La porta stretta del Garda per entrare nell’Unesco
marzo 3, 2014 in Approfondimenti da Mario Baldoli
Le ambizioni. Il 21 luglio scorso il “Corriere Brescia” lancia la proposta di far entrare il Garda nella lista Unesco dei Patrimoni dell’umanità. Grande successo.
Il Consiglio regionale della Lombardia approva all’unanimità il 7 ottobre scorso una mozione in proposito e si impegna a lavorare in questa direzione. Fa anche un paio di raccomandazioni: migliorate il sistema di depurazione delle acque e trovate un marchio unico per tutto il lago. E’ il 7 ottobre.
Il 10 novembre la Giunta comunale di Desenzano promuove un convegno in cui si confronta un’altra realtà riconosciuta Patrimonio dell’umanità: le Dolomiti, che hanno qualche analogia: un territorio che si estende fra 3 regioni e 5 provincie. Il Garda partecipa di 3 regioni e 3 province. La cosa è fattibile. Gli amministratori discutono: si dovrà chiedere se essere riconosciuti come sito naturale (le Dolomiti) o sito naturale e artistico.
In provincia di Brescia l’Unesco già tutela l’insediamento palafitticolo del Lavagnone tra Desenzano e Lonato, Capitolium e Santa Giulia in città. Perché non il Garda?
Il percorso burocratico è chiaro: dalle tre regioni, al governo, all’Unesco.Ciò che non si dice. L’Unesco non darà necessariamente protezione a tutto il Garda come appare tracciato sulla mappa, ma potrebbe scegliere solo qualche luogo “meritevole”. Così è avvenuto anche per le Dolomiti, che sono un sito “seriale”: solo qualche luogo “merita” la protezione, ma il contesto è fondamentale per la riconoscibilità.
Difficile quindi che rientrino nel patrimonio dell’umanità quei paesi sepolti dalle case (se abbiamo l’ingenuità di chiamarle tali), o raggiunti da gallerie che sembrano antri di streghe e, come tali, fuori norma da decenni. Ci si potrebbe anche chiedere perché percorsi fuori norma possano essere attraversati da migliaia di auto, pullman e camper, ma è un altro problema.Più suggestivo ancora è il tratto di costa veneta illuminato da Gardaland e altri giochi.L’ambiente del lago è fortemente compromesso. Il collettore, costruito 30 anni fa per disinquinare l’acqua raccogliendo le acque reflue dei comuni, è ora inadeguato al suo compito (milioni di turisti si affacciano sul lago d’estate). A parte il fatto che i comuni trentini non sono collegati, preferendo disinquinarsi da sé.Che fare col traffico dei motoscafi che non rispettano nessuna norma di velocità e di avvicinamento alla costa e creano vittime ogni anno? Si è detto anni fa a una conferenza su tali incidenti, conferenza a cui ho partecipato, che quando un motoscafo vede un pallone da sub, sente irresistibile il bisogno di fargli un giro intorno, evidentemente per salutare.
Sono stati costruiti porti mostruosi per alloggiare centinaia di motoscafi. Che farne? Si può vietare il motore, come nell’alto lago Trentino (dove pure sono state introdotte varie deroghe)? Senza motore: sarebbe una scelta di civiltà, o una rinuncia all’ebbrezza della vita? L’elenco può continuare.
Infine, a cosa serve entrare nel Patrimonio dell’Unesco che già protegge 900 siti sparsi in 145 Paesi, soprattutto in Italia?
Maurizio Tira, professore di Tecnica e Pianificazione Urbanistica all’Università degli Studi di Brescia, assessore all’urbanistica a Desenzano, sostenitore dell’idea Unesco, pensa che entrarne a far parte sia uno stimolo, un obiettivo: “Amministratori e popolazioni del Garda devono trovare una guida all’azione in questa vision, piuttosto che continuare nel consumo del territorio e del paesaggio. La gente deve capire che può vivere meglio e guadagnare anche di più con uno sfruttamento diverso delle risorse offerte dal lago. L’iter sarà lungo, forse cinquant’anni, non so se riusciremo a vederlo, ma merita incamminarsi per questa strada”.