Crociera di San Luca: memoria di mali che toccarono tutto il popolo
aprile 16, 2020 in Architettura e urbanistica da Gloria Berardi
Nel corso della storia si sono verificate numerose pandemie e questi eventi si sono manifestati con una certa ricorrenza nel corso dei secoli.
La prima grande pandemia mai riferita dalle fonti, risale alla storia greca nel 430 a. C. Si sono poi manifestate in epoca romana il vaiolo e la prima pestilenza: quest’ultimo flagello fece ciclicamente la sua ricomparsa fino al XX secolo, quando prevalsero e si svilupparono le pandemie influenzali.
Nel secolo XIII una grossa spinta alla realizzazione di hospitales, ospizi, ricoveri, fu la diffusione della lebbra, arrivata attraverso il Mediterraneo dall’Asia e dall’Egitto. Le comunità ospedaliere sorsero come luoghi di accoglienza e di cura per pellegrini, viaggiatori, malati, orfani, vecchi, vedove e per i poveri, ovvero tutti gli individui bisognosi di aiuto e di protezione, senza distinzione alcuna di ceto sociale. Nascono, nei monasteri e nei piccoli centri abitati, molteplici minuscole realtà assistenziali, una esigenza capillare per dedicare spazi deputati alla cura sopratutto durante le ondate epidemiche.
Uno dei più antichi nosocomi d’Italia è l‘ospedale maggiore di Brescia, denominato “Ospedale di San Luca” o “Ospedale grande”, ma l’edificio era noto alla comunità come “Crociera di San Luca”. Decisiva fu la scelta del nuovo governo della Serenissima, che dal 1426 controllava la città, di affrontare la costruzione di un grande ospedale, dopo che, nell‘agosto del 1427, nel territorio di Salò si era manifestato un morbo epidemico, che minacciava di estendersi nella città.
Obiettivo fu l’unificazione in una sola struttura di tutte le funzioni, fino a quel momento svolte da numerose piccole istituzioni sparse in città, per ospitare in un solo edificio i tanti sfrattati, poveri e ammalati che trovarono asilo nei pochi ospedali aperti, come quello della Misericordia, di S. Antonio Viennese e di S. Maria del Serpente e in piccoli ospedali monastici come quello, ormai decadente, di S. Cristoforo.
Il laborioso Consorzio di S. Spirito, assoggettato alla Congregazione di S. Domenico, fu determinante per la costruzione di un grande complesso assistenziale, razionale ed efficiente negli scopi e nei mezzi, prelevando le risorse dall’ accorpamento dei beni di tutti gli ospedali inefficienti sparsi per la città .
Le carestie e i danni causati dall’aspra contesa tra i Visconti e la Serenissima, nel decennio 1430-40, accelerò l’inizio della costruzione, con il proposito di offrire, alle tante vittime della guerra, un alloggio e un’assistenza decorosa.
Il doge Francesco Foscari , chiesta l’approvazione al Papa Eugenio IV , appoggiò l’associazione solidale tra il Comune, il vescovo di Brescia, Pietro del Monte, il Consorzio di S. Spirito e la Confraternita dei Laici di S. Domenico. L’impegno e la solerzia di quest’ultimi permisero di raccogliere i fondi necessari, per sostenere la nuova fabbrica, attraverso le elargizioni e i benefici della Chiesa e del Comune, oltre ad un gran numero di donatori privati.
I lavori iniziarono il 24 maggio 1447, e il sito dello edificio, accanto alla chiesa di S.Luca, inglobò area e case di proprietà degli Umiliati di Gambara e del monastero di San Luca di Quinzano d’Oglio. La zona scelta era ricca di acque ed era compresa tra due strade pubbliche a sud, ed a nord di adeguati accessi per l’assistenza dei sofferenti ed indigenti. Il disegno iniziale prevedeva l’impianto di una struttura a pianta cruciforme, da cui il popolare toponimo di “Crociera di San Luca”. Inizialmente non fu completato il braccio est e nel 1704, ad ovest della lunga sala dell’infermeria, venne aggiunta perpendicolarmente una nuova struttura. Conclusa rapidamente la fabbrica, nel 13 agosto 1452, con un corteo accompagnato da trombe, pifferi e grancasse, e composto da rappresentanti delle varie Discipline e Regole monastiche, cittadini, popolo, donne e bambini, i malati furono spostati dall’ospedale di S. Maria della Misericordia e collocati nei nuovi letti candidi e puliti. Lo stemma del nuovo ospedale fu una colomba, posta sul Vangelo e recante nel becco un ramoscello d’ulivo , sotto la sigla e a seguire due ceppi da prigionieri. Lo stemma vuole indicare: la carità cristiana aiuta i poveri, cura gli ammalati e redime gli schiavi e i carcerati. Questo complesso ospedaliero della città fu attivo fino al 1884, anno in cui si trasferì nel vicino soppresso convento di San Domenico, demolito poi nel secondo dopoguerra.
Il progetto dell’ospedale di San Luca fu uno dei primi esempi di ospedali d’Italia, un modello copiato per la sua funzionalità da analoghe strutture contemporanee, come la Ca’ Granda a Milano (eretta dal 1456 in poi) con forma di croce perfetta inscritta entro un quadrato.
A ricordo di questo notevole intervento si può vedere, in via Moretto, in un piccolo slargo, l’originale facciata sud, con con lesene di ordine dorico e ordine ionico sovrapposte, finestrone centrale e frontone triangolare a coronamento, tipologia molto simile a una tradizionale facciata di una chiesa.
Il portone posto in via F.Cavallotti, rimaneggiato dopo il trasferimento dell’ospedale, dava sul vicolo, denominato Del Portone, di accesso ai bassi servizi dell’Ospedale, passaggio che era usato di giorno e chiuso di notte con due grandi porte a nord e a sud.
(Immagini tratte da “Il volto storico di Brescia”, ed. Grafo)