Le Satire di Ariosto: una nuova lettura critica
giugno 11, 2017 in Approfondimenti, Letteratura da admin
di Marta Cardinale e Federica Laudini
Una conferenza sulle Satire ariostesche e, più in generale, su Ariosto, si è tenuta il 18 maggio scorso a Brescia, presso l’Emeroteca, a cura dell’Associazione Bibliofili Bresciani “Bernardino Misinta”.
La sapiente esposizione della relatrice, dott.ssa Sonia Trovato, ha contribuito ad una conoscenza e comprensione approfondita della figura di questo poeta, valorizzando ed illustrando la sua opera attraverso la ricostruzione del suo percorso di uomo.
L’esordio ha smentito da subito un luogo comune che ancora resiste, originato dalla critica crociana, su Ariosto, la sua opera e la sua vita: una vita mediocre, “da cortigiano”, obbligato alla compiacenza e devozione verso il proprio signore.
In realtà Trovato ha rivelato che Ariosto, in quanto colto letterato con il forte desiderio di scrivere e restare nella sua “contrada”, pur se cortigiano, in più di un’occasione ha difeso e saputo mantenere una posizione di piena libertà intellettuale.
Nell’accurata illustrazione analitica di ciascuna delle sette Satire, la relatrice si è soffermata essenzialmente sulla loro interpretazione in relazione a fasi cruciali della vita del poeta: dalla richiesta, ricusata, di recarsi in Ungheria al seguito del cardinale Ippolito d’Este (1517), al rifiuto di andare a Roma dal Papa (1525); sempre affermando la volontà di vivere del proprio lavoro di intellettuale nella sua amata Ferrara.
Le Satire, come “diario pubblico in forma epistolare” (ognuna è infatti indirizzata ad amici e parenti), sono una riflessione sulla propria esperienza personale e partono, quindi, da un dato autobiografico (spesso semplice e modesto), per poi allargarsi ad una riflessione socio-culturale e politica sulla realtà delle corti del Cinquecento, intrecciando osservazioni psicologiche, considerazioni e riflessioni sulla morale, sui vizi umani, sulla realtà contemporanea, nell’elogio costante di una vita serena ed appartata.
Lo stile di Ariosto è sempre medio e molto controllato, non scadendo mai nella polemica fine a se stessa, ma mantenendo sempre un tono di efficace ironia e una notevole vivacità stilistica: è chiara la critica alla corte, che ha nell’adulazione verso il Principe il suo tratto distintivo.
Così il Cardinale Ippolito d’Este, per esempio, è descritto come un uomo duro, volubile, avaro e insensibile all’arte poetica, che tratta Ariosto come un cameriere, sfruttandolo per i compiti più mediocri ed umilianti: se il tono ariostesco non è quello del pathos, è senz’altro quello di una chiara “indignatio” politica.
In tale ottica le Satire appaiono allora come un’opera innovativa nel panorama letterario italiano del Cinquecento: l’intervento di Sonia Trovato costituisce un contributo decisivo per la sua interpretazione, andando oltre anche la lettura di Lanfranco Caretti che, negli anni Sessanta, puntava sul concetto di “armonia” ariostesca, non cogliendo invece la sua carica di puntuale denuncia.