Il coming out… esistenziale di Carlo G. Gabardini
giugno 14, 2016 in Recensioni da Piera Maculotti
nel suo romanzo (Mondadori) Fossi in te io insisterei
Lettera a mio padre sulla vita ancora da vivere
È una storia – personale e famigliare – intensa e viva, quella raccolta nel recente libro di Carlo G. Gabardini, attore, autore, originale presenza radiofonica e televisiva (ha scritto e interpretato l’Olmo di cameracafé).
Fossi in te io insisterei… dice il titolo, e precisa: Lettera a mio padre sulla vita ancora da vivere (Mondadori pp. 241 € 17). La lunga, svelta narrazione apre con un Ciao papà e chiude con quel carlopepe che il preadolescente Carlo Giuseppe sdegnosamente rifiuta. Basta soprannomi, annuncia ufficialmente alla famiglia tutta. Sette belle persone, diverse e solidali: quattro fratelli, una madre salda e sorridente e lui, l’amato – e temuto – pater familias. Avvocato colto, uomo giusto, liberale e cattolico, severo e sensibile è presenza affettiva e guida educativa forte fino al brusco, durissimo addio.
Dopo lo strappo, quella del padre è un’impegnativa assenza–presenza con cui ora il figlio, a tre lustri di distanza, sente di dover fare i conti.
Lo fa riattraversando il passato: la verde età, a Milano, anni 70-80; la scuola tedesca e poi, tra ansie e dubbi, la decisione: no, non farà l’avvocato. L’attore, forse… Un’offesa alle paterne aspettative; quasi una sfida.
E via con la Civica Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi e un duro biennio. Poi ecco l’odioso stop che blocca: il giovane Gabardini non è ammesso al terzo anno.
Il teatro non mi vuole? O.k. m’inchino al destino; passo a legge, faccio felice papà.
E invece, inaspettatamente, il padre dice: Fossi in te, io insisterei... Incoraggia: mai fermarsi al primo ostacolo; bisogna insistere, impegnarsi.
Anche questo c’è nel lascito educativo di un padre scomparso troppo presto; e nel figlio resta una voce, dentro. Severa e giudicante è un feticcio mentale ingombrante (O perfetti, o niente!) E l’inquietudine cresce con i millemila dubbi su tutto.
Così la lettera è una confessione che scava, esplora, risolleva; ed è soprattutto un dialogo mosso dalla voglia di capire, e di cambiare.
Il libro è un coraggioso coming out esistenziale che tira fuori tutto: ansie nascoste, paure; scelte e svolte…
Vabbè, papà, io sono gay.
Mai detto prima; non c’era bisogno; per Carlo era una non-notizia: omo o etero è lo stesso; è naturale. Ci s’innamora di chi ci s’innamora… (e lo dirà e ripeterà nel cliccatissimo video La marmellata e la nutella)
Ma quando l’omofobia colpisce duro, non si può tacere. A Roma un ragazzino si suicida: il dolore e la rabbia di Carlo si fanno parola, diventano una lettera che va in prima pagina su Repubblica (31/10/13) Essere gay non è una colpa. Anzi, può essere bellissimo! Bisogna dirlo, gridarlo in tanti, senza paura…
Gabardini ne è convinto; fin da piccolo sa che la vita è una ed è mia… Poi la sua gli ha insegnato che per crescere bisogna diventare padri di se stessi. E magari ricordare a quel figlio che sempre restiamo: Fossi in te, io insisterei…