“Ceneri di risposte” di Grazia Michelucci
novembre 20, 2015 in Recensioni da Piera Maculotti
Ci sono domande forti e vive come fuochi; e ci sono, a volte, Ceneri di risposte. Titola così la silloge poetica (Grafo ediz. pp. 93 € 8) di Grazia Michelucci.
Appunti sparsi dice il sottotitolo: un flusso di liberi versi che – senza punti né virgole – scorrono rapidi e concisi; densi e lievi obbediscono all’invisibile, e rigorosa, punteggiatura di un cuore attento a tutto. A quella ferita che, a tratti, è la vita; a quell’infamia che, spesso, è la storia.
Guerra, fame, odio; i popoli della terra fuggono qui, a morire per un sogno nel frastuono nero delle onde. Echi di voci. Graffi/ Sulla crosta del mondo. E silenzio attorno; le parole – disarticolate – restano mute.
Forse manca quel grido evocato nella prima poesia; per l’antenato dell’uomo era segnale di pericolo, era possibile salvezza; ma l’evoluzione l’ha dimenticato.
Eppure – nascosto dentro l’anima di chi sente su di sé la croce/ di tutti i mortale – quel grido resiste. E si fa poesia: la parola esce da crepe profonde, multiformi; oltrepassa gli stracci del dolore, sale verso un cielo senza muri né steccati o fili spinati; lassù sente potente e chiara/ la voce dell’universo.
Attimi di verità grazie a una Poesia che non è spazio d’evasione, piuttosto l’occasione per meglio cercare capire ascoltare piangere e raccontare. Nomi verbali declinati all’in/finito – così frequenti tra questi versi – aperti e ricchi di energia, anche fonica.
L’io lirico spazia e scava, raccoglie e setaccia: dalla sofferenza – femminile spesso, e plurale – all’affanno intimo, al ricordo personale… La madre, l’Alzheimer, le mani trasparenti e leggere/ come vele sfuggite/ all’albero maestro della vita. Perché?
Domande. Silenzi. E Ceneri di risposte/ da ricomporre piano: è la sfida che Grazia Michelucci osa attraverso la virtù della pazienza, la perizia della scrittura.