In Versilia un bagno nella realtà
settembre 17, 2013 in Approfondimenti da Mario Baldoli
“Marchionne ha due vacche, le fa pascolare a Torino e le munge a Detroit”. Una delle tante battute di Paolo Rossi alla Festa del Fatto Quotidiano tenuta dal 6 all’8 settembre a Marina di Pietrasante, al Parco La Versiliana, un immenso bosco di lecci e pini. Quattordici incontri, vignette di Natangelo (l’umorista del giornale) più tre serate al teatro del parco con Paolo Rossi, Travaglio, Elio e le Storie Tese.
Secondo il Fatto, 12.000 presenze. Il numero è attendibile perché per ogni iniziativa era necessario ritirare un cartoncino. Niente salamine, un ambiente essenziale con un bar-ristorante, un grande teatro, uno spazio per i dibattiti e le proiezioni. Età media dei presenti almeno 50 anni. Caratteristiche sessuali? Metà donne, metà uomini. Ospiti eccezionali, poco o non schierati nei partiti: le figlie di Biagi, Loris Mazzetti, Padellaro, la costituzionalista Lorenza Carlassare, il direttore di Micromega Flores d’Arcais, Antonio Ingroia, Antonio Di Pietro. Dario Fo, Aldo Busi, Vinicio Capossela, Peter Gomez, Michele Emiliano, Stefano Feltri, Oliviero Beha, Ferruccio Sansa, Paolo Mieli, Michele Santoro. Persone tutte, anche quelle in politica, che ragionano con la propria testa senza sentire il fascino di chi governa né di chi sta all’opposizione. Ma chi governa? In Italia governa l’opposizione.
Qualche battuta: Loris Mazzetti dice che Enzo Biagi fu allontanato dalla televisione non per l’intervista a Benigni, come si crede, ma per quella a Montanelli, grande nemico di Berlusconi. In essa vi era una battuta che il direttore gli chiese di togliere in fase di montaggio. Informato della richiesta, Biagi disse: “No, saltiamo la puntata”. A quel punto Mazzetti e i suoi collaboratori, spostarono la battuta cambiandone leggermente le parole. L’intervista andò in onda, ma Biagi, Santoro e Luzzatti furono cacciati dalla televisione con l’editto bulgaro di Berlusconi: fanno una televisione criminosa.
Nel dibattito sulla Costituzione sono stati messi in luce soprattutto i tentativi dei partiti di modificarla, a cominciare dall’abolizione dell’art. 138, “l’architrave della Costituzione” perché obbliga il Parlamento a due votazioni di Camera e Senato a distanza di tre mesi e un referendum se la maggioranza raggiunta non è di due terzi, quindi dà anche alla gente la possibilità di esprimersi. Se cade quell’articolo, la Costituzione sarà in balìa dei segretari di partito. Ma, tutti concordano: è quasi impossibile che in Parlamento si raggiunga una maggioranza di due terzi, quindi ci deve essere un referendum, e qualche anno fa proprio un referendum confermò la Carta costituzionale così com’è bocciando i tentativi di modifica. Tuttavia varie aggiunte sono state fatte, tutte scellerate, come il pareggio di bilancio e il “giusto” processo. Ma se si imponesse la tirannide, esiste anche la “resistenza all’oppressione” (Carta dei diritti dell’uomo e del cittadino, Rivoluzione francese, 1789)
Ancora difficile è risultato il dibattito tra Cinque Stelle e Partito Democratico. Solo il cambiamento della legge elettorale pare al momento fattibile insieme.
L’ultima sera Paolo Mieli e Santoro hanno psicoanalizzato gli italiani: come mai certi popoli si innamorano dei dittatori? Da Hitler a Stalin a Berlusconi, tutti in modi diversi hanno avuto un grande seguito. La zone grigia – come la chiamava Primo Levi – si mette prontamente al servizio.
Concludo questo estremo riassunto con un’altra battuta di Paolo Rossi: uno del Pd incontra in cielo Berlinguer che gli chiede informazioni sulla situazione. Molto imbarazzato, il nostro politico non si sente di dirgli la verità, quindi gli spiega che il partito comunista è al potere, che tutto va bene ecc. Alla domanda di Berlinguer: che ne è della questione morale, il nostro risponde: “L’abbiamo risolta alla radice, abbiamo abolito la morale”.