Islam, emigrazione, studio, nozze: parla una giovane del Marocco
maggio 20, 2015 in Interviste, Nuovi cittadini da Mario Baldoli
Zainab è una giovane nata in Marocco, frequenta a Brescia la facoltà di giurisprudenza dopo il diploma di liceo magistrale.
Suo papà è un operaio, è venuto per primo in Italia e ha fatto poi venire la famiglia.
Le chiedo:
Perché hai deciso di continuare gli studi?
Per noi musulmani è una delle strade che apre le porte a Dio, inoltre lo studio migliora la civiltà di un popolo.
Come ti sei trovata in Italia e a scuola?
Bene. Al liceo, facendo diritto e scienze sociali, i professori mi hanno aiutato moltissimo a scegliere il mio corso universitario. Interagivo con i miei compagni, sono ancora in contatto con molti di loro. Mi conoscono, sanno cosa posso e non posso fare. Non mi chiedono perché porti il velo o se mangi carne di maiale. Hanno imparato molte cose di me e io molte di loro. Anche all’università mi trovo bene e ho stretto delle belle amicizie.
In università eri presente al convegno su “ Guerre e conflitti nel mondo”. Che ti è sembrato?
La giornata è stata interessante, con tanti punti di vista che insieme però confluivano in un unico concetto: la solidarietà. A proposito della disperazione che sta travolgendo in questo periodo i popoli del nord Africa, si è parlato di una cooperazione a livello di organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali, del ruolo della politica, degli stati. E’ importante lanciare questi appelli che fanno crescere la solidarietà: il rispetto dei diritti dell’uomo è la cosa più importante.
Come vedi la tragedia del nord Africa dopo le rivoluzioni?
Ci sono soggetti che cavalcano la situazione per i loro interessi. Ma l’obiettivo centrale per noi è la democrazia e la giustizia. I governi europei devono capire che oggi nel nord Africa la realtà è diversa dal passato, devono appoggiare la strada della democrazia, non lasciare dietro le quinte chi ha vinto le elezioni. Ci vorrebbe un esame di coscienza e si dovrebbe intraprendere la strada giusta.
In Italia ci fu il Mare Nostrum, poi si è passati al Triton, adesso si pensa alla distruzione dei barconi sul posto.
Questa non è una soluzione. Il Mare nostrum è stato un impegno importante per l’Italia. L’Italia ha fatto un grande lavoro, ma da sola. L’Europa non può pretendere di dare solo soldi, ci vuole una responsabilità condivisa. Responsabilità condivisa significa elaborare progetti e azioni volte a un’emigrazione regolare che non vuol dire andare a distruggere i barconi colpendo magari anche chi non c’entra. Occorre anche un lavoro di intelligence per contrastare la criminalità organizzata. Prepararsi a un’accoglienza sul territorio con un progetto e una cooperazione. Ognuno deve fare la sua parte.
Alcuni partiti dicono di limitare il numero delle persone che entrano nel loro stato.
Chi viene non viene per piacere, chi viene sono persone che scappano dalle guerre, da una morte certa, il mare per loro rimane l’unica speranza. La solidarietà dovrebbe prevedere l’accoglienza di un certo numero di persone stato per stato, una cooperazione, un progetto che agevoli i trasferimenti. La priorità è salvare le vite, non possiamo lasciar morire, dobbiamo lavorare in questo senso. Tutti, anche in Europa, sono stati emigranti.
Nei secoli passati l’Europa ha colonizzato molti Paesi con le armi. Credi che ora si ritorni a una guerra tra cristiani e musulmani?
Non c’è guerra tra cristiani e musulmani, può esserci solo interazione. Il Corano testimonia la collaborazione. Dicono dei versetti: O uomini vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinchè vi conosceste a vicenda.
La guerra è contro le religioni. Isis attacca musulmani e cristiani. Gli estremisti sono anche contro di noi. Il Corano dice anche: Dialogate con belle maniere, con la gente della scrittura eccetto quelli di loro che sono ingiusti. Dite a loro: crediamo in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere su di voi. Il nostro Dio e il vostro Dio sono lo stesso Dio, ed è a lui che ci sottomettiamo. La convivenza tra musulmani e cristiani ha radici antiche. In Marocco i cristiani hanno le loro chiese, c’è una convivenza pacifica. Le guerre dipendono da interessi economici.
