Il migrante è un bene inevitabile, quindi facciamogli del male
luglio 27, 2015 in Approfondimenti da Mario Baldoli
Nell’aula del tribunale ci sono tre facce sporche, tre imputati schiacciati da prove evidenti, recidivi da decenni, con le mani sporche di sangue: sono l’Unione europea, l’Italia, i mass media. Si accusano a vicenda, ma per gioco. Sanno che nessun giudice potrà mai condannarli.
Il convegno Emergenza alimentare, flussi migratori e lavoro, organizzato per Expo dall’Università Milano Bicocca, Comune di Brescia e Cgil, tenuto mercoledì 22 nel quasi restaurato palazzo Martinengo Colleoni (dove risiedeva il tribunale, quello vero) ha tragicamente confermato – approfondendo qualche aspetto – quanto da anni sanno tutti: che i paesi ricchi non vogliono migranti; che chi si schiera dalla parte dei migranti perde le elezioni; che il problema migrazione è amplificato, gridato, falsificato, e resta un problema senza regole, affidato alle contraddittorie legislazioni nazionali.
L’hanno detto Fabrizio Spada, responsabile dell’Ufficio rappresentanza della Commissione europea; Tiziana Vettor, docente di Diritto del lavoro alla Bicocca; Marco Fenaroli, assessore all’immigrazione del comune di Brescia; Maria Luisa Venuta del Museo dell’Industria e del lavoro di Brescia, Marco Paggi, avvocato giuslavorista dell’ASGI, Damiano Galetti, della Cgil di Brescia. Prima accusa: l’Europa non può far niente perché manca una base giuridica per intervenire. Un fatto che blocca ogni discorso, che dovrebbe pesare sulla coscienza di tutti.
L’immigrazione è un problema degli Affari Interni, su cui decide ogni Stato. Potrebbe far qualcosa il Consiglio europeo, formato dai capi di governo dei 28 stati che ne fanno parte, magari sollecitato dal parlamento, composto dagli stati membri, ma questo non succede perché gli unici interessati sono Spagna Italia e Grecia, anche se è la Germania che assorbe il maggior numero di migranti perché la sua economia è la più forte.
Secondo dati del 2013 (dati che variano in base ai criteri di controllo dei vari enti), nel mondo i migranti “regolari” sono circa 232 milioni, il 3% della popolazione. In Europa sono 21 milioni, il 4,1% della popolazione. Negli Stati Uniti sono il 15%. In Italia su 61 milioni di abitanti, 5 milioni sono stranieri. Gli stranieri residenti in Lombardia sono poco più di un milione. La provincia di Brescia ha, in proporzione, la percentuale più alta: 170.000 stranieri su 1.200.000 abitanti.
A Brescia il Comune ha dato loro il voto attivo e passivo (cioè votare ed essere votati) per cui 9 migranti sono entrati nei consigli di quartiere.
I centri immigrazione di Regione e Provincia non operano, la Questura è di secondo livello, cioè con organici inadeguati ad affrontare il problema. Ciononostante a Brescia 1000 migranti all’anno ottengono la cittadinanza italiana. Ma che fare degli altri?
Torniamo all’Italia, dove gli stranieri godono di vari svantaggi: la crisi economica li ha colpiti per primi aumentando i disoccupati e facendo scendere di un quinto le rimesse, ridotte a 5,5 miliardi; l’affitto annuale al mq costa allo straniero 115 euro rispetto ai 97 di un italiano; il tasso di impiego è all’80% rispetto al 90%,; la tenuta occupazionale è al 51% rispetto al 71% .
E chi decide se il migrante fugge da una guerra (in tal caso in Italia è tutelato) o “solo” dalla fame? Il confine è molto labile. Decide una persona, seduta a un tavolo. Le conseguenze sono ovvie, dipende davanti a chi si capita: a Padova il 90% è respinto, la media nazionale è del 55%. E dove si mandano i rifugiati?
Di solito si fa una sanatoria, con la solita battaglia tra poveri per chi dimostra di essere arrivato prima, lavorare, meritare il permesso di soggiorno. L’approccio è solo e volutamente emergenziale, fatto per produrre l’irregolarità. Perché ai padroni interessa manodopera a basso costo. Si dovrebbero perseguire questi individui, ma gli immigrati stessi sono loro complici per salvare il proprio lavoro. La tratta degli uomini non è mai cessata.
A differenza di quanto si fa credere, una parte minima arriva su barconi o appesa a un tir. I più arrivano con regolare permesso temporaneo, poi restano. Diversa l’immigrazione clandestina, fra 2 e 5 milioni, in continuo spostamento.
Contrastare l’immigrazione è impossibile. La gente riusciva a superare anche il muro di Berlino, dove pure si sparava e si uccideva, passa anche il chilometrico muro che gli Stati Uniti hanno alzato col Messico, il muro più tecnologico del mondo.
Come possono i migranti togliersi la fame? Che accesso hanno al cibo? Di solito mangiano cibi confezionati, per esempio da McDonald’s dove anche socializzano. Chiudere un Kebab è colpire anche la portata del loro gusto, dato che ogni persona ha l’alimentazione di una propria cucina. A Brescia c’è il cross-point che fa da mangiare, c’è un’economia di sostegno alla vita quotidiana, il microcredito. Ma scivolare nella miseria è facile, come nella criminalità.
In Italia le capacità di lavoro dei migranti sono svalutate, ma sono persone che sanno fare molte cose, molti una formazione scientifica. In Italia non interessa. Anzi, le famiglie tolgono i figli dalle scuole dove ci sono molti immigrati, le tasse che pagano per le scuole private sono abbondantemente scalate dal reddito.
La popolazione in Europa è in forte diminuzione. Occorrono immigrati che lavorino e paghino le nostre pensioni, ma in un contesto in cui tutti vivono nell’incertezza economica, con chi prendersela? Con quello che si distingue subito: il nero.
Un ente senza reputazione come la Banca Mondiale fa sapere che a un aumento del 3% dei migranti (nel mondo) corrisponde vent’anni dopo un guadagno dell’economia mondiale di 365 miliardi di dollari, pari ad un aumento dello 0,6% del reddito mondiale.
Come sempre in questi dibattiti emerge cosa non si fa, a volte cosa si dovrebbe fare, proprio mentre i tre imputati se la spassano sulle loro poltrone sporche di sangue. All’incontro erano presenti 15 persone, fra cui 5 neri.
I capi dei partiti razzisti nel mondo conoscono questi dati. Come chi vende armi nelle tante guerre in corso e chi le alimenta. Le guerre si estendono e sono sempre più vicine, l’Europa esce dalla democrazia, così come la guerra è sempre il modo più spiccio di uscire dalle crisi.