Guardare dentro, guardare oltre
marzo 30, 2017 in Letteratura, Recensioni da Laura Giuffredi
Le vite degli altri: da indagare, da svelare, da capire. Ma non attraverso un’indagine filologica, bensì ricercando epifanie “fuori rotta”, passi incerti, “squarci nel cielo di carta”, direbbe Pirandello.
Questo nell’ultima produzione narrativa di Carlo Simoni, che si esprime in racconti brevi: i tre della raccolta L’ombra dei grandi. Tre racconti del lago e, più lungo, Il generale, editi sul finire del 2016 da Secondorizzonte.
E così nel primo volume i “grandi” si rimpiccioliscono, forse, rispetto all’immagine giganteggiante che ne abbiamo, ma sarebbe meglio dire che aprono una porta segreta attraverso la quale, senza smentirsi, si rivelano a noi più chiari, credibili, interessanti.
E così i luoghi nei quali si muovono: il Garda, Malcesine, Riva, nel primo volume, i Ronchi di Brescia nel secondo.
Gustav Klimt, portabandiera della Secessione viennese, ne “La finestra sul lago” si muove in barca sul pelo dell’acqua e, nel cedere senza sforzo alla seduzione di una delle sue donne, sinuose e impudiche, fissa sulla tela la costa vista dal largo, luci ed ombre dell’estate del 1913, cinque anni prima di morire; e in un dipinto in particolare la scia, solo la scia di un battello ”che c’era e adesso non c’è più…., era come se avesse detto che lui era là, ma poi non ci sarebbe stato più, come il battello, appunto.”
Invece Adalbert Stifter, pittore e scrittore boemo d’inizio Ottocento, disegna e scrive di ciò che non vede e, senza bisogno di andarci, chiuso nella sua “Vertigine”, illustra la forra impervia scavata dal torrente, repentina verso il lago, e immagina le sue storie “parallele”, non contaminate dalla banalità del reale.
E il Goethe di “Beniamini della vita” è rivelato dal suo devoto cultore, il Professore, che custodisce fino alla morte, discretamente, il dolore dell’aver scoperto, durante i suoi studi, e proprio a Malcesine, il volto oscuro, dappoco, del suo idolo, capace di assoluta, inconsapevole crudeltà verso chi è troppo fragile per pretendere rispetto.
Fragile, ma ancor autorevole nella sua garbata austerità, appare ormai anche il “Generale”, Garibaldi in persona, di passaggio a Brescia, in via Amba d’Oro, a villa Fenaroli ; sfiora la famiglia di Amadeo e nulla sarà più come prima. Dalla terza persona si passa alla prima, e Flora conduce il racconto verso una storia di donne sensibili, consapevoli, pioniere di emancipazione.
Tutte storie, dunque, di interiorità, preziosa e profonda, linfa vitale per la creatività dei protagonisti, indagata con una prosa alla quale Simoni ci ha ormai abituato: quasi d’altri tempi, ma familiare; precisa ed evocativa, ci lascia in una sospensione che è desiderio di comprendere meglio la natura umana.