarmente, nella relazione tra medico e paziente.
Gentilezza, mitezza, dolcezza, delicatezza, fragilità, tenerezza sono descritte all’interno dei rapporti di amicizia esplorati in diverse situazioni e nelle diverse età della vita.
In questo percorso Borgna si fa accompagnare dai pensieri di Simone Weil, Emily Dickinson, Antonia Pozzi, Rainer Maria Rilke, Paul Celan, Ingeborg Bachmann, Nelly Sachs, Robert Musil e molti altri scrittori.
L’amicizia può resistere alla lontananza e si ravviva ad un nuovo incontro; l’amicizia necessita di solitudine e rispetto. La solitudine e l’intimità invocate da Borgna contrastano con l’immagine che oggi si dà dell’amicizia, sbandierata sui social network insieme al resto della propria vita. Può resistere e può svanire, perchè è un sentimento fragile essendo esposta alla stanchezza, alla disattenzione, alle incomprensioni, alla noncuranza, alla noia e all’aridità spirituale come scrive l’autore.
Borgna valorizza le amicizie e il pensiero femminili: “non è giusto, non è possibile generalizzare e nondimeno direi che le amicizie femminili sono più nutrite di interiorità e più tenaci, ma anche più consapevoli della loro importanza che non quelle maschili”.
“Le parole (..) come non considerarle essenziali nel fare nascere e nel mantenere viva nel tempo l’amicizia?”
In più punti del libro si accenna al rapporto medico-paziente e all’importanza dell’uso delle parole: “in psichiatria, e nella vita, dovremmo scegliere le parole che non siano mai oscure e banali, aride o opache. Non c’è una cura in psichiatria, ma anche nella vita di ogni giorno se non riflettendo sui significati liquidi e mobilissimi, che le parole hanno.”
È spaventoso pensare quante cose si fanno e si disfano con le parole. (Rilke)
L’amicizia è fatta di ascolto, gesti, sorrisi, carezze, l’amicizia (forse da intendere anche come fratellanza) ci fa uscire dai “confini del nostro egoismo e del nostro isolamento, della nostra indifferenza e della nostra noncuranza”.
Sull’importanza dell’ascolto e della delicatezza, necessaria da parte dei medici nell’atto della cura, Borgna cita l’esperienza di Wanda Połtawska una donna che ha fatto parte della resistenza polacca e che è stata rinchiusa nel campo di concentramento di Ravensbruck per quattro anni. Sopravvissuta si è laureata in medicina e specializzata in psichiatria.
Nel Diario di un’amicizia descrive la sua esperienza di malattia e la mancanza di umanità riscontrata durante le cure.
“Una medicina senza umanità (…) nessuno di loro dice una parola cordiale o calorosa. (…) Vengo rovistata come una cosa; il mio corpo- come se mi fosse estraneo! Rovistano, denudano inesorabilmente, toccano brutalmente, inutilmente senza un’ombra di delicatezza”.
Questo breve testo di Eugenio Borgna sembra fuori dal tempo se ci confrontiamo con ciò che accade oggi nel mondo: gentilezza, delicatezza, mitezza, dolcezza sembrano introvabili, la fragilità viene calpestata, ignorata, esiliata, emarginata, non solo in ambito psichiatrico, il linguaggio è violento ed aggressivo.
Quale speranza ci rimane?
Rifugiarsi nell’amicizia, coltivarla.
Il paradiso non è più lontano
Dalla contigua stanza
Se un amico in quella stanza attenda (…) (Emily Dickinson)
di Roberta Basché