In nome del popolo inquinato
ottobre 21, 2013 in Approfondimenti da Mario Baldoli
Giorgio Nebbia, uno dei primi, con Laura Conti, a studiare i problemi dell’inquinamento, ha dato un quadro catastrofico dell’inquinamento: In Italia si producono ogni anno 150 milioni di tonnellate di materie che finiscono nell’ambiente e nelle discariche. Ma ogni sostanza nel terreno vive e muta, si combina con altre e si trasforma. Inoltre, diverse tecniche sono state usate dall’800, basta pensare il passaggio dal carbone al petrolio. E quale carbone? Quello proveniente dalla Polonia o dall’Inghilterra? Dove sono finiti nei decenni sodio, cloro, mercurio, acido solforico, eternit? Come sono cambiate lampade e televisori? Dove finiscono fumi e polveri? Altra difficoltà: alcune aziende sono ancora in attività, altre sono chiuse o passate da un proprietario all’altro, come la Caffaro per la quale non è possibile trovare chi debba pagare. Occorrono carotaggi del terreno per capire cosa contiene, deve nascere una scienza: l’archeologia dei rifiuti. Ogni bonifica costa milioni di euro in una sfida di carattere interdisciplinare.
Il convegno organizzato dalla Fondazione Micheletti: “Puliamo l’Italia. Dall’archeologia industriale alla rigenerazione del territorio” tenuto in Santa Giulia col patrocinio del Comune di Brescia, la collaborazione di Brescia Musei e della Centrale del latte ha fatto il punto il 14-15 ottobre sull’inquinamento nel nostro Paese. Vi hanno partecipato amministratori ed esperti di ogni parte d’Italia, alcuni relatori hanno riportato esempi francesi e tedeschi.
Secondo il governo, i siti inquinati di interesse nazionale (Sin) sono 39, quelli di interesse regionale (Sir) sono 18. Non si sfugge all’impressione che un decreto ministeriale proprio di quest’anno abbia declassato alcuni siti nazionali a regionali, una sorta di scaricabarile.
Tra quelli d interesse nazione, oltre alla Caffaro di Brescia, abbiamo vicino Laghi e Polo chimico di Mantova e le ex acciaierie di Sesto San Giovanni. Chi vuol conoscere la situazione nei dettagli, veda il sito www.industriaeambiente.it. Il Ministero stima il danno di Brescia in 1,5 miliardi. Ma proprio il ministro dell’ambiente Andrea Orlando ha disertato il convegno e non ha mandato nemmeno un rappresentante. Si sa inoltre che il Ministero è senza soldi.
Straodinario per la passione e l’impegno civile è stato l’intervento di Riccardo Iacona che aveva sollevato qualche mese fa la questione Caffaro nella trasmissione “Presa diretta” sul terzo canale tv. Iacona ha accusato la mancanza della politica ad ogni livello: il caso Caffaro doveva diventare il cavallo di battaglia, il problema da affrontare immediatamente dai sindaci fino ai livelli più alti. Doveva essere gridato dai mass media, dovevano intervenire la magistratura, Asl e Arpa, invece si è preferito negare, lasciar precipitare la situazione.
I cittadini sono stati abbandonati e ha vinto la rassegnazione. Qui è stata sconfitta la democrazia, ha vinto l’immoralità. In effetti non abbiamo acquisito nemmeno l’archivio della Caffaro.
Altri interventi hanno mostrato che nemmeno si usano i soldi che l’Unione europea mette a disposizione. Eppure, se si calcolano i costi sanitari generati dai veleni e la svalutazione dei terreni, si scopre che il rapporto tra spese di risanamento e benefici è di 1:14. Nei casi di Gela e Priolo si è visto che rispettivamente 700 e 20 milioni di costi valgono 6,6 e 3 miliardi.
Nel frattempo si è costituita una rete dei comuni inquinati e delle varie associazioni che operano sul territorio e che daranno vita a un sito che raccolga i problemi e costringa il governo a intervenire.
Marino Ruzzenenti, il cui libro Un secolo di cloro e …PCB. Storia delle industrie Caffaro di Brescia ha reso noto per primo la situazione, ha chiesto al rappresentante del Comune Gianluigi Fondra di intervenire presso l’Asl di Brescia, il cui direttore sanitario dieci anni fa non si accorse di nulla, facendo intendere che il Pcb non fa male alla salute, e quindi è stato promosso direttore generale. Ha chiesto che le analisi epidemiologiche non le faccia l’Asl di Brescia, che non ha fatto nemmeno l’analisi di rischio. Purtroppo le aziende di nomina politica non sono enti indipendenti.
Manca anche un piano complessivo di bonifica che individui le priorità, ha osservato Oriella Savoldi della Cgil.
Una buona notizia l’ha data infine Gianluigi Fondra, assessore all’ambiente. Il Comune ha stanziato un milione di euro per la bonifica della Caffaro ha affidato all’ingegner Chiara Mieli, perito del tribunale ed esperta in discipline ambientali, la direzione dei lavori di bonifica. Entro la fine di quest’anno saranno concluse le pratiche amministrative, Si avvierà quindi, dopo indagini geofisiche e chimiche, la bonifica delle scuole Deledda e Calvino e del parco Parenzo, in accordo con i genitori degli alunni.
Per la prima volta il problema non viene negato e diventerà uno dei punti di forza e di impegno dell’attuale amministrazione.