Uomini, non robot
marzo 2, 2015 in Approfondimenti, Grammatica studentesca della fantasia da Nicola Tassello
TIPOLOGIA ARGOMENTATIVA
In un noto intervento intitolato “Gli italiani non sono più quelli”, Pasolini denunciò una mutazione antropologica a danno delle classi medie italiane, mutazione legata all’avvento della società dei consumi. Con Facebook, Twitter e gli smartphone è in atto una nuova mutazione antropologica?
Negli ultimi anni la tecnologia ha subito un rapido sviluppo, dando vita a realtà e sistemi che fino a qualche anno prima sembravano frutto di una fantasia troppo azzardata. In breve tempo, si è assistito alla nascita di strumenti sempre più complessi, quali smartphone o tablet, che sembrano aver completamente trasformato la vita delle nuove generazioni, ma non solo.
Numerosi scienziati si sono espressi riguardo ai danni che tali oggetti sono in grado di provocare sull’organismo umano; tuttavia, il problema non risiede soltanto nello smartphone (simbolo per eccellenza di una nuova realtà, nella quale vige l’imperativo della reperibilità), bensì anche e soprattutto nelle applicazioni che in esso sono contenute, provenienti molto spesso dal mondo del web.
Facebook, Twitter e altre piattaforme virtuali diventano espressione di una società sempre più individualista, priva di comunicazione vera con le persone reali. Tale affermazione può apparire contraddittoria, in quanto questi social network permettono di raggiungere chiunque in ogni luogo, condividendo con tutti immagini, pensieri, desideri. Tuttavia, questo avviene solo nel mondo virtuale, luogo in cui tutto confluisce, senza però poi manifestarsi nella vita concreta, dove invece la comunicazione si riduce all’essenziale. Una delle prerogative degli esseri umani è proprio questa; perderla, o comunque trasferirla su un altro piano estraneo, significa perdere parte di noi stessi.
Certamente l’utilizzo del cellulare ha facilitato numerosi aspetti della vita, vista la possibilità di telefonare a chiunque in qualsiasi luogo, anche per chiedere aiuto: questo è il frutto di una globalizzazione sempre maggiore, all’interno della quale, però, a volte lo strumento viene divinizzato, rendendolo l’unico tramite tra gli individui.
Constatata questa circostanza, occorre chiedersi se si preferirebbe un mondo trasposto completamente su internet (in tutte le sue sfaccettature), o una vita vera fatta di rapporti umani diretti.
Appare quindi necessario rendere le persone consapevoli riguardo a come le invenzioni tecnologiche siano dotate di grande valore, ma debbano restare strumenti utilizzati con parsimonia e con quella ragione che, andando avanti così, molti rischiano di perdere. Siamo uomini, non robot, fatti di sentimenti che nessuna applicazione di internet potrà mai sostituire.