Happy spread!
febbraio 4, 2013 in Crisi da Sonia Trovato
Grazie per avermi fatto concludere questi tredici mesi difficili e affascinanti. L’Italia è diventata un Paese più attraente e affidabile per gli investitori. Con queste parole Mario Monti ha staccato la spina all’esecutivo di tecnici che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto evitare al Paese il rischio del tracollo economico, attraverso una politica di austerity voluta dalla troika (Bce, Ue, FMI).
La ricetta “lacrime e sangue” ha proposto come primo piatto il Decreto salva-Italia, che l’Italia non l’ha salvata ma in compenso ha introdotto pesanti tagli agli enti locali e ha fatto allontanare l’agognato momento della pensione per molti che ormai si apprestavano a dedicarsi a tempo pieno a hobby trascurati e nipotini. Niente da fare, c’è la crisi. Pazienza se i parlamentari possono ottenere il vitalizio dopo una sola legislatura. Durante la conferenza stampa di presentazione del Decreto la Fornero si è lanciata in un’inedita interpretazione di Non ci resta che piangere, prima di farci pregustare, nei mesi successivi, un remake degli Spietati di Clint Eastwood. In un anno, il governo è riuscito a tradire tutti le etichette melliflue che l’opinione pubblica gli aveva preventivamente affibbiato:
ONESTÀ – La smentita arriva già nel gennaio 2012, quando Carlo Malinconico, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è costretto alle dimissioni per essersi fatto pagare le vacanze dall’imprenditore Francesco Piscicelli, beccato, in un’intercetazione telefonica registrata la notte del terremoto all’Aquila, a ridere e fregarsi le mani pensando ai guadagni della ricostruzione. Lo segue, tanto per non farlo sentire solo, il sottosegretario alla giustizia Andrea Zoppini, indagato per concorso in frode fiscale e dichiarazione fraudolenta. In giugno anche Corrado Passera, ex numero uno di Banca Intesa, viene iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Biella, con l’accusa di aver aggirato il fisco. A differenza degli altri due, il responsabile del dicastero dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture non ritiene di doversi fare da parte.
SERIETÀ – Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle politiche sociali, evidentemente ansioso di dimostrare una certa continuità con le gaffes del governo precedente (il padre, del resto, ha collaborato col ministro Brunetta), il 24 gennaio dello scorso anno defnisce sfigati coloro che a 28 anni non hanno ancora conseguito la laurea. Avrebbe potuto includere nella categoria anche chi non ha un padre avvocato in Cassazione, non è amico di famiglia di Previti, non fa parte della Fondazione Craxi e non è diventato professore ordinario con una sola pubblicazione. Ma il fuoco serrato contro i giovani sembra diventare un leit motiv dei tecnici: se per Monti “il posto fisso è noioso” e per la Cancellieri “gli italiani sono fermi all’idea del posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà” (che si riferisse alla figlia della collega Fornero, che insegna, come i genitori, all’Università di Torino?), la titolare del Welfare preferisce usare un inglesismo e invita i giovani a non essere choosy, schizzinosi. In effetti, perché fare gli schizzinosi quando si può scegliere tra uno stage non retribuito e uno pagato 300 euro al mese?
Nel periodo tra marzo e maggio anche l’articolo 18 entra nel mirino della Riforma. Un comitato composto da Sel, Idv, Verdi, Rifondazione comunista, Fiom e Cgil ha raccolto le firme per indire un referendum e abrogare la Legge. I bocconiani fanno inoltre male i conti e 390 mila esodati rischiano di rimanere senza lavoro e senza pensione. Il 23 maggio ne vengono messi in sicurezza 130 mila. E gli altri 260 mila, per favore, non facciano gli choosy! La Fornero ricorda alle telecamere di Report che “questo governo non è stato chiamato a distribuire caramelle”. Provate a fondare un istituto bancario o a scavare un tunnel in Val di Susa e vedrete che qualche finanziamento statale arriverà anche a voi.
SOBRIETÀ – Monti, Profumo, Cancellieri e Fornero partecipano alla cena del Gruppo Bilderberg, club esclusivissimo che si riunisce all’incirca una volta all’anno in sobrie catapecchie fatiscenti, tipo l’Hotel Martinez (5 stelle) sulla promenade de la Croisette a Cannes, Versailles, o Villa d’Este, residenza rinascimentale che si affaccia sul lago di Como. Per la tappa romana i 130 invitati banchettano ai Musei Capitolini, con, immaginiamo, una sobria aragosta e del sobrio champagne.
TAGLI ALLA CASTA – Niente da fare anche in questo caso: la Commissione bicamerale per gli Affari Regionali boccia i tagli dei costi alla politica e il riordino dell’assetto territoriale, che doveva prevedere, tra le altre cose, la riduzione delle Province, è carta straccia. Così potranno anche dire di averci provato.
Ecco, dunque, il bilancio di questi tredici mesi che hanno fatto dell’Italia un “Paese più attraente”: la disoccupazione è salita (drammatico il dato sulla disoccupazione giovanile, che ha sfiorato il 37%), i consumi e la produzione industriale sono crollati, 9.000 imprese hanno dichiarato fallimento. Tagli all’istruzione, ai malati di SLA, alla sanità e ai consultori. Inquietante l’affermazione di Monti dello scorso novembre, secondo cui “la sanità pubblica rischia di non essere più sostenibile”. Anche sul risanamento dei conti pubblici i tecnici se la sono cavata maluccio: il debito pubblico ha raggiunto il suo record storico (2.020,7 miliardi) e il Fiscal compact, approvato in gran fretta prima che le Camere venissero sciolte, ha definitivamente istituzionalizzato il rigore e l’austerity e ha reso l’Italia né più né meno di un paese gregario e portaborse della troika. In compenso è diminuito lo spread, che, ne siamo certi, basterà a sfamare gli 8 milioni di persone sotto la soglia della povertà. Dopo questo (sobrio) capolavoro, il Presidente uscente ha pensato di premiarsi candidandosi alle elezioni, nonostante avesse giurato che, terminato il mandato, si sarebbe eclissato dalla scena politica. Ma quando l’Europa chiama frau-Monti risponde