“È stato morto un ragazzo” – Il racconto del calvario degli Aldrovandi nel documentario di Filippo Vendemmiati

febbraio 13, 2015 in Approfondimenti, Cinema

“Ho sempre pensato che sopravvivere a
un figlio fosse un dolore insostenibile. […]
Ora mi rendo conto che in realtà non si sopravvive.
Una parte di me non ha più il respiro, la luce, il futuro,
perché il respiro, la luce, il futuro sono stati tolti a lui”
(Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi)

 

Federico_Aldrovandi_Aut31801   In una delle scene finali di Arancia Meccanica, il protagonista, “guarito” dal metodo Ludovico, si imbatte nei vecchi compagni di violenza, ritrovandoli ripuliti in una divisa di polizia. Per dei vecchi drughi come noi il lavoro più adatto è questo: poliziotti spiegano, tra un ghigno e l’altro, i due agenti, prima di tentare di soffocare Alex in una fontana e riempirlo di manganellate. Ma la vicenda raccontata in È stato morto un ragazzo, documentario firmato dal giornalista e regista Filippo Vendemmiati, non è ambientata nell’Inghilterra distopica e futurista nella quale i drughi di Burgess/Kubrick si drogavano di lattepiù, pregustando le imminenti scorribande notturne. Siamo infatti a Ferrara, città dotata di opinione pubblica e società civile reattive, di un sistema d’informazione diffuso e disposto a diffondere notizie e spiegazioni e a non subire condizionamenti. E il ragazzo che “è stato morto” all’alba, in un parco cittadino, dopo uno scontro fisico violento con quattro agenti di polizia, senza alcuna effettiva ragione, era un diciottenne, studente incensurato, integrato, di condotta regolare, inserito in una famiglia di persone perbene (frasi estratte dalle motivazioni della sentenza).

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La barbarie di Lety, il più grande lager ceco per zingari

gennaio 27, 2015 in Approfondimenti

“Ognuno è l’ebreo di qualcuno”
(Primo Levi, Se non ora quando?)

 

 index-5253f67133e8dQuando si arriva a Praga e si scambiano anche solo due parole con chi ci è nato o ci abita, una delle prime etichette incollate, con orgoglio, sul profilo della capitale ceca è quella di una città sicura, senza delinquenza. Ma capita spesso che, nel finale della conversazione, lo sguardo si abbassi, il volto si faccia torvo, la voce si pieghi in un tono cupo e che la conclusione sia un perentorio “Ma attenta agli zingari”. Quello che le rapide chiacchierate sul tram non rivelano, forse per sincera ignoranza, e che gli zingari di Praga trovarono, proprio in patria e per iniziativa locale, la morte durante la Seconda guerra mondiale.

Furono infatti 1400 i rom e i sinti internati a Lety, il più grande campo di concentramento per zingari in Repubblica Ceca, portato alla luce dalle meticolose ricerche d’archivio del poeta americano Paul Polansky. Leggi il resto di questa voce →

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Greta, Vanessa e lo squadrismo 2.0

gennaio 19, 2015 in Approfondimenti, Crisi

syria1Mai come in questi giorni viene da rimpiangere i tempi in cui l’opinionista da bar discuteva con i propri e degni compari tracannando grappini a ripetizione al bancone di una bettola di paese, o quelli in cui un politico, per fare una dichiarazione, doveva aspettare che il giornale andasse in stampa o che una troupe televisiva gli piazzasse sotto le labbra farneticanti un microfono. Oggi, con Facebook e Twitter, gli uni e gli altri si sentono legittimati a battere sulla tastiera qualsiasi castroneria attraversi la loro desertica e fluttuante materia grigia, riportando, a supporto delle loro profondissime considerazioni, articoli sgrammaticati e scritti da persone che non hanno la minima idea di cosa sia la verifica di una notiziaLeggi il resto di questa voce →

