Un mondo ubriaco di guerra
ottobre 23, 2023 in Approfondimenti, Attualità da Mario Baldoli
Dalla fine della II guerra mondiale, il colonialismo e il neocolonialismo occidentali hanno provocato la morte di circa 55 milioni di persone: mai tante stragi ci furono nella storia dell’umanità. Decine di milioni di persone sono morte in silenzio per le conseguenze della guerra. Paradossalmente oggi più che mai, dato che i Paesi ricchi fanno le guerre con piccoli eserciti, scaricando le loro bombe e moltiplicando i morti soprattutto tra la popolazione civile. Di solito tutto avviene in nome della libertà e della democrazia, mentre si dice che siamo in pace da oltre 70 anni. Forse troppi? Ora è tornato il tempo delle guerre.
Il dialogo tra Noam Chomski e Andre Vltichek, Terrorismo occidentale, traduz. di Valentina Nicoli, 2015, Ponte alle grazie editore, ha un inizio e una fine uguali: “Sembra che viviamo in un mondo impazzito”.
Il grande intellettuale e il giornalista d’inchiesta hanno identificato e fotografato quello che non avremmo mai voluto leggere e nemmeno sapere. Che noi, cittadini, governi e poteri economici d’Europa e soprattutto – in proporzione – degli Stati Uniti abbiamo le mani e il cervello sporchi di sangue.
E’ difficile scegliere fra i tanti interventi micidiali dell’Occidente.
Il Vietnam? Il più noto.
Una guerra durata vent’anni (1955-1975) – ma la data d’inizio è variamente interpretata – con un milione e mezzo di morti, secondo il conto più ristretto. Secondo il governo del Vietnam, un milione e 400.000 vietnamiti e oltre 4 milioni di civili. Un terreno ferocemente inquinato e bombe ancora nascoste. Il contribuente americano l’ha pagata 165 miliardi di dollari, ed è rimasto sconfitto. All’ombra della falce della morte non si sa quanto abbiano guadagnato i soliti noti.
Più grave è stato il colpo di stato in Indonesia del 1965, finanziato dagli Usa, per abbattere il governo Sukarno affinchè non coinvolgesse politicamente il Partito comunista. Vi furono stragi di intellettuali, di comunisti e della minoranza cinese, si parla di circa tre milioni di morti. Oppure fu l’invasione e l’occupazione di Timor Est nel 1975 da parte di un’Indonesia ormai asservita ai paesi del progresso (Usa, Inghilterra, Australia).
Timor Est è uno dei paesi più disgraziati del mondo. 400 anni di dominio portoghese, la Seconda guerra mondiale combattuta a fianco degli australiani contro i giapponesi. Sentendosi sicuri dopo la battaglia di Guadalcanal, gli australiani abbandonarono i Timoresi alla rappresaglia e ai bombardamenti di giapponesi e alleati. Vi morirono 70.000 persone, il 10% della popolazione.
Purtroppo agli inizi degli anni Settanta si scoprirono vasti giacimenti di petrolio e gas nel mar di Timor, così l’Australia si accordò con l’Indonesia affinchè occupasse Timor est in cambio di una parte del reddito degli idrocarburi. I Timoresi combatterono 25 anni per la loro indipendenza. Si era vicino al genocidio, quando cadde il dittatore indonesiano Suharto. Intanto era avvenuto il massacro di Dili, la capitale. Ciò provocò tali proteste nei gruppi che sostenevano Timor e nei paesi partecipanti all’Onu, che Clinton fermò la guerra. Si potevano evitare 25 anni di sofferenze. Infine nel 2002 Timor est divenne realmente indipendente. Ancora un’offesa: l’Australia ha proposto che tutti i rifugiati dell’Oceania, 38.200 persone, siano raccolti in un grande centro a Timor est, uno stato che ha quasi il 70% di disoccupazione.
L’elenco interminabile dei delitti dei Paesi che si autodefiniscono democratici comprende quasi tutto il mondo, se si calcolano anche i colpi di stato e l’innesco di guerre civili.
La guerra del Vietnam – dicono gli autori – non aveva senso, dato che gli Stati Uniti avevano già in mano l’Indonesia. Ma temevano il contagio nazionalista che poteva venire da un paese certamente a pezzi, ma che aveva già cacciato i francesi.
Infatti, oltre al comunismo gli Stati Uniti temono il nazionalismo, cioè un governo che si opponga alla penetrazione economica delle loro aziende e uno stato che pretenda di autogovernarsi.
Secondo gli autori, gli occidentali sono i più indottrinati e i meno informati del pianeta. “I sistemi di propaganda colonizzano le menti delle persone, comprese quelle che li concepiscono”. I media occidentali censurano e si autocensurano: tutti lo constatano leggendo gli isterici “servizi” su Ucraina e Israele.
Negli Stati Uniti, prima di far intervenire una persona in televisione vogliono sapere cosa dirà. A questo punto possono rifiutare di mandare in onda l’intervento oppure, se si tratta di una persona autorevole, come Chomsky, interromperla continuamente con la pubblicità o con domande provocatorie.
La guerra per dividere la Jugoslavia isolando la Serbia, la guerra Iraq-Iran (1980-1988) con l’intervento americano per salvare l’Iraq dalla sconfitta, provocò un milione e mezzo di morti, la più sanguinosa dell’ultimo Novecento, finita senza alcun cambiamento territoriale. Altre guerre, ormai non più dichiarate esautorano sempre più il ruolo dell’Onu, in Etiopia e Somalia, Afghanistan, Iraq, Yemen, Nagorno-Karabakh, Libia, Siria, ora Ucraina, Israele-Palestina.
Sembra che viviamo in un mondo impazzito, commentano gli autori, mentre all’ombra del sangue prospera un altro mondo che spesso ha causato il primo, quello degli squali.
di Mario Baldoli