Renzo, Lucia e la piazza degli incontri

ottobre 6, 2014 in Grammatica studentesca della fantasia, Racconti e poesie da Andrea Rigo

TIPOLOGIA NARRATIVA
Nel mezzo dei tumulti milanesi per la carestia del pane, Renzo scorge, tra la folla, la donna più bella che abbia mai visto. È Angelica, principessa del Catai, scappata dall’Oriente dopo un fulmineo e fallimentare matrimonio con il fante Medoro. Il giovane ne rimane folgorato, ma i doveri verso la promessa sposa Lucia lo tormentano.

350px-I_promessi_sposi_(1840)_047Tormentato dai doveri verso la promessa sposa, Renzo non riesce a non rimuginare sulla propria situazione: Lucia è lontana da lui da molto tempo e le possibilità di un riavvicinamento sono scarse. Avrebbe senso continuare ad attendere un giorno che potrebbe non arrivare mai? Non sarebbe meglio vivere il presente e non sciupare la propria giovinezza? Dopotutto, che speranze di vittoria hanno due poveri filatori di seta contro un uomo potente, arrogante e impunito come Don Rodrigo? Proprio in quel momento Angelica, la bella principessa venuta dall’Oriente e causa dello stordimento di molti paladini cristiani e saraceni, viene sollevata dalla mano di un gigante: è Morgante, desideroso di poter ammirare da vicino la celeberrima avvenenza della donna e di mostrarla al compagno Margutte. Stordito dalle urla della giovane, Margutte si allontana di corsa e viene inseguito dal gigante che scaraventa a terra la figlia di Galafrone, in una piazza Duomo deserta e abbandonata dai cittadini intimoriti dalla monumentale figura.  Leggi il resto di questa voce →

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Quali colombe dal disio chiamate

settembre 22, 2014 in Grammatica studentesca della fantasia, Racconti e poesie da Chiara Gaspari

TIPOLOGIA NARRATIVA
Cosa succederebbe se Beatrice, anziché condurre Dante attraverso i cieli del Paradiso, si innamorasse perdutamente di Virgilio e scappasse con lui nel profondo Inferno?
Rossetti, Dante Gabriel 1828-1882 Beata Beatrix 1864-70

Dante Gabriel Rossetti, “Beata Beatrix” (1872)

Caronte, dagli occhi infuocati, scoppia in una fragorosa e diabolica risata. Non può credere ai propri occhi. Sulla sponda davanti a lui, in attesa del mesto traghetto, stanno, abbracciati e tremanti, due impensabili peccatori. La donna ha lunghi capelli biondi ma scarmigliati, un viso dolce ma provato, occhi tristi eppure fieri. Al suo fianco un uomo più attempato la sostiene e la guida, sospirando tra sé. Caronte si avvicina e rudemente li fa salire. Li conosce e, curioso di trovarli in quel luogo, risparmia loro qualche percossa. Li interroga, chiede loro chi siano e gli sventurati rispondono: «Siamo chi pensi tu. Siamo Virgilio e Beatrice. Abbiamo violato la fiducia del nostro protetto, l’abbiamo tradito e abbandonato nel Paradiso terrestre, ma la punizione divina non si è fatta attendere. Un vortice tempestoso ci ha trascinati qui e ha inciso sulle nostre mani la condanna che ci spetta. Essendo rei di lussuria e di tradimento di un amico, le nostre anime saranno divise e le due metà saranno poste in due diversi gironi». Leggi il resto di questa voce →

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Alla fine la primavera (Resurrezione)

aprile 1, 2014 in Racconti e poesie da Stefano Bottarelli

 Nuova a Pasqua l’aria

d’Europa: scivolano rondini

dai cuori d’inverno e segno

paterno materno scalda

canti bambini Leggi il resto di questa voce →

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Provincia

febbraio 17, 2014 in Racconti e poesie da Stefano Bottarelli

Qualche volta il fieno risponde al vento, si muove, imbizzarrito come il tempo che lo infradicia di pioggia o che lo essicca al sole di giugno.

Proprio il sole oggi riscalda questa regione di campagne confinate dalle case e dagli stabilimenti artigianali, che tolgono spazio alla natura. Il panorama cambia sempre più, diventa di ferro, di cemento, di asfalto, di strutture per la produzione. Ancora resiste qualche cascina isolata, magari con una tangenziale sulla quale transitano veicoli a pochi metri di distanza, addirittura sopra la cascina talvolta. E’ l ‘Italia degli anni novanta, fatta di cemento e di terra.

La mattina dall’alba in poi la strada statale si colma di viaggiatori assopiti che raggiungono i posti di lavoro: auto, camion, furgoni, camioncini, vespe, motorini, biciclette; colmano la strada in file che si infittiscono agli incroci laterali. Sirene di fabbriche e cinguettii di uccellini nei campi vicini vengono insieme coperti dal rumore della scia di mezzi che riempie l’aria di un ronzio sempre più insistente. Intanto un pastore nei tratturi delle prealpi subito prossime conta pecore e cani, invadendo i verdi spazi con animali dai velli più grigi che bianchi. Leggi il resto di questa voce →

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L’uomo con la valigia di nuvole (capitoli 1 e 2)

novembre 11, 2013 in Racconti e poesie da Andrea Zucchini

1. LA STRADA

Alle 7.15 l’uomo con la valigia piena di nuvole uscì di casa, puntualmente in ritardo. A Milano il sole stava per fare capolino e il selciato, ancora bagnato dalla pulizia notturna, appariva scivoloso e viscido. Con passo affrettato l’uomo si diresse verso la fermata del tram vicino a Porta Venezia. Doveva prendere il 34 ma sapeva bene in cuor suo che probabilmente l’aveva perso.

