Donne e pranzi al ristorante Praga

gennaio 15, 2016 in Recensioni da Mario Baldoli

Israel Joshua Singer, Sender Prager, Adelphi 2015, p.73, trad. Elisabetta Zeri

sender pragerApparso la prima volta a puntate sul quotidiano yiddish “Fortverts” (in inglese “Jevish Daily Forward)” nel 1937, Sender Prager è la storia di un ebreo praghese diventato ricco grazie ad un ristorante kosher, cioè conforme alle regole dell’alimentazione ebraica.

C’è in Sender un fondo maniacale che lo scrittore a volte lascia intravvedere e a volte rende esplicito: è l’oca arrosto con un bastoncino di legno piantato nel ventre, oca che da sempre illustra la sua vetrina, mostra la potenza del padrone e diventa la sua bandiera.

Sono una mania i suoi eccessi sessuali che sembrano uno sfruttamento di poveracce e una coazione a ripetere, ma non un piacere.

Nel retro del ristorante, percorsa una scala a chiocciola, Sender ha un ufficetto con un sofà di velluto rosso e alla parete la “litografia di una bellezza nuda esageratamente bionda”. A portata di mano il dongiovanni tiene il cognac, adatto a promuovere le sue imprese. Come è ovvio, l’ufficio non ha mai visto un foglio per far conti, di cui Sender era per ignoranza incapace, ma il luogo di incontri che spaziano dalle cameriere alle vicine di casa, nubili o ammogliate che siano. A queste manie, si può aggiungere quella di un’occhiuta avarizia. Ma il dato di fondo che sconvolgeva il quartiere era che Sender rifiutava di sposarsi. Donne e uomini ne erano indignati, evidentemente per motivi diversi, ma anche per ragioni più sottili di quelle che possiamo facilmente immaginare. Gli uomini, tiranneggiati dalle consorti, non gli perdonavano la sua vita spensierata e continuavano a proporgli nuovi partiti. Ma erano soprattutto le donne del vicinato a brigare per spingerlo alle nozze. Il fatto che Sender si rifiutasse di prendere moglie lo vedevano come un complotto, una ribellione alla debolezza femminile, che trae la sua forza dal tiranneggiare il sesso forte.

Caposala del Praga era “un giovanotto brufoloso dai capelli rossi che portava un piccolo grembiule poco pulito sotto la giacca nera unta e bisunta”.

Si capisce che il cibo e l’igiene al ristorante “Praga” erano più che scadenti, ma alla porta c’erano sempre dei poveri che vi si sarebbero intrufolati volentieri quando usciva qualcuno “che trascinava con sé una densa colonna di vapore intriso di odori di cucina”. Li fermava un bulldog dalle orecchie dritte e gli occhi iniettati di sangue, uno che sapeva distinguere un povero da un cliente, un custode incorruttibile.

Finchè un giorno la vita di Sender ha una svolta: si sposa.                                                  

La fortunata è una brava ragazza, una delle poche che biblicamente non conosceva, raccomandatagli dal rabbino. Si propaga la delusione tra le molte che ambivano a una vita sicura a fianco del ricco.

Per rimediare al suo losco passato, questa volta davvero pentito, Sender concede ai poveri un pranzo collettivo, deludendo ancor più i sogni delle cameriere che per vendetta e forse perché distrutte dal lavoro in cucina rifilano ai poveri barili di salcicce e verze, budelli malpuliti e cavoli marci. Tanto non si lamenta nessuno.

La notte di nozze Sender scopre che la moglie non è il modello di virtù che si aspettava, nemmeno i rabbini sono affidabili. Che un esperto del settore come lui, si sia fatto ingannare, lo rende immediatamente e irrimediabilmente diverso. Di qui una svolta che porta alla conclusione, energica e ruvida, come in un romanzo di Balzac (e non dimenticate il rosso caposala).

Come ogni libro di valore, anche questo si offre a diverse interpretazioni: quella sociale e psicoanalitica citata sopra, quella sulla differenza di classe, quella del rapporto tra i sessi in cui l’autore sembra essere un convinto maschilista, quella sulla letteratura yiddish, con tutta la sua ebraica originalità.

Israel Joshua Singer è, come il fratello più famoso Israel Bashevis, autore soprattutto di racconti e romanzi brevi. Morto a cinquantun anni, nel 1944, Joshua Singer è scrittore meno noto, ma più vario e interessante del fratello, esageratamente perso, secondo me, nella ricostruzione ossessiva di saghe familiari.

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