Cosa fare con l’Isis?
I fedeli dell’Islam prendono decisamente le distanze da questi criminali, autori di barbarie che non hanno nulla a che fare con il nome di Dio e i valori di pace. Per l’Islam prima di tutto viene la persona umana. Il Corano non ammette la violenza né la distruzione delle opere d’arte. Isis strumentalizza i simboli religiosi dell’Islam. È necessario il massimo dell’impegno da parte di tutte le democrazie per combattere questo fenomeno senza precedenti. Ci sono tantissimi italo-musulmani impegnati in organizzazioni internazionali, solidali, che danno un contributo con grande impegno. La mia solidarietà va a tutte le vittime del terrorismo.
In tutta Europa ci sono partiti razzisti.
Ci sono razzisti, ma noi cerchiamo di non dare valore a ciò che dicono, andiamo avanti per la nostra strada e lottiamo per la nostra causa: una convivenza pacifica, fatta di rispetto reciproco e valorizzazione della diversità culturale.
Dove vi incontrate a Brescia?
In via Corsica c’è il centro culturale islamico, dove ogni fedele si reca per la preghiera, anch’esso è attivo socialmente ed aperto a incontri finalizzati al confronto tra le diverse ricchezze culturali.
Cosa farai finita l’università?
Non ho ancora pensato al tragitto da seguire, ma sicuramente mi piacerebbe fare esperienza in un’organizzazione umanitaria, magari a livello organizzativo.
E il tuo velo?
Il velo non è un impedimento per la donna musulmana che può tranquillamente lavorare. Tra noi ci sono donne anche laureate, non solo casalinghe, e il velo non è un ostacolo. Bisogna farlo capire perché le donne faticano molto a trovare lavoro e, se lo trovano, i proprietari ti mandano dietro le quinte.
Com’è il matrimonio in Marocco?
Il matrimonio marocchino si basa sui principi dell’islam, ossia di un’unione tra uomo e donna basata sulla complementarietà e la misericordia reciproca, che sono sentimenti e valori importanti in una relazione coniugale e che rappresentano i pilastri su cui si costruisce il sentimento di amore tra i coniugi. Sul piano giuridico si tratta di un contratto legale fra privati stipulato davanti ad un Adoul (notaio con funzioni giuridiche islamiche) che ne accerta la validità e lo registra presso le autorità giudiziarie preposte. La validità del matrimonio è subordinata al rispetto di alcuni requisiti religiosi: il consenso della sposa e del suo tutore (padre o altro membro della famiglia), la presenza di due testimoni, la pubblicità del matrimonio, la dote pattuita in comune accordo e certificata nell’atto del matrimonio ed altre condizioni che le parti possono aggiungere a loro discrezione; i coniugi si impegnano al rispetto dei diritti e doveri di competenza dell’una e dell’altra parte. Si tratta di un inizio di unione non solo di due persone, ma l’incontro di due famiglie in cui la buona reputazione nella comunità e il buon comportamento sono alla base di questa nuova conoscenza. Si ha quindi una fase di fidanzamento ufficiale in cui i giovani assieme alle loro famiglie approfondiscono la loro conoscenza e successivamente la stipula del contratto di matrimonio e la cerimonia.
La cerimonia del matrimonio marocchino è molto ricca di tradizioni e festeggiamenti che durano diversi giorni a seconda della regione in cui si svolge: il giorno dell’henné che cade solitamente di venerdì (in cui la sposa decora le mani e i piedi di henné e la famiglia dello sposo porta i regali a casa della futura moglie) e i successivi giorni in cui si invitano parenti amici e conoscenti per condividere i momenti di gioia per questo grande evento della vita degli sposi. Il tutto arricchito da vestiti tradizionali, balli e canti tradizionali e piatti tipici della cucina marocchina (Tajin alle prugne, pollo condito alle olive e limone e gli immancabili squisiti dolci e tè alla menta).