L’architettura come scienza della storia
gennaio 23, 2013 in Architettura e urbanistica da Mario Baldoli
Ora bisogna applicare il metodo hegeliano all’architettura fino a darne una storia scientifica che avverrà quando sarà in grado di legarsi alla storia generale.
In realtà corrispondenza e coerenza con la situazione storica si è avuta a partire dall’Oriente, in Grecia e a Roma e durante tutto il Medioevo quando il linguaggio e le forme dell’architettura derivavano dalla società coeva. Lo stile gotico fu il suo punto di eccellenza.
Ma dal Cinquecento l’architettura “adottando lo stile antico non creò l’opera del rinascimento, come si dice, ma della decadenza”; si allontanò dalla società e non fece che ripetere se stessa, mentre col barocco si smarrì addirittura il gusto.
La sintesi da raggiungere sarà la corrispondenza tra storia generale e storia dell’architettura. Il periodo scientifico non è ancora cominciato, benché ne abbiano gettato le basi Winckelmann, Schiller, Hegel.
Il metodo scientifico applicato alle arti è arrivato a definire i legami delle arti tra loro. Se anche la storia dell’architettura accettasse questo metodo avremmo quella storia scientifica dell’architettura che avrebbe il suo compimento nella storia generale e ad essa porterebbe il suo contributo.
L’architettura dell’Ottocento, secondo Marselli, ha come scopo l’utile, non la bellezza, è una conseguenza dell’età scientifica, un passo verso l’emancipazione dello spirito, un superamento della specializzazione, in attesa di quella scienza dell’architettura auspicata. E qui si nota come l’hegeliano Marselli si trovi, nel clima ormai positivista di fine secolo, a parlare di scienza come ideale da raggiungere. Aveva scritto il filosofo Nicola Abbagnano “Il positivismo è l’idealismo della scienza”. Marselli è forse già pronto al tradimento delle sua tesi iniziali.