Brescia 1919. Lo sciopero contro le donne
dicembre 1, 2014 in Approfondimenti da Mario Baldoli
Durante la Grande Guerra, dato che molti uomini erano al fronte, le donne li sostituirono in vari lavori. Tra questi, a Brescia, come manovratrici sui tram.
Fu un’incredibile sorpresa. L’opinione pubblica maschile era turbata. Scrive il quotidiano liberal-progressista “La Provincia”: E’ da ritenersi che la Commissione e la Direzione, quando si son trovati a scegliere donne per l’ufficio di manovratore, avran cercato di accertarsi nei limiti del possibile che abbiano i necessari requisiti di robustezza e di calma, che si richiedono per quel posto “.
Ripete il cattolico “Il Cittadino”: Oltre la presenza di donne bigliettarie abbiamo quella di donne manovratrici […]. L’ufficio di manovrare la vettura richiede robustezza e sangue freddo più facili a riscontrarsi in personale maschile. Seguono osservazioni in ordine alla convenienza di un simile ufficio alla natura femminile.
Chi più si diverte è “Il Tramvai”: Prepariamoci dunque a non veder più tramvieri, ma soltanto delle tramviere. E dopo vari doppi sensi: molte hanno dichiarato di non aver mai preso in mano fino ad oggi un manubrio, il giornale si lancia in un inno: Benedette voi, simpatiche tramvierine! Benedette le vostre morbide manine! Voi, abilmente maneggiando i docili ordigni, rinnoverete il movimento cittadino, ci ridarete la vita, favorirete la nostra espansione industriale e commerciale.
Poi la guerra finì e ci fu lo sciopero contro le donne (14-28 novembre 1919)
Il problema cruciale era il reinserimento dei reduci nel mondo del lavoro. La Camera del Lavoro e la Lega dei tramvieri chiesero la riassunzione del personale licenziato dopo un lungo sciopero avvenuto nel 1916. L’Azienda dei Servizi municipalizzati rispose di no perché la questione era stata chiusa all’epoca. Mentre rispose positivamente alla richiesta che il caroviveri del personale femminile straordinario della Sezione tramvie (L.75 mensili) fosse pareggiato a quello goduto dai tramvieri avventizi, e che fosse istituita una Cassa di mutuo soccorso per il personale straordinario. Le donne assunte erano infatti al livello più basso, quello del personale straordinario.
L’Azienda loda le donne: Dato il modo con cui detto personale disimpegna il proprio servigio è opportuno adottare a suo riguardo qualche miglioramento di paga e il trattamento in caso di malattia. Non così i reduci: alcuni richiamati non hanno lavorato con diligenza e serenità, e solo il servigio militare fu motivo per sospendere provvedimenti gravi. Tuttavia si doveva fargli posto e cominciò un graduale licenziamento del personale femminile.
Ma nel novembre del 1919 il conflitto fra uomini e donne esplode. Quando si deve votare i rappresentanti nella commissione dell’Equo Trattamento, organismo preposto ai regolamenti e le questioni economiche, i tranvieri chiedono che le donne siano escluse dalle elezioni, in caso contrario loro non vi parteciperanno.
Mentre l’azienda attende lumi dal Ministero, i tranvieri si mettono in sciopero chiedendo che sia licenziato tutto il personale femminile assunto durante la guerra per far posto ai disoccupati. Scrive “La Provincia”: Ieri mattina (14 novembre, n.d.a.) una squadra di vigilanza di tramvieri si è recata davanti alle rimesse di ex Foro Boario per impedire una eventuale uscita di vetture. L’Azienda, benché si fosse presentata parte del personale femminile, non credette conveniente iniziare un servizio ridotto e rimandò le tramviere, tenendo le vetture in rimessa.
La Camera del Lavoro chiede: 1) Licenziamento del personale femminile entro il mese di novembre. 2) Elezioni di soli uomini per l’Equo Trattamento. La sostiene il settimanale socialista “Brescia Nuova”: La cittadinanza non può non essere con gli scioperanti. E ’ una causa umana. La Camera del Lavoro assiste validamente i tramvieri. Ad ogni modo tutti i lavoratori sono invitati a tenersi pronti a quell’azione di solidarietà che dovrà essere esplicata per il successo della causa degli scioperanti.
I Servizi municipalizzati richiamano un concordato del 5 aprile precedente. In esso il personale aveva convenuto di non procedere al licenziamento delle donne, ma di dare la prevalenza al personale maschile nelle nuove assunzioni. Il personale femminile si era già ridotto da 90 a 46 agenti, mentre si erano assunti 30 agenti maschi.
A questo punto c’è un ricorso delle donne lavoratrici. Un ispettore dell’Ufficio speciale delle Ferrovie ascolta le parti e dà ragione all’azienda. Ma ottiene solo che il personale maschile accetti che il licenziamento delle donne sia rinviato al 15 dicembre. Replicano le donne in una lettera pubblicata dalla “Provincia”: Intendiamo si sappia una buona volta la verità. La vera e unica ragione per cui i nostri compagni ci vogliono allontanare è perché noi non siamo iscritte alla Camera del Lavoro, e perché noi abbiamo rivendicato la nostra libertà di pensiero; è perché noi non abbiamo voluto associarci ai sistemi di intimidazioni e di violenza nei rapporti di un’Amministrazione che si è sempre inspirata ai più larghi sentimenti di equità. Non sarà il licenziamento di 40 tramviere che risolverà il problema della disoccupazione, e del resto l’umanità e la giustizia non esistono soltanto per gli smobilitati e non debbono essere applicati soltanto ad una metà dei cittadini: meritano riguardo anche le madri di famiglia che sono tra di noi; anche le nubili che lavorano a sostegno della madre o di altri congiunti bisognosi; meritano riguardo in genere persone che comunque hanno per quattro anni di difficile prova nazionale adempiuto con zelo e devozione il loro servizio. Si va parlando e strombazzando da tanto tempo che si deve dare alla donna parità di diritti; noi ci limitiamo a reclamare il più fondamentale di tutti i diritti: quello di guadagnarci il pane e attendiamo serenamente la decisione dalla fermezza dell’Amministrazione e dalla simpatia della cittadinanza. Seguono le firme.
