“Daiquiri”, il libro perduto di Gian Butturini
giugno 13, 2015 in Libri perduti o da tradurre da Mario Baldoli
Gian Butturini (1935- 2006) è stato senz’altro il più grande fotogiornalista bresciano e uno dei più importanti d’Italia. Il fotogiornalismo, dato più volte per morto, è stato invece il suo modo di vivere. Con una vita on the road, è entrato nei più duri conflitti del nostro tempo scegliendo sempre la parte dei deboli e mettendo spesso a rischio la propria vita per un reportage.
Cuba e il Sud America, i golpe, il Cile di Pinochet e la visita di Wojtila, Irlanda del Nord, la guerra per difendere il sud del Marocco, il Sessantotto e la contestazione a Londra contro al guerra del Viet Nam, il Portogallo e l’ex colonia del Mozambico, il muro e la Germania dell’Est, l’oro di Praga.
In Italia ha fatto conoscere la lotta di Basaglia contro i manicomi, e quelle dei lavoratori negli anni della contestazione. Ogni esperienza un libro di fotografie, ma non solo tragiche, a volte anche dolci: l’amicizia col poeta Tonino Guerra, il cuore nascosto di Rimini col suo vate Fellini e il suo interprete Mastroianni, il Garda.
Appassionato di teatro, è stato anche regista di quattro film, fra cui Il mondo degli ultimi, premiato al Festival di San Sebastian.
Sommerso da tanti volumi, oltretutto di grande formato, è finito dimenticato un testo in prosa Daiquiri. Storie di viaggio e di fotografie, Teti editore, 1989 (pag.170).
Dieci racconti, un’unica ispirazione che ne fa un romanzo. La storia dei momenti pregnanti della sua vita di fotografo: drammi umani, sociali, politici, qualche incontro d’amore.
Solo un grande fotografo e un profondo conoscitore del mondo poteva scrivere un libro come Daiquiri. Righe veloci in cui si fondono la sua personalità, il suo coraggio fisico, la resistenza alla fatica, la voglia di narrare si intrecciano al filo delle emozioni, l’attenzione agli altri, agli sventurati, cui guardava con passione, cogliendone la forza interiore.
La sua “capacità di vedere”, il racconto veloce come uno scatto fotografico, il soffermarsi sul dettaglio di un volto, di un carattere, di un’azione, per ripartire immediatamente con un altro risvolto della storia, un altro volto, un’altra emozione. Ripartenze anche sue: di notte, nei luoghi impraticabili della guerra. Ogni persona che incontra comunica qualcosa, un nuovo che continuamente si produce, una corsa verso gli uomini. L’ultimo suo libro di fotografia Incontrando l’umanità è la sintesi di un grande lavoro e di una vita pienamente vissuta.
Butturini ci fa partecipi di discussioni con i più grandi fotografi italiani – dicono tutti – , qualcosa che è inesorabilmente passato. Certo, ma le foto di Butturini sono fonti, come lo è ogni testimonianza, anche un vecchio mattone – ha scritto il grande storico Marc Bloch – è un tassello necessario a costruire una storia. Chi guarda i suoi libri vive un’epoca, la decifra, ci soffre.
Daiquiri fa parte del romanzo della vita, per questo è necessario che sia riproposto, riletto, anche per sentire la mancanza di Butturini.
L’incontro di Papa Wojtjla col dittatore Pinochet. La Chiesa appoggia la dittatura che aveva travolto il legittimo governo di Allende con un golpe e migliaia di vittime. Ma Butturini vede anche l’opposizione del popolo. Questo rimane il suo messaggio.