Rose e assenzio, gli ingredienti del (doppio) mistero di Dante
dicembre 18, 2014 in Grammatica studentesca della fantasia, Racconti e poesie da Francesca Masin
TIPOLOGIA GIORNALISTICA
Un affermato scrittore trentacinquenne è stato rinvenuto questa mattina in stato confusionale nella sua abitazione fiorentina. L’uomo sostiene di aver subito un ingiusto esilio e di aver compiuto un viaggio nell’Aldilà.
Questo è ciò che rimane della trascorsa notte, assieme a una bottiglia di assenzio. È il giorno dell’anniversario di nozze di Dante e Beatrice. La felicità impazza nel cuore dello scrittore che, come testimoniano i suoi scritti, ama la moglie dai tempi della prima comunione. L’uomo ha in mente una serata speciale. Torna a casa con la sorpresa di una nuova pubblicazione e trentatré rose rosse. Suona. Suona una seconda volta e la terza ancora più insistentemente. Apre Virgilio, il suo migliore amico. Da dietro fa capolino Beatrice, vestita solo della camicia dell’amante. La situazione è limpida: ecco svelati i cattivi umori di Beatrice, le chiamate, i ritardi e le frequentissime uscite con le amiche.
Come se fosse preso da un grande sonno, Dante sviene. I traditori fuggono a piedi nudi. Le rose cadute a terra pungono il piede di Lei che, sanguinante, tinge le scale di rosso. Quello che inizialmente appare come un tentativo di suicidio di Dante è in realtà una delusione amorosa.
Al risveglio dal trauma due chiamate senza risposta: una anonima, l’altra di Virgilio. Mentre si adagia sul divano, il cellulare suona nuovamente. Risponde. Beatrice è deceduta, travolta da una macchina. La disperazione è totale. Decide di cercare rifugio nell’ebbrezza devastante dell’assenzio. Lo risveglia la polizia, alla quale Dante racconta il proprio sogno. Probabilmente il viaggio nell’aldilà richiama la sua inconscia volontà di vedere Beatrice e l’esilio la certezza del drastico cambiamento della sua vita, una vita che non sarà mai più come prima.