Il grande cane nero (Racconti e lampi) di Ruggiero Flora
marzo 26, 2014 in Recensioni da Piera Maculotti
La vita è una trappola: un vuoto sospeso tra caso e caos. L’amore un abbaglio (spesso uno sbaglio); il sesso e la sorte s’intrecciano alla morte.
Lo racconta Il grande cane nero (ilmiolibro pp.123 €12) del bresciano Ruggiero Flora, noto anche per il suo impegno politico e sindacale. Trentotto “Racconti e lampi“, storie varie, veloci, strane: si aprono con “Il sorriso” – amaro e improvviso – che un cane scopre sul volto del morto tra rovi e rifiuti e finiscono nel rumoroso afrore di una “scomoda casa” metallica, “Il cassonetto”.
Un po’ kitsch, un po’ trash, il mondo attorno – metropolitano e non – è un treno che va e che torna, estraneo e stanco, dentro un paesaggio che cade a pezzi.Spaccio. Prostituzione. Sassi, spari, sangue. Una moglie squartata, una lei strangolata: amore, rancore, rabbia… Tutto è precario nel formicaio umano che l’autore disegna; un quadro di noia e desolazione: reietti, topi e barboni, logorroici capetti e molti inetti, deportati e disperati, di ieri e di oggi. Indifferenza e angoscia; l’odio smisurato di uno “nato sbagliato”; una rossa procace che invita a cantare il giovane cadavere dalla “bella voce sepolcrale”… Tocchi surreali di favole ora truci, ora struggenti e dolci; alcune enigmatiche e lievi come le fronde di una nicchia verde, rifugio d’ombra tra rami d’albero. Efficaci immagini, spesso metafore (la feritoia del castello medievale, il corpo sinuoso di un saldo violino lucente…) E tanti “mostri”: alcuni scendono dai piani alti della mente, altri, nascosti e sepolti, salgono dal sottosuolo dell’anima. Insieme raccontano l’assurdo, l’azzardo e quella banalità del male quotidiano – cupo, kafkiano, senza qualità – che Il grande cane nero osserva, fiuta, sente… Mentre la scrittura di Flora registra e gioca, senza guinzaglio, in libertà.