“Il treno di Ignazio” di Giuseppe Raspanti
settembre 23, 2017 in Recensioni da Piera Maculotti
Un viaggio sulle tracce di remoti respiri. Intricati e vivi; filanti su binari che scendono giù, verso l’infanzia nel sole del Sud, tra le onde del mare e gli scogli del crescere. Nomi, volti, ricordi d’altri tempi; dentro altri luoghi, cangianti spazi dell’anima…
Corre, sosta, traballa; poi risale Il treno di Ignazio (La Quadra, 94 pagine), raffinato gioco narrativo e linguistico uscito dalla penna esperta di Giuseppe Raspanti.
Ignazio, in fuga dal frastuono dei pensieri, dall’urto di un vuoto che pesa, ama il rito lento del gioco delle carte, nell’antica casa, col vecchio zio dalla serafica pazienza vincente.
Silenzio e attesa.
Fermo in un tempo sospeso, lui – che ha il viaggio nel sangue, il treno nel cervello e il mare calmo nel sogno – parte… Ritorna all’estate bambina: Palermo, Bagheria, il litorale, la casa sul corso con le grasse zie zitelle vocianti e lui, monello insonne, ingordo di curiosità. I due genitori girovaghi di modi e di fattezze colte e nobili: il padre colonnello, siculo alto, triste e severo, uomo di battaglie e di nostalgie; la madre pugliese, medico amante delle feste…
Memorie e fantasmi, onirici e no; evocazioni fino alla lontana ardua nascita. Quando il picciriddu esce storto, segnato nel corpo e nei sogni, teso poi sempre ad aggiustare lo sbilancio… Sono grovigli d’emozione; sprazzi di bellezza; e il bisogno di ricomporre i pezzi: sorrisi, paure, fughe; desideri e scoperte. Frammenti di un tesoro intimo, misterioso, di un uomo maturo, inquieto, e solitario; mosso dai due grandi amori: la ferrovia e il basket. Partenze e Partite. Rischi. Fischi e Segnali. Transiti.
Siamo in viaggio. Siamo in vantaggio!
Una sfida, la vita; un passaggio, con sempre nuovi passi di partenza, da giocare con cura e passione. Le stesse virtù messe in campo dalla prosa lirica, rapida e precisa, di Giuseppe Raspanti.