Un mondo senza muri, un’unica cittadinanza
agosto 15, 2017 in Approfondimenti da Mario Baldoli
Il documento approvato in Bolivia dalla Conferenza mondiale dei popoli
«Sorelle e fratelli, i muri tra i popoli sono un attentato contro l’umanità. I muri tra i popoli non proteggono, portano allo scontro. I muri tra i popoli non danno sicurezza, dividono. I muri tra i popoli non rispettano, aggrediscono. I muri tra i popoli non liberano, soffocano. I muri tra i popoli non rendono uguali, discriminano. I muri fanno crescere la paura, promuovono lo scontro e il razzismo.
Sorelle e fratelli, i muri fra i popoli vanno contro la storia dell’umanità. I muri mutilano la scienza e la conoscenza. I muri imprigionano l’anima, accendono l’odio verso il diverso, soffocano la libertà. Nessun paese del mondo ha trionfato alzando muri, ha solo attestato e prolungato la propria decadenza. Nessuna società progredisce isolata, nessuna nazione è grande se si chiude.
L’essere umano, la conoscenza scientifica, l’arte, l’etica, i valori fondamentali di qualunque società sono sempre cresciuti alimentati dalla libera circolazione planetaria di idee e di persone. In fondo, l’essere umano per sua natura è un essere migrante. Le società e le nazioni sono state costruite grazie alla mescolanza creativa dei migranti.
Così come non ci sono muri per il bene, così come non esistono muri per la pioggia, così come non ci sono muri per le parole, non possono esserci muri neppure per le persone e le famiglie nel mondo.
E non importa quanto alti e quanto grossi e quanto duri siano questi muri, quanto in alto e in profondità si espandono… dalle loro più piccole fessure, o abbattendoli, il vento, la pioggia, le persone attraverseranno una e mille volte ogni muro che si opponga alla libertà e al movimento perché la circolazione planetaria, la migrazione è la fonte dell’autodeterminazione che è la garanzia per la vita».
Evo Morales
presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia
Conferenza Mondiale dei Popoli per un Mondo senza Muri verso la Cittadinanza Universale
Tiquipaya, Cochabamba – Bolivia – 20-21 giugno 2017
DICHIARAZIONE FINALE
I movimenti sociali, i cittadini e le cittadine del mondo, riuniti a Tiquipaya, dopo aver ascoltato le testimonianze di migranti e rifugiati, e discusso collettivamente nell’ottica della nostra memoria storica e della pluralità delle nostre identità, approvano la seguente Dichiarazione per far conoscere agli Stati e alla comunità internazionale la nostra visione e le nostre proposte per quanto riguarda la cosiddetta crisi migratoria.
I popoli del mondo sono consapevoli della necessità di continuare a esigere con maggior forza un nuovo ordine mondiale, le cui caratteristiche sono:
- l’instaurazione di rapporti di complementarietà, equità e solidarietà tra le persone e i popoli; il riconoscimento e l’accesso universale ai servizi di base come diritti fondamentali, per cui non possono essere oggetto di lucro e speculazione di gruppi privati;
- la più ampia partecipazione di tutta la società nell’elaborazione e realizzazione di politiche pubbliche che superino oligarchie, dinastie, monarchie e altre forme di gerarchie politiche;
- una nuova architettura finanziaria internazionale, dove non esistano organismi multilaterali al servizio del capitale sovranazionale, che garantisca la proprietà sociale delle risorse naturali;
- la coesistenza armonica con la Madre Terra e il rispetto dei suoi diritti, ricordando che la natura può vivere senza gli esseri umani, ma gli esseri umani non possono vivere senza di essa, violando i suoi diritti e distruggendo l’habitat;
- la costruzione della vera pace, che non è solo l’assenza di conflitti armati, ma anche il superamento della violenza strutturale che si traduce nell’accesso equo alla ricchezza e alle opportunità di sviluppo.
Abbiamo verificato come principali cause di questa crisi i conflitti armati e gli interventi militari, il cambiamento climatico, le enormi asimmetrie economiche tra gli Stati e al loro interno. Queste situazioni devastanti hanno la loro origine nell’ordine mondiale dominante, che nella sua avidità smisurata per il profitto e l’appropriazione di beni comuni genera violenza, promuove disuguaglianze e distrugge la Madre Terra. La crisi migratoria è una delle manifestazioni della crisi generale della globalizzazione neoliberale.
La mobilità umana è un diritto radicato nell’essenziale eguaglianza degli esseri umani. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, non risponde ad una decisione volontaria delle persone, ma a situazioni di necessità che arrivano agli estremi di una migrazione forzata. Al dolore dello sradicamento si sommano situazioni di ingiustizia, esclusione, discriminazione e sfruttamento, subite da persone in transito e nei paesi di arrivo, che attentano alla loro dignità, ai loro più elementari diritti umani e, non di rado, contro la loro stessa vita.
