La nostalgia felice di Amèlie Nothomb
marzo 2, 2014 in Recensioni da Andrea Zucchini
Torna, puntuale come ogni anno, Amélie Nothomb con il suo romanzo, che questa volta s’intitola La nostalgia felice (Edizione Voland) ed è un racconto interamente autobiografico, che narra del suo viaggio in Giappone fatto nel 2012, dopo sedici anni di lontananza. Un documentario girato dalla televisione francese Channel 5 è stato, per la scrittrice, il pretesto per tornare nella terra natale.
Il libro si legge d’un fiato, come i suoi romanzi precedenti. Quest’ultimo, infatti, si può forse definire il seguito di Stupore e tremori, dove l’autrice racconta la sua infanzia, e di Né di Eva né di Adamo, dove narra la storia d’amore con Rinri. L’opera consiste in una serie di riflessioni e in un paesaggio, quello giapponese, che cambia man mano prosegue il viaggio. L’autrice si mette a nudo costruendo un testo dove, più che le azioni, dominano i pensieri. Il libro è anche il “dietro le quinte” di quello che viene girato nel documentario. L’incontro commovente con la sua anziana tata che non ricorda il terremoto ma ricorda benissimo Amélie, il fidanzato “sedotto ed abbandonato” Rinri, la visita alla città Tokyo prima e di Fukushima dopo la catastrofe fa ripercorrere al lettore il suo viaggio emotivo, partendo da Kobe, la sua città natale. Un viaggio che terminerà, sorvolando il mondo, con il ritorno a Parigi.
Nel libro, la nostalgia è felice perché riguarda la nostalgia orientale, che è positiva, il ricordo è bello e serve a guardare oltre, diversamente dalla nostra nostalgia occidentale che guarda al passato in maniera triste. Alla domanda: “Di che colore era la nostalgia per lei?”, la Nothomb senza esitare ha risposto: “La nostalgia occidentale è blu, mentre quella orientale è gialla”.
“Amèlie Nothomb o si ama o si odia”, dicevano i suoi lettori alla presentazione di Milano. Per saperlo, bisogna leggerla.