L’autorità deve dimostrare di essere legittima, altrimenti va abbattuta. Ritorna con Chomsky l’intellettuale impegnato
marzo 5, 2020 in Approfondimenti da Mario Baldoli
Cos’è un intellettuale? Lo vedo in un libro, ingobbito e contratto, solo nello spazio e nel tempo tra superbia, narcisismo, presunzione.
Ha scritto Adorno: Comunque agisce l’intellettuale sbaglia. Definizione insignificante.
Julien Benda diede il titolo a un suo libro, Il tradimento degli intellettuali.
Borges fu vile: Il vero intellettuale rifugge dai dibattiti contemporanei: la realtà è sempre anacronistica.
Camus ne demistifica il narcisismo: Un intellettuale è un uomo la cui mente osserva se stessa.
Cos’è un intellettuale? Si chiede Noam Chomsky in un piccolo, denso libro, La responsabilità degli intellettuali, Ponte alle Grazie 2019. E’ chi è capace di vedere ciò che si trova sotto il proprio naso.
Ricorda che mentre i sedicenti intellettuali spiegavano il senso di colpa dei tedeschi per aver scatenato la Seconda guerra mondiale, i soldati dell’esercito vincitore riconoscevano l’umanità delle vittime e solidarizzavano con la loro sofferenza; si veda il bellissimo film di Billy Wilder, Scandalo internazionale (1946), a lungo censurato.
Cosa giustifica il comando? Chomsky aveva risposto in un altro libro dello stesso editore, Venti di protesta, resistere ai nemici della democrazia (2018), 11 interviste (2013-2017) di David Barsamian: Ogni forma di autorità gerarchica o dominio ha l’onere della prova: deve dimostrare di essere legittima. Se non ci riesce va abbattuta. Si deve pretendere che l’autorità, a partire dalla famiglia, giustifichi la propria esistenza.
Con la guerra fredda, osserva Chomsky, era facile: gli intellettuali Usa solidarizzavano con il loro Paese celebrandone i meriti ed esaltando “i dissidenti”, come Solgenitsin, di cui ha recentemente scritto G9. Ma quando Solgenitsin, cui diedero il Nobel, tornò in Russia e solidarizzò con Putin, lo nascosero.
Anche oggi, l’intellettuale è il cortigiano del potere, come 600 anni fa ne inaugurò la figura Francesco Petrarca, con la differenza che oggi in Usa l’intellettuale si è trasformato in “esperto” della Sicurezza nazionale, il cane che annusa il tartufo.
Scrive Chomsky: gli intellettuali hanno il privilegio di conoscere le parole, eccoli quindi trasformare la realtà in necessità. Un pensierino io lo mando a Hegel per cui il reale è razionale.
Nei riguardi di Russia e Cina la strategia Usa resta oggi quella di decenni fa: Il problema operativo non è di eliminare o diminuire in maniera sostanziale quel timore (di Cina e Russia, di essere accerchiati), ma di fronteggiarli con una serie di incentivi, di penalità e ricompense che gli faranno venir voglia di convivere con questa paura, spiega un documento governativo, citato da Chomsky.
Non incentivi, ma stragi quelle degli Stati Uniti nell’America latina, perpetrate o con interventi diretti o con l’avvio e il sostegno di colpi di stato e di guerre civili, previa distruzione dell’economia: il Cile (1973), l’Argentina (1976), i colpi di stato nell’America centrale (non a caso nacque il sostantivo golpe), l’uccisione anche di preti come Oscar Romero, la guerra nel Vietnam (1955-1975), l’aggressione senza alcun motivo di Afghanistan (2001) e Iraq che avrebbe avuto la bomba atomica (II guerra all’Iraq, 2011), guerre ancora in corso che hanno destabilizzato il medio oriente, distrutto la vita civile, ogni presenza dell’antico grande passato, ucciso milioni di persone e creato milioni di profughi, radicalizzato l’Islam e dato vita all’Isis, proprio come desiderava Bin Laden. La stretta alleanza con l’Arabia Saudita ha portato alla guerra in Yemen (dal 2015) mascherata da guerra civile.
Ora sembra che Trump che pure ha legittimato la tortura, stia trattando una pace in Afghanistan con gli ex nemici Talebani, forse primo passo per parlare ad Al-Qaeda l’organizzazione che distrusse le due Torri (11 settembre 1991, con 3.000 morti).
Gli Usa fecero in mezzo secolo molte più vittime che qualunque altro Stato, si pensi a Hiroshima e Nagasaki, per esempio.
Aveva scritto Euripide: Per regnare si violi pure la legge comune, per le cose comuni si rispettino invece le leggi.
Nota Chomsky: il sistema Usa del blocco economico, seguito passivamente dagli alleati europei, ha fatto naufragare i governanti dell’America latina regolarmente eletti, mandando al potere gli amici golpisti. Fa trionfare in Iran l’Islam più severo. La Grecia ha sperimentato il bastone che bastonava Tsipras, ed è passata ai conservatori.
Trump riceve solo i partiti italiani di estrema destra antieuropeisti: tutti i popoli devono capire che avranno guai se i loro governi non dipendono dagli Usa.
Il loro sistema militare e informativo (Cia, Fbi, Nsa e chissà che altro) è il più forte del mondo (sostenuto da varie corruzioni, come quella di Cambridge Analytica e da elezioni manipolate), mentre fingono, sostenuti naturalmente dai media europei, di temere lo spionaggio cinese.
I presidenti Usa (Obama compreso, Nobel per la pace non appena eletto) con i soliti intellettuali “esperti e specialisti” al seguito, giustificarono le guerre perse (tutte, tranne i golpe) come “errori”, i giornalisti cambiarono in fretta parere dividendosi fra falchi e colombe (es. giustizialisti e garantisti): “guerre cominciate male e fjnite peggio”, anche se qualcuno aveva capito che il Vietnam come entità culturale e storica rischia l’estinzione mentre le campagne muoiono sotto i colpi della più grande macchina da guerra militare mai schierata in un’area di queste dimensioni.
Ma diceva Kennedy, il grande comunicatore e iniziatore della guerra, la guerra in Indocina era stata decisa nel 1946 da Stalin!
Conclude La responsabilità degli intellettuali un’intervista di Valentina Nicoli a Chomsky che ridefinisce l’intellettuale come colui che deve costruire un pensiero critico contro l’egemonia del potere, non per guidare le masse, ma per dare il maggior contributo possibile ai movimenti popolari con un attivismo diretto: partecipazione, manifestazioni, mobilitazione, politica elettorale, deve cogliere i problemi reali che sono sempre nascosti dai governi.
Deve cercare le cause del male e della sofferenza per stimolare la comprensione la mobilitazione. Quindi è normale che il potere gli faccia bere – appena può – la cicuta.
Alla domanda sull’uso dei Social network che mobilitano in fretta tante persone, Chomsky risponde: Li evito come la peste. Anch’io.