Emmy Noether e la nascita dell’algebra astratta
settembre 22, 2024 in Recensioni da Roberta Basche
Elisabetta Strickland, matematica e docente universitaria, racconta in Emmy Noether – Vita e opere della donna che stupì Einstein, volume edito da Carocci, la biografia e il percorso di questa brillante scienziata.
Emmy Noether nasce nel marzo del 1882 a Erlangen, cittadina a nord di Norimberga, da Max, matematico e docente universitario, e Ida Kaufmann, pianista.
L’infanzia di Emmy è serena: la famiglia colta dà importanza all’istruzione dei figli, anche se l’aspirazione massima delle donne può solo essere “Kinder, Kirche e Küche” (bambini, chiesa, cucina).
Ma Emmy Noether non ama la vita domestica.
La storia di Ipazia, “la prima vera matematica della storia”, le viene raccontata da Max Noether quando è bambina: Emmy ne rimane affascinata.
A 18 anni supera l’esame di Stato per insegnare le lingue inglese e francese, ma quando il padre manifesta il desiderio che uno dei suoi tre figli maschi studi materie scientifiche, Emmy insiste dicendo che lei vuole studiare matematica. Pur nutrendo dubbi sulla carriera scientifica della figlia (si ricrederà nel tempo), il padre le fornisce così “libri presi dalla sua biblioteca perché apprenda i rudimenti dell’algebra”.
Ma come entrare all’Università di matematica quando, all’epoca, alle donne in Germania (e non solo in Germania) non era permesso accedere agli studi superiori?
Già Sofia Kovaleskaja ad Heidelberg aveva frequentato le lezioni senza essere ufficialmente iscritta all’Università.
Ma, sia per il precedente di un’altra donna (la sua insegnante di francese) che ebbe il permesso di seguire le lezioni universitarie, sia grazie al fatto che Max Noether era preside di Facoltà e “scrisse al ministro competente chiedendo l’ammissione della figlia ai corsi di matematica come uditrice”, Emmy Noether cominciò a frequentare.
Durante gli anni a Erlangen Emmy era nota quasi esclusivamente per essere la figlia di Max Noether. Solo molti anni dopo ci si riferì a lui come il padre di Emmy Noether, la “madre” dell’algebra moderna.
Max Noether stima la figlia e in una lettera al collega Klein scrive che “le attività della figlia erano fonte di grande soddisfazione per lui e confidava che la potenza creativa che vedeva ingrandirsi ogni giorno in lei, avrebbe condotto a nuove scoperte”.
L’innovativo approccio all’algebra, gli studi e le pubblicazioni di Emmy Noether vengono apprezzati dalla comunità matematica e in particolare da David Hilbert che si mobilita affinché lei possa ottenere l’abilitazione per insegnare all’Università di Gottinga; e questo anche se l’ostracismo dei colleghi rende quello di Noether un percorso ad ostacoli. Insegna senza stipendio per diversi anni, vivendo di una piccola rendita familiare. Solo nel 1919 diventa libera docente.
La vita di questa scienziata è ricca di incontri, confronti scientifici e amicizie.
Brillante nelle scoperte e nello studio, è meno predisposta per la didattica: a lezione le chiedono spesso di ripetere la spiegazione, perché la sua prima versione spesso è poco comprensibile. Ma lei non si tira indietro e col tempo diventa più chiara!
“Aveva un tale fantasia matematica che a volte improvvisava anche durante le lezioni, finendo magari in un vicolo cieco da cui usciva infuriata per poi riprendere la dimostrazione in modo standard”.
Noether è generosissima con gli allievi ai quali dedica molto tempo; nel suo studio o nella sua casa davanti ad un tè si approfondiscono nuove prospettive dell’algebra; così come durante le passeggiate o dopo le nuotate nella piscina Klie a Gottinga, luogo di ritrovo degli universitari.
È sempre disposta ad ascoltare e a incoraggiare e quando intuisce menti dotate di ingegno si adopera perché venga riconosciuto il loro valore con incarichi o borse di studio.
Con allievi e allieve instaura profondi rapporti di amicizia, molti dei quali durano tutta la vita: per esempio con Olga Taussky, importante studiosa austriaca di algebra, o Pavel Alexandrov, matematico russo.
Purtroppo con l’avvento del nazismo, Noether, ebrea tedesca, è costretta ad emigrare negli Stati Uniti.
Grazie alla mobilitazione di professori americani che la stimano e alla Fondazione Rockfeller che finanzia le sue ricerche Emmy Noether viene accolta come docente alla Bryn Mawr in Pennsylvania.
Negli Stati Uniti viene poi raggiunta anche da Olga Taussky e insieme preparano lezioni per gli studenti di Princeton.
Ma a soli 53 anni, a seguito alle complicanze di un intervento chirurgico per un tumore pelvico, Emmy Noether muore.
Il matematico Hermann Weyl, nel suo ultimo saluto, la ricorda come “una grande donna matematica(…) la più grande mai conosciuta nella storia”, il cui lavoro “ha cambiato il modo in cui guardiamo all’algebra”.
Il saggio di Strickland è molto ricco di informazioni e ben documentato anche se talvolta, per una lettrice o un lettore non esperti di matematica, alcune digressioni possono essere difficili da seguire.
Dal 1994 per ricordare questa straordinaria donna si tengono, ogni quattro anni, le “ICM Noether Lecture” per “onorare le donne che hanno dato contributi fondamentali alle scienze matematiche”.
Non è un premio come la medaglia Fields, ma la scienziata matematica scelta per tenere una conferenza riceve una targa commemorativa in bronzo con l’immagine di Emmy Noether.
Da segnalare, della stessa autrice, un libro molto interessante pubblicato da Donzelli nel 2011: “Scienziate d’Italia. Diciannove vite per la ricerca”; esplora la vita di diciannove scienziate italiane spaziando dalla matematica alla fisica, dalla botanica alla limnologia.
di Roberta Basché