Intervista ad Amélie Nothomb (2)
febbraio 5, 2013 in Interviste da Andrea Zucchini
Ancora una volta, Amèlie Nothomb ci regala un’intervista in occasione dell’uscita annuale del suo nuovo libro Uccidere il padre, edito da Voland di Roma. Nella precedente intervista ci ha detto che la sua è la poetica dell’aporia. Giocando su questo e sui contrasti, ho pensato di realizzare quest’intervista, evidenziando le contraddizioni ed i chiaroscuri del suo caratteristico umorismo nero.
D: Se le parole sono l’arma del delitto, il silenzio cos’è? Perché?
R: Un’altra arma vedi Uccidere il padre.
D: Ci sono silenzi diversi e diverse parole?
R: Si ci sono i silenzi molto diversi. Persone con le quali non c’è bisogno di parlare e persone con le quali non si vuole parlare.
Cit. “Dobbiamo rinunciare a cogliere la rosa, per paura che la sua spina ci ferisca?” Schopenhauer
D: Coglierebbe la rosa?
R: Certo, meglio se morta.
D: Amélie Nothomb, salvata dalla scrittura, salverebbe un lettore perso dalla lettura dei suoi libri? Salverebbe il Vero Lettore? Perché?
R: Il vero lettore è di certo già salvo!
D: E’ l’arte, come qualsiasi forma di espressione, una cura per la salvezza dell’uomo? Perché?
R: L’arte è un altro modo per trovare una via d’uscita che non si troverà mai, ma guai a smettere di cercarla.
D: L’ipocrisia può essere considerata un paradosso?
R: L’ipocrisia come la menzogna può essere nociva o benevola, conta il fine.
D: Il conflitto di interessi è un paradosso?
R: In effetti, meglio avere degli interessi che coincidono.
D: Se i colpevoli sono immuni perché senza sensi di colpa, e gli innocenti soccombono perché colpevoli di innocenza: la pietà umana, il rispetto, i valori che ha la persona, che fine fanno?
R: La pietà umana, il rispetto valgono per tutti perché siamo tutti colpevoli e innocenti.
D: Si può dire che: chi è vittima di Nothomb diventa carnefice?
R: Spero di no!
D: Ha detto al salone del libro che “scrive per i lettori” Ma la scrittura non è da sola appagante, soprattutto se autobiografica? Lei, essendo salvata dalla scrittura, non scrive per se stessa?
R: Io ho iniziato a scrivere per gli altri. Quando ero piccola ero obbligata a scrivere ogni settimana a mio nonno e questo di certo ha influito sul mio rapporto con la scrittura. Io quindi scrivo per gli altri e in questo modo anche per me stessa.
D: Nei suoi romanzi la sessualità saffica traspare, forse autobiografica. Crede che rivelarsi per quello che si è possa portare ad una reale accettazione del proprio essere?
R: Credo che bisogna iniziare proprio da questo.
D: Una sessualità rivelata può aiutare chi non accetta la propria?
R: Vale la stessa risposta.
“Ogni volta che la gente è d’accordo con me, sento sempre che devo essere in errore”. Oscar Wilde
D: E’ d’accordo?
R: Naturalmente no, per confermare Oscar Wilde
D. Si vestirebbe di bianco?
R. Solo quando sarò morta.
Si ringrazia l’Editore Voland di Roma per la disponibilità ricevuta.