Il discorso predominante, alimentato dalle corporazioni mediatiche transnazionali, promuove una visione negativa dei migranti, nascondendo il loro contributo in termini economici, demografici e socio-culturali. Notiamo con preoccupazione il predominio di posizioni neocoloniali, intolleranti e xenofobe che attentano alla cooperazione tra i popoli e costituiscono una vera minaccia per la pace mondiale. Paradossalmente, queste posizioni sono sostenute dai centri di potere globale, principali responsabili della violenza strutturale, della disuguaglianza planetaria e del cambiamento climatico, a danno dei creditori del debito sociale e ambientale: i poveri e i popoli poveri.
È questo il motivo per cui le basi sociali promuovono il seguente decalogo di proposte per abbattere i muri che dividono e costruire una Cittadinanza Universale, che sancisce il diritto di tutte e tutti ad avere e godere in pienezza gli stessi diritti per il vivir bien (vivere bene) dell’umanità.
1. Superare la prospettiva predominante della politica migratoria, che impone una gestione delle immigrazioni in modo “regolamentato, ordinato e sicuro”, con una visione umanitaria che permetta di “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” gli immigrati.
2. Rifiutare la criminalizzazione della migrazione che occulta false visioni di sicurezza e di controllo. In modo particolare, esigiamo l’eliminazione dei “centri di detenzione per migranti”.
Esigere la distruzione dei muri fisici che separano i popoli; degli invisibili muri legali che perseguitano e criminalizzano; dei muri mentali che utilizzano la paura, la discriminazione e la xenofobia per separarci tra fratelli.
Allo stesso modo, denunciamo i muri mediatici che screditano o stigmatizzano i migranti, e ci impegniamo a promuovere la creazione di mezzi di comunicazione alternativi.
3. Creare un Tribunale Mondiale dei Popoli per i diritti di migranti, profughi, richiedenti asilo, apolidi, vittime della tratta e del traffico di esseri umani, per favorire e sostenere la libertà di circolazione e i diritti umani.
Chiediamo al popolo e al governo della Bolivia di gestire la creazione di un Segretariato di coordinamento per rendere effettivo il compimento delle risoluzioni di questa dichiarazione della Conferenza Mondiale dei Popoli per un Mondo senza Muri verso una Cittadinanza Universale.
4. Esigere dai governi la creazione e/o il rafforzamento di Cittadinanze Regionali che consentano la mobilità intra-regionale e il pieno esercizio dei diritti dei migranti, come un ponte verso una cittadinanza universale.
5. Chiedere che i fondi pubblici destinati alla guerra e alla criminalizzazione dei migranti siano utilizzati per la creazione di programmi di integrazione che garantiscano il pieno esercizio dei diritti delle persone migranti e delle loro famiglie.
6. Promuovere politiche locali per dar vita a città e società inclusive, nelle quali divengano effettivi nella vita quotidiana dei migranti il diritto alla casa, salute, istruzione, sicurezza sociale, secondo i principi di complementarità, solidarietà, fratellanza e diversità.
7. Convocare tutti i governi del mondo per lottare in maniera congiunta contro le reti criminali che trafficano con esseri umani e dichiarare la tratta e il traffico di persone come crimine contro l’umanità.
8. Attualizzare, rafforzare e progredire nel sistema multilaterale e nei suoi strumenti internazionali relativi ai migranti, ai rifugiati e alle loro famiglie, in particolare:
- la “Convenzione Internazionale sulla tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie”, mai ratificata da nessun paese del Nord in cui arrivano i migranti;
- la Convenzione sullo status dei rifugiati dell’UNHCR e incorporare nuove concezioni concernenti i profughi e i rifugiati climatici;
- partecipare attivamente ai negoziati del Patto Mondiale (Global Compact) che avranno luogo nel 2018 all’ONU;
- la proclamazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del Decennio Internazionale per un Mondo senza Muri verso la Cittadinanza Universale.
9. Superare il criterio di “frontiere rigide” con una visione che le considera ponti di integrazione per l’unità tra i popoli e l’accoglienza dei migranti, dove la lotta contro la criminalità organizzata transnazionale venga affrontata in un quadro di cooperazione tra gli Stati.
Promuovere il vivir bien (vivere bene) nei luoghi di origine dei migranti, in modo che la mobilità sia sempre volontaria e non forzata come effetto della povertà, della violenza e del cambiamento climatico, denunciando l’impatto delle azioni irresponsabili delle società transnazionali e applicando sanzioni a quelle che minacciano la permanenza delle famiglie nel loro luogo d’origine.
Promuovere la mobilitazione popolare su scala mondiale, per il riconoscimento, nelle istanze nazionali e internazionali, della natura inalienabile dei diritti delle persone in mobilità per abbattere i blocchi, gli interventi e i muri, che alzano unilateralmente i potenti per perpetuare la disuguaglianza e l’ingiustizia sociale nel mondo.