Infatti non vide le solite facce sconosciute o conosciute a malapena in occasione di qualche sciopero dell’ATM. Allora sì! i commenti si sprecavano sulla qualità del servizio dell’azienda di trasporti. Una  signora lamentava che ormai l’appuntamento programmato le era saltato. Lucia, la ragazza designer con il cappello e la sciarpa colorata che tutti sapevano sarebbe arrivata in ritardo al lavoro.

L’uomo, con sguardo rassegnato, scrutò un attimo la fermata deserta e si decise: avrebbe fatto la strada a piedi. Passò davanti alla solita edicola dove da qualche tempo comprava il “Corriere” e “Il Sole”, ma questa volta non si fermò a parlare con Mario, il giornalaio. Leggi il resto di questa voce →

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Bici e baobab

giugno 6, 2013 in Racconti e poesie da Beatrice Orini

E adesso?, pensavo, gli occhi desolati sulla bici. L’avevo legata la mattina a un palo davanti alla stazione, prima di pendolare verso l’università. Ora – 22.30 circa – ero tornata nella mia città con lo strazio tesi dell’Arpia ancora in testa ma anche un umore allegro da birra con gli amici. E subito lo smarrimento: impossibile slegare la bici… Avevo perso la chiave del lucchetto! La mia unica chiave del lucchetto! E adesso? La lascio qui tutta la notte? E poi? Finirà i suoi giorni attaccata a questo palo? No, prima me la ruberanno, me la sventreranno… Già vittima di due furti di velocipede, con tanti corpi mutilati di bici altrui visti in giro, avevo solo voglia di pedalare veloce verso casa. Non mi andava di arrendermi, abbandonando lì il mio mezzo. Lo abbandonai e rincasai a piedi, naturalmente. Con pensieri corrucciati: io perdo tutto, io vivo sul baobab, e qui i mezzi pubblici si annullano al crepuscolo, qui vige la cultura del machinù, ora mi tocca camminare e ben mi sta…

L’indomani mi svegliai combattiva. Decisi di rivolgermi al signor biciclettaio che, delizioso, mi disse “prova con questa”, allungandomi una tenaglia dalle dimensioni decisamente importanti. La infilai nella mia capiente borsa, un po’ rincuorata, un po’ preoccupata: la luce, la gente, la tenaglia… Come fare? E soprattutto, ci sarà ancora la bici? Oh la mia bici… Comprata per pochi soldi in un mercatino francese, metà da corsa metà da città, pareva un insolito assemblaggio di pezzi diversi. Leggi il resto di questa voce →

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Un milione di scale

marzo 12, 2013 in Racconti e poesie da Beatrice Orini

Ha occhi grandi e perduti, Adele. Siede su una poltrona a fiori chiari, lo sguardo fisso sulla tivù che inonda la stanza di voci. Non le ascolta né segue le immagini, la sua testa è altrove. Ma dove? si domanda Tullio, interrompendo il cruciverba e guardandola mesto. Dove scappano i suoi pensieri? Che cosa è successo, dov’è finita mia moglie?
Sono le stesse domande da mesi. Certo, conosce le risposte, quante volte i figli gliel’hanno spiegato, eppure non si dà pace. Ancora si stupisce e si tormenta.

– Adele! Adele, mi senti?
Non si volta neppure. Lui allora con fatica si alza, appoggiandosi al bastone si avvicina alla poltrona e al suo profumo di gelsomino. Un profumo che da più di cinquant’anni per lui vuol dire Adele. Ripete forte:
– Cara, mi senti?
Finalmente lei si accorge della sua presenza, lo osserva interrogativa con quel suo volto che è tutto un crepuscolo e poi esclama:
– Chi sei?
Non è possibile, davvero mia moglie non mi riconosce più, pensa Tullio. È così triste. Leggi il resto di questa voce →

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da admin

Memoria – Terza parte – La suocera, una sarda!

gennaio 22, 2013 in Racconti e poesie da admin

di Azzurra Chesab

Ho qualche fotografia del mio bisnonno paterno che lo mostra impettito, nella sua corporatura asciutta e nella statura poco imponente. Ti chiedo di raccontami di lui e della sua famiglia.

Mio suocero era molto buono e affettuoso con me. Era molto alto, come tuo padre.

Sarà stato alto forse un metro e settanta, mi dice mio padre ed io sorrido al pensiero che tu, piccolina, lo definivi molto alto. Mio padre però raggiunge i 185 centimetri!

Era un carabiniere, ma in seguito alla frattura di una gamba dovette passare alla guardia forestale. Era nato nel 1880, a pessina cremonese. Leggi il resto di questa voce →

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