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Quando la fuga dei “cervelli” è una manna dal cielo

gennaio 6, 2015 in Approfondimenti, Satira

latestF. ha 32 anni, è pugliese e, così dichiara, fa l’avvocato/professore universitario/traduttore/consulente legale per le maggiori (e imprecisate) aziende del mondo. Sbandiera i suoi titoli accademici in continuazione: si è laureato a tempo record, ha svolto un master in Canada e una serie di progetti finanziati dall’Unione Europea, ovviamente pronunciati in un inglese affettatissimo. Quando gli dici che attualmente sei dottoranda, non manca di farti sapere, con aria un po’ annoiata, che l’hanno conteso quattro università di quattro Stati diversi, ma ha rifiutato, perché «è uno stipendio da fame e io sono per il massimo profitto con il minimo sforzo». Quando gli confessi che non hai la minima idea di quello che farai dopo e che ti basta trovare un lavoro normale e con uno stipendio dignitoso, ti guarda come se fossi matta e ti sbatte in faccia una frase che tanto piacerebbe all’ex ministra Fornero: «Non essere pigra, chi si ferma è perduto. Perché non vai all’estero?».  Leggi il resto di questa voce →

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“Tomorrow’s land”, un film di denuncia e una felice esperienza di produzione dal basso. Intervista al regista Andrea Paco Mariani

dicembre 24, 2014 in Cinema, Interviste, Palestina

tomorrows-landTomorrow’s land” è un documentario autoprodotto ambientato ad At-Tuwani, un minuscolo e sofferente villaggio palestinese a sud di Hebron, costantemente minacciato dai coloni e dagli ordini di evacuazione e di demolizione da parte dell’esercito israeliano. La pellicola racconta la difficile e coraggiosa resistenza messa in atto dai comitati popolari. Abbiamo incontrato uno dei registi, Andrea Paco Mariani, che ci ha svelato alcuni retroscena del film e che ci ha dato la sua opinione sull’incerto futuro della Palestina.

Una domanda di ordine pratico, e cioè come avete fatto a far uscire il materiale girato dall’aeroporto di Tel Aviv (in Palestina non esiste un aeroporto e gli internazionali che vogliono andare in West Bank devono passare da Israele. L’alternativa è il confine giordano, anch’esso controllato dall’esercito israeliano, ndr)?

Abbiamo fatto una spedizione aerea, con la consapevolezza che poteva andare tutto a rotoli. Ai tempi giravamo ancora con la SD, quindi non c’era neanche la possibilità di fare un backup. Ci siamo detti “vada come vada”. Era l’unica cosa da fare, perlomeno all’epoca. E, per fortuna, è andata bene.  Leggi il resto di questa voce →

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Sono stata in Palestina [13]

dicembre 11, 2014 in Palestina

 Disponibile in traduzione inglese di Anna Zorzi Bandierina-Inglese

Ho scritto venti righe sull’amore
e mi è sembrato
che questo assedio
si sia arretrato di venti metri!
(Mahmud Darwish)

gruppo di bil'in

 Sono le tre di notte. Le pupille, affaticate dall’interminabile giornata nella Valle del Giordano, resistono a fatica alle luci dell’aeroporto Ben Gurion, tanto da farti maledire il momento in cui hai deciso, insieme ad altri temerari del gruppo, di non andare a letto perché “è meglio non dormire affatto piuttosto che dormire due ore”. Mentre ve ne state in coda ad attendere che l’occhio sospettoso di un funzionario israeliano si posi sulle vostre facce stravolte, rimpiangi quelle due ore di sonno che ti avrebbero consentito di recuperare un po’ di lucidità e le tue misere conoscenze inglesi. Ti sforzi di tenere la testa dritta sul collo e di evitare che cada a ciondoloni, quando un energumeno e due sosia di Sonya Blade di Mortal Kombat accerchiano te e gli altri giovani del gruppo.  Leggi il resto di questa voce →