Ribatte “Brescia Nuova”: La stampa locale cerca con ogni mezzo di trarre in inganno la pubblica opinione: prima falsando la verità sulle cause dello sciopero, poi cercando di commuovere il pubblico per le condizioni pietose delle tramviere..La verità è questa, o egregi pennaioli di tutte le risme: la Commissione amministratrice dei Servizi Municipalizzati non voleva licenziare il personale femminile, anzi se ne serviva di questo, per impedire la nomina regolare dei rappresentanti di categoria per l’Equo Trattamento Questi coccodrilli ora si commuovono per le tristi condizioni delle tramviere e fingono di non sapere che quelle condizioni sono identiche in tutte le famiglie operaie che sudano per lo scarso pane e procurando gli agi a lor signori; Se veramente queste condizioni li commuovono perché non cooperano con noi ad abbattere il presente sistema sociale, causa di ogni miseria e di ogni ingiustizia? In verità le miserie altrui non commuovono i pennivendoli né i loro padroni: essi si servono di ogni sentimento per ribadire le catene della schiavitù di tutti gli sfruttati, uomini e donne
Lo sciopero dei tramvieri continua fino ad un incontro in prefettura cui partecipano, fra l’altro, i vertici dell’Azienda, il segretario della Camera del Lavoro Domenico Viotto e tre rappresentanti dei tramvieri. L’azienda è disposta a licenziare entro dicembre 10 donne (quelle rimaste sono in tutto 46) scegliendole fra quelle che non hanno famiglia a carico e che non hanno in famiglia altre persone che guadagnano e che sono più giovani. Nel corso dell’inverno procederà al graduale licenziamento di altre donne prendendo sempre per criterio fondamentale le condizioni di bisogno in cui le tramviere si trovano, in modo che il licenziamento sia ultimato entro il 30 aprile 1920.
Il giorno seguente la Lega dei Tramvieri ribadisce che nessuna ragione giustifica il mantenimento in servizio del personale femminile fino al 30 aprile. Chiede che il licenziamento sia fatto entro il mese di dicembre.
L’ordine del giorno dei tramvieri provoca una sferzante risposta della Commissione amministratrice sullo stesso numero del giornale: I tramvieri, a corto di buoni argomenti, sia in linea economica che morale per giustificare il prolungarsi di uno stato di cose doloroso e disagevole per tutta la cittadinanza, fanno balenare la minaccia di una nuova vertenza. E’ bene che si sappia subito che la questione dei tramvieri licenziati nel ’16 è stata definita e risolta da alcuni mesi di pieno accordo con la stessa Camera del Lavoro, come risulta dal verbale 5 aprile u.s.
Il 29 novembre il servizio riprendeva con i tranvieri lieti d’aver sventato le manovre della Amministrazione che ostacolavano la nomina regolare dei rappresentanti di categoria per l’Equo Trattamento e di aver ottenuto il licenziamento del personale femminile il quale serviva all’Amministrazione per conculcare i diritti del personale organizzato con opera di crumiraggio. Ma protestano contro il limite del 30 marzo fissato dall’amministrazione per il completo licenziamento del personale femminile, limite che non trova giustificazione se non in un desiderio puntiglioso di non dare aperto riconoscimento alla bontà della nostra causa. Secondo “La Provincia” lo sciopero è stato lungo e inutile. E l’inutilità di questo sciopero non è coperta dalle molte parole dell’ordine del giorno che qui sopra pubblichiamo, poiché la primitiva proposta dell’Amministrazione dei Servizi Municipalizzati di licenziare 10 donne entro il 31 dicembre e le rimanenti entro il 30 aprile — mentre i tramvieri pretendevano il licenziamento totale per il 15 dicembre — è stata limitata entro questi termini: licenziamento di 15 donne entro il 31 dicembre e delle rimanenti entro il 30 marzo. Tutto qui il bilancio dello sciopero dei tramvieri.
“Brescia Nuova” replica: Da parecchi mesi il personale femminile tenuto quale avventizio, serviva da spauracchio contro il personale maschile, il quale doveva tacere degli abusi e sopraffazioni dì lor signori, difatti ultimamente se ne servì per intralciare le elezioni dei rappresentanti di categoria per l’equo trattamento. Il giornale conclude: Siete serviti, le crumire da voi tanto esaltate e raccomandate contano i giorni per andarsene. Stiamo a vedere se voi che vi siete tanto commossi della loro sorte saprete aiutarle, o se non dovremo noi, gli apparenti nemici di ieri sorreggerle contro chi le paga perché venga riconosciuto il diritto all’assistenza senza tradire i loro compagni di lavoro.