Il cuore e il sangue dell’Inghilterra, ma anche 200 musei
luglio 9, 2015 in Libri perduti o da tradurre da Mario Baldoli
E’ lungo solo 322 km, ma è il fiume della vita. Come solo il Reno e il Danubio lo sono in Europa. Si può percorrerlo in bicicletta, sia pure scostandosi spesso da lui, ma divertirsi anche a casa sfogliando uno splendido libro, The Thames di Derek Pratt, Bloomsbury 2012 (II ed.), libro di cui raccomandiamo la traduzione.
Duecento fotografie di grande formato, accompagnate da didascalie che raccontano dove siamo, sotto che ponte, in quale ansa, in quale parco o villaggio, perché il Tamigi passa accanto a poche città: Reading e Oxford, le uniche importanti, oltre a Londra.
Ma non è bello dimenticare Henley, un delizioso paese vicino a Reading, dove si celebra un’importante regata a remi che vede presenti le bennate dell’aristocrazia con gli eleganti cappelli, quasi si fosse a Wimbledon.
Chi ha altri gusti, cerchi nei dintorni una qualche fattoria dove gustare il the in foglie e i più goduriosi scons d’Inghilterra.
Il libro racconta il fiume dalla nascita nel Gloucestershire fino all’estuario.
Per chi non ha visto il il Tamigi, è una sorpresa che illumina gli occhi. Per chi conosce già il fiume, è un entusiasmante ricordo. Bracci che si aprono e si riuniscono, ampie deviazioni, laghi che si dilatano, case-palafitte, barche da diletto e da trasporto, austeri castelli, prati che la pioggia rende sempre verdi, una vita che scorre.
I Romani al suo estuario fondarono Londinium, un villaggio che diventò lentamente città, con problemi (la sua estensione distruggeva progressivamente le case dei poveri nelle periferie), molte curiosità e un’inedita professione: Dickens racconta come nei pressi dell’estuario, c’era chi raggiungeva in barca i cadaveri – non pochi – che vi scorrevano, per spogliarli e magari trovargli in tasca qualche scellino.
Ma Londra era anche altro, non solo la miseria di David Copperfield e l’umorismo di Pickwick.
Era il potere del denaro, e lo è ancora oggi dato che è il centro finanziario d’Europa (essendo l’Inghilterra praticamente uno “stato canaglia”), dove si vedono le più grandi differenze economiche, temperate dalla vivacità del suo cosmopolitismo, dai suoi spettacoli, dai suoi incomparabili musei.
Era il più grande porto d’Europa, descritto con ammirazione da Virginia Woolf nel racconto The docks of London: “Whiter, O splendid ship”, tanto entusiasta quanto è malinconico To Lighthouse, un po’ il suo contrario.
Ma ormai il Tamigi ha superato Londra, è quindi il momento di tornare in città con in mano un libretto necessario, anch’esso da tradurre: London’s Secrest, Museums & Galleries di Robbi Atilgan & David Hampshire, ed. Survivalbooks 2013.
Sono indicati 200 significativi musei. Vi si trova – fra i molti- la piccola casa di Shelley e il museo della polizia. O avete qualcosa contro la polizia?