Era meglio essere un cane
novembre 8, 2016 in Recensioni da Mario Baldoli
Viene dal Rinascimento, precisamente dal 1560, un divertente e inedito libretto di Teodoro Gaza, Elogio del cane, Canis laudatio, Olschki editore, con introduzione, traduzione dal latino e note di Lucio Coco.
Gaza fu uno degli intellettuali bizantini della diaspora, emigrato da Salonicco all’arrivo delle armate turche di Murad II. C’era anche un fuggitivo illustre tra i tanti, era il cardinal Bessarione che aiutò i suoi connazionali, tutti costretti alla povertà dal destino degli esuli.
Gaza apprende il latino, insegna e traduce dal greco: lo si trova a Mantova, Ferrara, Roma, Napoli, ancora a Roma come interprete, infine come procuratore di un villaggio nel Cilento, consumato sempre dalla stessa povertà.
Ecco l’elogio del cane, nel quale a volte sembra che Gaza si identifichi con l’amico dell’uomo.
Gli altri animali eccellono per qualche virtù specifica: nei leoni si nota il coraggio, nei buoi l’ubbidienza di comando e l’essere idonei all’agricoltura, nei cavalli l’intelligenza e l’agilità, negli asini e nei muli la resistenza negli sforzi, solo al cane non c’è cosa che manchi, ma comprende anche le qualità degli altri. La sua natura infatti va bene per la città e la campagna, per la pace e per la guerra, ha straordinarie qualità.
Gaza entra poi nell’arena della filosofia. Platone nel libro delle Leggi esorta i giovani ad imitarlo: la caccia, la difesa, il caldo, il freddo, la sete, la fame non spaventano il cane. Ancora nella Repubblica, Platone scrive: credi che nel fare la guardia la natura di un cucciolo di razza differisca da quella di un giovane di nobile famiglia?” e porta vari esempi. Non ti sembra che al futuro guardiano sia indispensabile un’altra dote, il possesso di un’indole filosofica oltre che animosa? (…) anche questo potrai vederlo nei cani ed è un fatto straordinario in un animale. Ecco un antico caso fra i tanti attuali: l’uomo è sostituibile.
Quando il cane vede uno sconosciuto, si irrita anche se non ha ricevuto da lui alcun male, viceversa, quando vede una persona conosciuta, la saluta con affetto (…) questa sua dote naturale appare sottile e veramente filosofica. Il cane è ottimo custode, il guardiano della città, filosofo nell’indole.
Gli antichi trovarono normale chiamare certi filosofi Cinici, letteralmente “cani”. Quando uno chiamò Diogene “cane” ricevette una mite risposta: “I cani mordono i nemici, io invece gli amici per salvarli”. Esempio molto bello, ma che solo per metà concorda con i precedenti.
Conclude L’elogio del cane il misogino Esopo cui il padrone ha ordinato di dare della carne scelta a colei che l’amava. Esopo la dà alla cagna e non alla moglie del padrone. Poi gli spiega: Se colpisci o frusti quella, non se ne ricorda; se invece tua moglie ritiene di essere stata offesa, diventa intrattabile.