Gradiva, “colei che risplende nel camminare”

maggio 2, 2014 in Letteratura da redazione

di Roberta Baschè e Mario Baldoli

gradivaGradiva” è una rivista internazionale di poesia italiana contemporanea, nata nel 1976, che a partire dal 2013 viene pubblicata dall’editore Leo Olschki di Firenze.

Il fascicolo, in realtà un volume di 220 pagine, è un libro denso di suggestioni ove si alternano voci poetiche (alcune tradotte in inglese), saggi critici, riflessioni, recensioni e un finale in libertà, “Libridine”.

Scopriamo così che oltre ai più famosi poeti, ormai canonizzati, il Novecento e questo scorcio di 2000 ne hanno tanti altri di ottimo talento.

Con Alberto Di Raco, in prima pagina, ci mettiamo subito in viaggio, un viaggio reale e un viaggio nel tempo, fatto di degrado, nostalgia e tenerezza:

 
Il treno che dalla banlieue porta a Parigi
Trasporta il tuo viso dolce e altero
Attraversando stazioni affogate di vetri rotti
E cartacce, sputi, masticate gomme e schiacciate
Sull’asfalto delle pensiline;
e ad ogni stazione siamo sempre più vecchi
le rughe si aggiungono sotto i tuoi occhi
e sul tenero collo…
 

Poche pagine più avanti è Mario Lucrezio Reali a immergerci in un allegorico viaggio a New York:

Se vuoi dimenticare te stesso vai a New York
(…)
L’oceano a piedi nudi entra nella baia
Per corteggiare i boschi
Il vento cerca le bianche chiese
Tra gli smeraldi della primavera
 

Il volume prosegue con saggi controcorrente su Giorgio Caproni, Carlo Di Lieto, Quasimodo, poeta incompreso dai critici, che scriveva all’amata Amelia Spezialetti: nessuno vuol leggere le mie cose con amore.

E Dino Campana, di cui sono svelate le menzogne, ma anche è liberato dal cliché della follia e immerso nella cultura del suo tempo di cui fu forte partecipe.

Così sono riportate le trenta poesie che Goffredo Parise scrisse prima di morire. Vituperate dai critici, esse rivelano una ricerca dolorosa espressa in un linguaggio aspro e contorto come un tronco d’ulivo.

Profondo il saggio che racconta la città di Sereni, città madre, città post-bellica, città selvosa, attesa di una città nuova:

La città- mi dico- dove l’ombra
Quasi più deliziosa è della luce
Come sfavilla tutta nuova al mattino
 

 e quella di Raboni – città e oggetti urbani ridotti a tratti essenziali, testimonianze dell’esistenza.

Claudia Manuela Turco affascina con il saggio su L’estinzione del lupo, opera di Gabriela Fantato (incentrata sulla generazione del ’76, cancellata dalla società e dalla storia, troppo lontana dal ’68, schiacciata tra brigate rosse e ferocia fascista), persa in un labirinto fuori e dentro di noi.

E’ difficile tenersi a galla
Senza più un nome.
 

Segue un Intermezzo, dedicato a poeti italiani e poeti italiani in America. Scrive Francesca Pellegrino, tradotta da Adria Bernardi:

I have reason to believe
that you are thinking of me
because I don’t have the keys
in my purse anymore
and the name has even
fallen out of my hands.
But even if I look for you
And I look for you, and still some more, I,
I don’t find you.
 

 Lo schermo in versi è un ampio saggio dei rapporti tra cinema e poesia, che si rivela ispiratrice ben più del racconto. Seguono circa cinquanta recensioni e un curioso vademecum o zibaldoncello di pensieri dal titolo Libridine, a cura di Luigi Fontanella.

In questa seconda parte sono ricordate Giovanna Sicari, Mariella Bettarini, Grazia Greco che ne Il giardino dei sogni scrive:

Per sempre poserò
I miei occhi
Sul tuo sguardo
Per sempre
Vedrò la luce
Attraverso le tue pupille
Rischiarate d’incanto
 

Moltissime le poesie e gli spunti di lettura in “Gradiva”: una passeggiata ricca di tesori da mettere in borsa come le parole di Cristina Sparagana:

Non esiste
La terra. Il cielo è un sacco
Strappato al vento
Un tramonto sbiancato a mezza via
Un silenzio di foglie che s’incrina
Su ciò che è stato o non è stato, vibra
Come nel ghiaccio.
 

Una parte di questa presentazione va riferita al nome della testata. Gradiva è una novella (1903) del tedesco Wilhelm Jensen. La novella fu segnalata da Jung a Freud che scrisse su di essa Il delirio e i sogni nella Gradiva di Wilhelm Jensen. Credo sia il primo saggio in cui Freud analizza non l’autore, ma i due protagonisti dell’opera: un archeologo e una donna che ebbero un breve amore quand’erano ragazzi e poi si sono persi di vista, lei stanca di un tedioso che si dedicava solo alle donne di marmo e di bronzo. La storia non è qui revocabile nelle sue molte implicanze, dirò solo che l’archeologo si innamora del bassorilievo di una fanciulla visto in un museo romano. La fanciulla cammina agile sollevando appena la veste così da mostrare i piedi, uno dei quali è piegato quasi verticalmente. Il delirio porta l’archeologo a collocare la fanciulla a Pompei. Vi si reca. Il seguito è un’affascinate sorpresa per chi vorrà leggere Jensen affiancato a Freud.

Ecco che allora lo scopo della rivista  “Gradiva” viene in chiaro: riscoprire e svelare ciò che è nascosto e dimenticato, pompeianamente sepolto. Infatti il cognome della ragazza che lui aveva amato e di cui si è di nuovo innamorato, ha l’etimo di colei che risplende nel camminare, ma lo scopriremo solo alla fine.

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