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Donne di tutto il mondo, unitevi! – “Rivoluzioni violate”, il nuovo libro di Giuliana Sgrena

novembre 29, 2014 in Approfondimenti, Recensioni

coverManal al Sharif esce di casa, sale in macchina e accende il motore. L’amica Wajeha al Huwaider la riprende con il cellulare e il filmato, caricato su youtube, fa il giro del mondo. Inizia dall’Arabia Saudita il viaggio di Giuliana Sgrena tra le Rivoluzioni violate (il Saggiatore, pp. 229, 2014) degli Stati arabi, da un Paese, cioè, dove la Primavera araba ha soffiato un vento appena percettibile e immediatamente silenziato. Dopo poche ore, Manal è stata arrestata, perché, così sostengono gli sceicchi, una donna che guida mette a rischio la verginità e l’integrità delle ovaie. La donna riproduce questa cosa essenziale che è il musulmano sosteneva l’algerino Ali Belhadj nel 1989, e dunque non può certo permettersi di rimanere sterile per farsi un giro in automobile…  Leggi il resto di questa voce →

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L’ebola, l’uomo nero e l’autolavaggio

ottobre 12, 2014 in Approfondimenti

195132985-a09ec117-72df-410e-9aa4-bf06e4bc6ce7 (2)L’ebola, l’Isis, il terrorismo sono solo i più recenti capri espiatori di una società che, come sostengono Bauman e altri, trasforma ogni giorno irrazionali paure individuali in un mezzo di regolazione e di controllo sociale. Incessantemente, decaloghi allarmanti e ansiogeni ci insegnano come ripararci dalle malattie, da fanatici imbottiti di tritolo, da scippatori, da ladri d’appartamento, da influenze endemiche, da attentati dinamitardi. Ma se il male arriva alle spalle, tra il rumore di spazzole e di bocchettoni, e ha il volto pulito dei vent’anni, e ha la cadenza familiare della propria gente, come ci si può difendere?  Leggi il resto di questa voce →

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Acqua a mano armata nella Valle del Giordano [12]

settembre 20, 2014 in Palestina

 Disponibile in traduzione inglese di Anna Zorzi Bandierina-Inglese

Mi lascerai mai andare?
Per una vita
Un anno
Un mese
Un’ora
Un minuto
Anche solo un secondo?
(Suad Amiry, Golda ha dormito qui)

 

      IMG_0603   Sabato 4 gennaio, ultimo giorno in Palestina. Sin dal risveglio, si respira un clima da fine gita scolastica, anche se questa intensissima settimana ha avuto un peso emotivo che nessun viaggio d’istruzione trascorso ad attendere la baldoria serale avrebbe mai potuto avere. Oggi sarete nella Valle del Giordano, la Campania Felix del Medio Oriente, una lunga distesa di mare, montagne e deserto roccioso, con un clima quasi tropicale. Luisa non c’è e vi ha lasciato nelle mani, le calde mani di pane di Mike, che, già dalla messa in moto del pullman, inizia un’ampia spiegazione sul perché quella sia un’area di cruciale importanza per Israele. Non serve una conoscenza prodigiosa della lingua inglese per capire quali sono le parole chiave del discorso della vostra guida, e cioè terra e, soprattutto, acqua. Leggi il resto di questa voce →

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Grammatica studentesca della fantasia – Introduzione

settembre 14, 2014 in Grammatica studentesca della fantasia

Un rumore di pioggia scrosciante, le ginocchia tremanti e un centinaio di occhi incuriositi puntati addosso. È questo il ricordo, nitido e indelebile, del mio primo giorno da “insegnante” all’Università di Verona.

matilde_copertinaLunedì 28 aprile 2014, alle ore 17.20, ho infatti varcato la soglia di un’aula universitaria andandomi, per la prima volta, a sedere dall’altra parte, dietro un banchetto sgangherato adibito a cattedra. Nei pochi secondi in cui le mie gambe terrorizzate mi hanno condotta dal corridoio alla stanza che avrebbe sancito il mio definitivo abbandono del titolo di “studente”, credo di aver pensato che la frase “ma chi me l’ha fatto fare?!” non potesse, in precedenza, essere stata invocata così ossessivamente da un essere umano. Già, chi me l’aveva fatto fare? Leggi il resto di questa voce →

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