Il certamen amoroso dell’Aldilà
novembre 9, 2014 in Grammatica studentesca della fantasia, Racconti e poesie da Giovanni Corcioni
TIPOLOGIA NARRATIVA
Cosa succederebbe se Beatrice, anziché condurre Dante attraverso i cieli del Paradiso, si innamorasse di Virgilio e scappasse con lui nel profondo Inferno?
Giunti a metà strada, nel Purgatorio, Virgilio fermò Dante, ricordandogli che non avrebbe potuto proseguire il viaggio per i regni ultraterreni: l’accesso al Paradiso gli era infatti negato in quanto anima del Limbo. Fu a quel punto che dal cielo scese un’anima, Beatrice, mandata da Dio con il compito di permettere al pellegrino di concludere il suo cammino. Appena il poeta fiorentino la vide, le si gettò addosso, piangendo con somma commozione e non credendo ai propri occhi. La donna, tuttavia, non parve interessata né emozionata, e fissò invece con estrema attenzione il viso di Virgilio. Un gelo improvviso attraversò l’anima di Beatrice, tanto che non fu più in grado di proferire parola. Dante, accortosi dello strano comportamento dell’amata, le chiese, con voce tremante, perché non ricambiasse la felicità per il ricongiungimento, ma fu allora che capì che la bella Portinari si era follemente innamorata di Virgilio. Voltandosi, si accorse infatti che anche il poeta mantovano era ammutolito, come se fosse pietrificato. Le due anime di Beatrice e Virgilio riprovarono inspiegabilmente quel sentimento di passione carnale tipico degli esseri viventi. Se i loro cuori fossero stati ancora nel petto, avrebbero ricominciato a battere all’impazzata. In quel momento, un forte dolore scosse l’intero corpo di Dante, le sue pupille si dilatarono, la sua pelle sbiancò di colpo, diventando quasi più pallida di quella delle due anime. Furioso e accecato dalla gelosia, Dante gettò un’occhiata stralunata a Virgilio e gli lanciò la proposta di una competizione poetica, per decretare chi fosse più meritevole dell’amore di Beatrice. Il mantovano accettò la sfida e venne fatto chiamare come giudice Catone, guardiano del Purgatorio.
Cominciò Virgilio, che recitò un breve passo tratto dall’Eneide, quello narrante la morte di Didone. Seguì Dante, che rispose con “Tanto gentile e tanto onesta pare”, sonetto della Vita Nuova dedicato proprio a Beatrice. Entrambi gli scrittori, pronti a tutto per conquistare la mano della donna, avevano recitato con estremo pathos e bravura. Dopo un breve momento di riflessione, Catone decretò vincitore Virgilio. Fu così che Beatrice, esultante per la vittoria dell’amato, scappò con lui nel Limbo, dove decise di rimanere per sempre, rinunciando alla salvezza eterna e alla protezione divina. Dante, sconsolato e deluso, continuò il suo viaggio con Santa Lucia, rimuginando sull’ingratitudine della sua Musa e sull’incostanza delle passioni umane.